Tanto tuonò che piovve. Dopo un invito e una sentenza, arriva il richiamo del Consiglio d’Europa all’Italia –e ad altri Paesi-, contenuto in una risoluzione sulla protezione della sicurezza dei giornalisti e della libertà di stampa in Europa. Un tema che l’attacco terroristico alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e le conseguenti discussioni sull’accettabilità, o meno, di limiti alla satira e, più in generale, alla libertà d’espressione rendono d’acuta attualità.
Viola De Sando, di EurActiv.it, ha seguito tutte le tappe di questo processo e ai suoi articoli ci richiamiamo. La risoluzione si basa sul rapporto ‘Protezione della libertà di stampa in Europa’ del deputato croato Gvozden Flego. L’Italia viene richiamata insieme ad altri paesi – c’è il Regno Unito, ma gli altri compagni di reprimenda non sono a vario titolo eccellenti: Azerbaigian, Georgia, Russia, Serbia, Turchia, Ucraina e Ungheria – per non aver adottato misure necessarie a garantire il pieno esercizio delle libertà di stampa e di espressione.
In particolare, il Consiglio d’Europa ricorda all’Italia le richieste di modifica alla legge nazionale sulla diffamazione già presentate nel dicembre 2013 dalla Commissione di Venezia e richiama il recente giudizio della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo in merito ai casi Sallusti e Belpietro vs Italia: nella sua sentenza, la Corte dichiara non proporzionali le sanzioni imposte (arresto e reclusione) in relazione al reato di diffamazione a mezzo stampa.
Proprio evocando la strage della redazione di Charlie Hebdo, il Consiglio d’Europa, che è un’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo e con la vocazione a tutelare valori e principi su cui si basano le nostre società, sottolinea nel documento l’importanza della libertà d’espressione. Quando in una società la paura e l’autocensura prendono il posto della libertà d’investigare e di criticare – si legge nella risoluzione -, la democrazia è indubbiamente malata.