Il mio impegno in Media Duemila da 15 anni come direttore scientifico è anticipare le grandi mutazioni in atto, le novità nel contesto italiano, in particolare. Ho condiviso con i soci TuttiMedia, che sostengono la rivista che quest’anno festeggia il suo 40esimo compleanno, qualcosa che mi sembrava ancora da studiare. Il primo è stato il Qrcode, l’ho portato quando ancora nessuno lo usava. Poi è arrivata l’intelligenza connettiva, connessione tra umani e connessione fra i vari tipi di software che utilizzavamo per usare questa intelligenza. Poi è arrivato l’inconscio digitale che è tutto quello che si sa su di noi che non sappiamo. Questo inconscio digitale è diventato il gemello digitale, soggetto del libro scritto con Maria Pia Rossignaud “Oltre Orwell il gemello digitale“. Ciascuno di noi ha dentro il telefonino un gemello digitale.
Ma qui, su questo prestigioso Palco del Teatro dei Filodrammatici voglio lanciare la necessità di riflettere su “la libertà di coscienza”. E’ una novità per me e anche la cosa più antica della cultura occidentale. La libertà di coscienza è emersa al tempo dell’inquisizione spagnola, quando la chiesa voleva sapere che succedeva nelle coscienze eretiche.
Ma per me la novità è la libertà di avere una coscienza. La coscienza è un contenuto privato ma la privacy la conoscete non l’abbiamo più. Nella nostra testa ci sono una quantità di diversi algoritmi che prendono il posto delle relazioni sinaptiche, questo vuol dire che conoscere la libertà di avere una coscienza oggi è una nuova interpretazione della problematica. L’idea sarebbe fare un altro premio della libertà di coscienza. Siamo tracciati sempre, in ogni momento della nostra vita con cookies che si infiltrano nel nostro telefonino. Vorrei avere la libertà e la possibilità di una gestione facile di ogni mia traccia.