Dov’è il paradiso terrestre?, ammesso che ci sia e, soprattutto, ci sia mai stato… No!, non guardate al Medio Oriente, dove magari lo pensate per reminiscenze bibliche: sta in Irlanda, il Paese “migliore al mondo”. Oh bella!, e chi lo dice? Il Good Country Index, un indice creato dall’esperto britannico Simon Anholt per misurare il contributo di ogni Stato al bene collettivo dell’umanità.
Un giochino. E basta poco a capire che è pure un giochino discutibile, a partire dal concetto, poco misurabile, di contributo al bene dell’umanità. Prendiamo, ad esempio, un Paese che conosciamo bene, l’Italia, che sta al 20° posto, davanti agli Stati Uniti, al 21° su 125 Paesi censiti. Altro che paradiso: il nostro è un purgatorio; e va già bene che scampiamo all’inferno.
L’indice di Arnholt piazza l’Italia all’11° posto per ‘ordine globale’, al 19° per ‘salute e benessere’, al 22° per ‘cultura’ –ma come?, se siamo il principale giacimento al mondo di beni storici e artistici-, al 38° per ‘scienza e tecnologia’, al 44° per l’ambiente e il clima, al 65° per la salvaguardia della prosperità e dell’eguaglianza dei propri cittadini, solo al 102° per il contributo alla pace e alla sicurezza internazionale –ma come?, anche qui, se siamo sul podio fra i Paesi che contribuiscono alle missioni di pace e umanitarie dell’Onu e dell’Ue-.
Molti giudizi non tornano. Anholt stesso dev’essere conscio della soggettività e della impalpabilità di molte valutazioni, che, del resto, fanno notizia solo perché fanno discutere. E prova a spiegare che il suo indice non misura quello che i singoli stati fanno per i loro cittadini (?, singolare), ma come e quanto contribuiscono al benessere planetario. I ‘dati’, se di dati si tratta, vengono raccolti presso Onu, Banca Mondiale e alcune altre grandi organizzazioni internazionali e sono poi filtrati sulla base di diversi indicatori: ordine globale, pace internazionale e sicurezza, , prosperità ed eguaglianza, salute e benessere, ambiente e clima, scienza e tecnologia, cultura,
L’Irlanda primeggia su tutti, in particolare per quanto riguarda prosperità ed eguaglianza, seguita da Finlandia, Svizzera, Olanda, Nuova Zelanda, Svezia, Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca e Belgio. Ad eccezione della Gran Bretagna, al cui posto avremmo magari aspettato Australia o Canada, il resto della top ten l’avremmo indovinata senza problemi e senza dati.
Al fondo della classifica generale ci sono Iraq, Vietnam e Libia: Iraq e Libia ci stanno di diritto, specie di questi tempi, magari con la Siria, ma il Vietnam che ci azzecca? ‘Sto indice mi sa che va messo all’indice…