Massimo Gaggi e Marco Bardazzi, L’ultima notizia. Dalla crisi degli imperi di carta al paradosso dell’era di vetro, Milano 2010, Rizzoli, pp. 276, euro 18: il futuro raccontato dagli Stati Uniti. Massimo Gaggi è inviato a New York del Corriere della Sera. Marco Bardazzi, giornalista della Stampa, è stato per nove anni corrispondente dell’Ansa dal Nord America.

 

Del loro libro, Mario Calabresi, direttore della Stampa, ha scritto il 17 febbraio: “Senza giornalisti, che giornalismo è? Una professione chiamata a reinventarsi per sopravvivere. Il 2010 è l’anno della svolta. Così, è la tesi di Gaggi e Bardazzi, ci dovremo abituare all’idea, in un futuro remoto, di pagare una «bolletta delle news» a fine mese, come ci siamo abituati a pagare quelle del telefonino o della tv satellitare (che prima non esistevano) perché ne abbiamo riconosciuto l’utilità. Navigheremo nell’informazione digitale con una sorta di Telepass, senza fermarci ai caselli. O su piattaforme sempre più intelligenti e avvincenti come l’iPad. Ma il presupposto è che la qualità dell’informazione ha un suo costo. Io non sono convinto che le notizie su Internet si possano semplicemente far pagare, perch&e acute; ciò accada bisogna creare una vera informazione multimediale che sappia mettere insieme approfondimento e accuratezza dello scritto con grafici, video e audio. Per sopravvivere occorre tenere presente la regola delle «3 C» introdotte dal web: «Condivisione, comunità, conversazione» e sapere aprirsi ogni giorno di più. A queste, il giornalismo porta in dote le sue «3 C» storiche e irrinunciabili: «Contenuti, credibilità, creatività»”.

 

Lo stesso giorno, Aldo Grasso ha scritto sul Corriere della Sera: “Le tre C della nuova informazione. Condivisione, comunità e conversazione: così cambia l’universo dei media. Anche per i giornalisti, niente è più come prima. Non tanto per il mito del citizen journalism (l’utente che, grazie alle moderne tecnologie, si trasforma in informatore) che può funzionare bene nei casi di cronaca, negli incidenti, nelle tragedie, ma che rivela tutta la sua fragilità quando si sale di livello e si passa a quello dell’interpretazione. Con la rete, il giornalista deve reinventare le sue competenze, capire che la convergenza comporta un uso simultaneo di più media (la scrittura, ma anche la radio, il video, eventualmente i social network).” (fonte: il blog di Franco Abruzzo)

Articolo precedenteInternet: due italiani su tre vi hanno accesso
Articolo successivoFuturo Presente