Questo libro non rappresenta solo il punto di arrivo della lunga attività di ricerca scientifica di Maria Amata Garito ma individua un nuovo modo di far evolvere le Università tradizionali per collegarle ai bisogni reali della nostra società globalizzata ed interconnessa. Il mondo dell’università nella società della conoscenza globalizzata e interconnessa ha raggiunto un punto di svolta importante: siamo a un bivio tra il ristagno e il rinnovamento, tra l’atrofia e il rinascimento. Le università tradizionali devono essere capaci di reinventarsi e uscire dall’atrofia. La loro trasformazione non è più una scelta possibile ma diventa un imperativo inevitabile. Uno scontro generazionale di enorme portata sta emergendo all’interno delle nostre istituzioni; le critiche all’università avanzate tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 si possono definire come “idee in attesa”: in attesa del nuovo Web e di una nuova generazione di studenti, i nativi digitali, in grado di mettere efficacemente in discussione il vecchio modello. Marl Taylor, della Columbia University, ha sollevato un’aspra controversia accademica pubblicando già il 26 aprile 2009, sul “New York Times”, un provocatorio articolo intitolato End the University as We Know It (“Ponete fine all’università per come la conosciamo”). “L’educazione universitaria”, scriveva in apertura, “è la Detroit dell’istruzione superiore. La maggioranza dei corsi di laurea offerti dagli atenei statunitensi sforna un prodotto per cui non c’è alcun mercato (candidati per cattedre di docenza che non esistono) e sviluppa competenze che sono oggetto di una domanda in continuo calo (i risultati delle ricerche vengono pubblicati in riviste accademiche che non legge nessuno, tranne una manciata di colleghi di analoga mentalità), il tutto a un costo sempre in aumento per gli studenti (che a volte supera abbondantemente i 100.000 dollari in prestiti allo studente)”. La storia di UNINETTUNO, nel suo concreto e nei suoi limiti, dimostra che le nuove tecnologie telematiche, o sarebbe meglio dire le psicotecnologie, non sono più rivolte a potenziare solo la forza fisica dell’uomo, non sono più solo il prolungamento delle nostre braccia, ma costituiscono un’estensione della nostra mente, sono le nostre memorie esterne. Le psicotecnologie veicolano il linguaggio, lo modificano e lo propongono in nuove forme. La parola scritta non è uguale alla parola parlata e la scrittura sul foglio di carta non è identica a quella che appare sul computer o sul cellulare. I cambiamenti che vengono attuati nelle forme di comunicazione attraverso i media producono cambiamenti anche nel modo di pensare e incidono profondamente sullo sviluppo psicologico, morale e sociale delle persone, sulla struttura e sul funzionamento della società, sugli scambi tra culture, sulla percezione della realtà, sulle idee, sulle ideologie e determinano i nuovi valori su cui si basa la nuova società tecnologica. Il cyberspazio è uno spazio di comunicazione dotato di caratteristiche radicalmente nuove, dove tutti i computer collegati fra loro costituiscono un’unica memoria, navigabile a partire da qualsiasi punto della rete internet, è un luogo di comunicazione interattivo e collettivo che ha alla base, come peculiare ricchezza, il coinvolgimento diretto degli utenti nella creazione, oltre che nella fruizione dei servizi.
Internet con le sue luci ed ombre è il più grande spazio pubblico che mai il mondo abbia avuto, connette il pensiero umano a livello globale e ciò richiede un nuovo modello educativo e quindi anche un nuovo modello di università. Dall’analisi storica dei modelli di università dal Medioevo ad oggi si evidenza come l’Università del XXI Secolo è ad un bivio tra l’atrofia ed il rinascimento, il ristagno ed il rinnovamento. In quasi tutto il mondo oggi si dibatte sul fatto che l’Università tradizionale non riesce più a soddisfare i bisogni di una società globalizzata ed interconnessa. E’ in atto uno scontro generazionale di enorme portata. I nativi digitali, la nuova generazione di studenti, mette in discussione il modello di università tradizionale. Il XXI Secolo richiede di reinventare l’Università, la sua trasformazione non è più una scelta, ma una necessità improrogabile. L’università dovrà operare negli spazi di interazione e cooperazione virtuale, ma, nello stesso tempo, dovrà arricchire di nuovi significati gli spazi fisici di incontri reali tra le due generazioni, quella della gioventù e quella della maturità, dovrà stabilire nuovi rapporti di socializzazione e comunicazione di conoscenze e sviluppare negli studenti l’esplorazione e la riflessione critica. I docenti dovranno acquisire le competenze legate al modello di interattività per cui lo studente diventa protagonista attivo nel processo formativo e l’interazione umana diventa la base della crescita consapevole della conoscenza. In tutto il mondo si sta discutendo sui nuovi modelli di università, sulle nuove metodologie di insegnamento-apprendimento e sui nuovi linguaggi legati alla comunicazione e alla trasmissione del sapere attraverso le nuove tecnologie.
La creazione di un network globale per l’istruzione superiore in cui docenti e studenti di diverse parti del mondo partecipano alla costruzione collaborativa del sapere non è più un’utopia e può portare alle università una nuova forma di vitalità facendole diventare protagoniste dell’economia globale.
L’università a distanza nel nuovo contesto non è un’alternativa alle università tradizionali, ma rappresenta anche per queste una nuova opportunità e un nuovo modo di espletare le funzioni di insegnamento e ricerca. L’università a distanza oggi può aiutare le università tradizionali a sviluppare innovazioni di prodotti, di processo e di sistema. In questo contesto assumerà sempre più importanza la creazione di nuove alleanze internazionali per costituire una rete globale di università pubbliche e private che mettano insieme i loro saperi, condividano le risorse e le attrezzature, i curricula, i laboratori, la mobilità interna di docenti e studenti, mantenendo la specificità delle singole università fatta non solo di tecnologie, ma soprattutto di persone, di intelligenze che sanno connettere i loro saperi nel rispetto delle differenze culturali, politiche, religiose ed economiche. Una rete di università che grazie a Internet espanda e moltiplichi la possibilità sia di acquisire informazioni sia di stabilire interazioni e scambi tra persone. Ciascuno di noi può partecipare alla costruzione di questa trama di rapporti e contribuire alla costruzione dello spazio comune del sapere mondializzato e interconnesso.
Nel libro si descrivono anche due nuovi modelli di università, quello del Consorzio NETTUNO e quello dell’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO. Entrambi hanno anticipato il futuro creando una rete tecnologica e di intelligenze che senza più limiti di spazio, di tempo e di luogo sviluppano insieme sapere e conoscenze. E’ da un nuovo modello di università che si deve partire per costruire il futuro. Il futuro non è un dono, è una conquista che richiede ad ogni generazione lotta e sacrifici per soddisfare le esigenze di una nuova era che, mai come in questo momento, accomuna i popoli del Nord e del Sud del mondo e li mette di fronte a una nuova sfida: la risposta ai bisogni di un mondo globalizzato e interconnesso.
Dalla prefazione di Paolo Prodi
“Uno degli errori più diffusi e gravido di pericoli quando si discute sulla “riforma” dell’università è quello di contrapporre a un’università tradizionale, vecchia e stantìa, un’università del futuro librata nell’aria delle nuove tecnologie, al di là del tempo e dello spazio. L’utilità di un libro come questo di una docente come Maria Amata Garito, che ha provato in anni di lavoro concreto e sperimentale le difficoltà di questo passaggio, serve a mio avviso soprattutto a combattere questo equivoco di fondo: la nuova università non può nascere nel vuoto ma deve crescere innestando nella nuova rete di comunicazione del sapere la sua tradizione millenaria”.
Note Biografiche
Maria Amata Garito, Professore ordinario di psico-tecnologie, Presidente e Rettore dell’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO. Nel 1992, insieme all’allora ministro dell’Università e della Ricerca A. Ruberti, ha ideato e diretto la prima università a distanza Italiana, il Consorzio NETTUNO. Ha coordinato e partecipato a oltre 50 progetti di ricerca internazionali che le hanno consentito di creare un nuovo modello organizzativo e psicopedagogico applicato all’Università UNINETTUNO. Per l’UNESCO ha progettato l’ARABA OPEN UNIVERSITY nel Kuweit. Ha ideato e diretto l’unica televisione Europea della Conoscenza RAI NETTUNO SAT, che trasmette 24 ore su 24 lezioni accademiche in 5 lingue. Ha ottenuto numerosi premi internazionali tra cui l’International E-learning Award Academic Division assegnato da IELA – International E-Learning Association. Autrice di numerose pubblicazioni anche su importanti riviste internazionali.