Lettera aperta di Paolo Lutteri5 maggio 2023
Caro Humble Victor,
ci voleva un gladiatore africano come te per far vincere lo scudetto al Napoli. Il merito non è solo tuo ma certamente i tuoi goal sono stati determinanti e le vittorie hanno esaltato tutti, tifosi o no, napoletani o no, affacciati al golfo e alle metropoli di Milano, Buenos Aires, Rio, New York, Sydney, Londra … Tu e i tuoi compari in maglia azzurra avete attizzato i brividi.
Una festa planetaria di botti, balli, schiamazzi, colori, striscioni, fantasie commerciali, abbracci in pubblico inclusivi per etnie europee, africane, asiatiche, americane. Un decreto europeo non avrebbe saputo far tanto.
Una ‘rivolta’ popolare di passione che ha dimenticato sul momento le difficoltà economiche, i disagi della vita, gli inquinamenti. Neuroni azzurrati in una kermesse collettiva che ha conquistato anche i cuori duri dei tifosi di Juve, Milan e Inter, più abituati ai successi calcistici. Per proprietà transitiva, come in matematica, la vittoria è estesa alle città e a tutte le comunità partenopee, che significano sport, musica, teatro, folclore, gastronomia, fantasia e creatività (glorie napoletane). Tra i fumi dei petardi e le smorfie dei tifosi che abbiamo visto di persona o in tv, sono scomparsi per un po’ i telefonini e le chat sull’intelligenza artificiale. La festa della squadra è stata incorporata come festa di tutti (non ci sono 25 aprile, né 1° maggio che tengano; ragioniamoci sopra, direbbe Zaia). Un’iniezione totale di adrenalina per contagio, non digitale.
E’ come se lo studio laborioso, le logiche della tecnologia, le procedure della burocrazia, le leggi e i regolamenti fossero temporaneamente aboliti dall’entusiasmo. ‘Cuore’ è una parola romantica, ma si riaffaccia al palcoscenico ogni volta che l’emozione prevale, senza limiti. Addio web, stavolta. Addio metaverso, forse per sempre. Vien da dire che ci vorrebbero più eventi come questo, capaci di scaldare formalismi e diplomazie decotte.
Caro Victor, il tuo volto mascherato è diventato come quello dei super-eroi. La maschera è diventata una specie di allegoria della duplicità umana, dove convivono sentimento e ragione, spettacolo e normalità. E’ un segno che la ragione non basta a dare forza e sostenibilità. Ci vorrebbe più affettività anche per evitare campagne di guerra e colpi spregiudicati di artiglieria. Se una maschera ci proteggesse dai colpi, indossiamola tutti e scendiamo in campo. Ah, se i media e i social tenessero nel medesimo conto i furori per la pace e per l’ecologia!
Bravo Victor, resta Humble, continua a giocare di squadra. E’ il segreto per vincere. Applausi a tutta Napoli. La festa non finirà mai, non esageriamo e non facciamoci male, ma speriamo che sia utile a migliorare la coscienza sociale dei cittadini.
Calorose cordialità a te.
Paolo