Noi di TuttiMedia e Media Duemila abbiamo voluto salutare l’anno Covid dedicando il nostro premio Nostalgia di Futuro a “Donna è Innovazione”. Molte protagoniste hanno condiviso le loro storie in quel momento, ma le testimonianze continuano. Questa volta si racconta Maite Bulgari: “La visione al femminile porta in sé novità, cambiamento e innovazione in ogni attività, piccola o grande – precisa – lo sottolineano anche tutte le direttive della Commissione Europea. Più sono integrate le donne nel mondo del lavoro e più equilibrata è la società. Le maggiori negatività nel quotidiano dovute alla pandemia le abbiamo subite noi. E lo stupore dovrebbe assalire tutte, perché non è giusto in un contesto dove le donne partecipano attivamente alla vita politica, imprenditoriale e sociale del Paese”.
Un contesto che non presenta innovazione: “L’ innovazione non è un principio, ma un processo che ha bisogno di includere le donne quale ricchezza nel sistema produttivo, ed anche che gli uomini cedano un pò dei loro ruoli e dei loro privilegi allo scopo di creare ambienti inclusivi, dove il punto di vista diverso fa la differenza in positivo. Donne e uomini non pensano alla stessa maniera, attenzione non voglio dire che l’uno sia meglio dell’altra, semplicemente che siamo diversi”.
L’accento spagnolo di Maite Bulgari mi porta a chiederle se ha riscontrato approcci differenti ai problemi di genere fra i nostri Paesi: “Sono più di vent’anni che vivo in Italia, ho due figli ormai grandi e quindi non saprei. Le problematiche di genere mi interessano da sempre. Sentivo in passato e, devo, purtroppo dire che sento anche oggi, questa gran fatica che le donne devono sopportare per farsi spazio nella società. Combattiamo da tempo con le quote, eppure i governi non sono paritari. E’ mai possibile che non ci siano donne competenti con cui dividere gli incarichi di governo?”. L’allusione è chiaramente rivolta all’attuale governo. Le polemiche per la sottorappresentazione femminile hanno occupato le cronache per diversi giorni, il problema secondo Maite Bulgari sta nel fatto che noi tutte, alla fine, ci accontentiamo. Fa sorridere quando riflettendo ad alta voce dice: “Gli uomini sbagliano e perché mai alle donne non dovrebbe essere concesso di fallire, non dico di più solo ugualmente”. E poi ritorna sulle quote.
“Le quote non hanno permesso di mandare in frantumi questo benedetto soffitto di cristallo, ancora oggi dobbiamo dimostrare di avere conoscenze e competenze elevatissime per ambire a posizioni di comando, mentre sono molti gli uomini mediocri che hanno incarichi di prestigio”.
In discussione è la stessa concezione di leadership che promuove una visione in cui noi donne siamo troppo spesso un passo indietro, anche nel mondo della comunicazione. Agnese Pini, ad esempio è una delle rare giornaliste arrivate a dirigere un quotidiano “La Nazione”. “Nel mondo della produzione dove ho creato un’azienda – precisa – ero in quanto donna, un esempio di singolarità. Oggi fortunatamente le donne produttrici cominciamo ad esserci. Io ho combattuto con tutti ed in particolare per cambiare le storie i cui i personaggi femminili sono sempre banali (o mamme o troppo libere o suore). Io volevo e voglio raccontare la complessità dell’essere al femminile e ho capito che la narrazione può cambiare se le donne cominciano ad essere le autrici dei racconti. Gli stereotipi vanno combattuti anche con le fiction, sono convinta che attraverso le storie possiamo sostenere e addirittura favorire il cambiamento”.
In ogni caso è ottimista, precisa di essere convinta che “le donne italiane siano consapevoli della loro forza, delle loro capacità e del loro potere ma mancano, forse, di una naturale predisposizione che permette di farsi avanti”. Lo dice anche Sheryl Sandberg, Ceo di Facebook nel suo libro “Fatevi avanti”.
Parliamo di giovani e di legacy: “Il mio sogno è di arrivare il prima possibile a una parità di genere naturale, gli uomini devono convincersi che non è solo un nostro problema ma che l’eguaglianza fa bene anche a loro”.
L’eguaglianza è una grande parola in una società dove l’avere e il non avere sta creando divisioni sempre più evidenti: “L’emancipazione e l’indipendenza possono fare la differenza per tutti e in particolare per le donne – conclude – penso alla violenza di genere che è una cosa terribile. Le donne devono essere autonome, da un lato, ma devono anche sentirsi protette dalla società perché il dilagare della violenza è un fenomeno dovuto alla vergogna che impedisce la denuncia. Ho anche prodotto un film su questo soggetto <<L’amore rubato>>. Un’operazione in cui attori e attrici hanno partecipato pro bono e che dall’esperienza sono usciti arricchiti. Soprattutto gli uomini!”.
Chiudiamo la nostra chiacchierata sull’attualità Recovery Fund. “E’ la nostra grande occasione, sono parte della no profit Fuori Quota, lavoriamo per a sostenere la presenza delle donne anche nei tavoli di lavoro. Non è pensabile che la gestione del Recovery Fund e della Next Generation EU sia solo di uomini. E’ assurdo che le donne non partecipano alla creazione del futuro. Abbiamo una sola Ministra nei posti chiave, alcune Sottosegretarie. Per poter affrontare il futuro con una visione completa c’è bisogno di donne nei tavoli di lavoro. Oggi siamo tutte arrabbiate, la novità è che lo hanno capito anche gli uomini che così non si può andare avanti. L’ora del cambiamento è arrivata.