Non più consultare le mappe in modo passivo, ma comunicare loro dove siamo e cosa stiamo facendo per condividere queste informazioni sul web attraverso la geolocalizzazione degli utenti. Sono le mappe digitali. Un esempio sono quelle storiche del Monferrato visualizzabili su Wikimedia Commons. Si potranno anche vedere dal vivo il 2 e 3 agosto a Monastero Bormida (Asti) nel castello medievale, dove si terrà, tra l’altro, l’incontro: “Le mappe del Monferrato: tra cartografia storica e rivoluzione digitale”.
Tra i relatori ci sarà Sergio Farruggia, del comitato direttivo degli Stati Generali dell’Innovazione: “Uno degli obiettivi dell’evento è comunicare ai cittadini che tutti possono, attraverso specifici strumenti, digitalizzare le mappe e condividerle in Rete”.
Con quali tecnologie avviene la digitalizzazione delle mappe?
“Non basta un semplice scanner perché l’effetto è una riproduzione fotografica, mentre con strumenti relativi a sistemi informativi geografici (durante l’evento verranno mostrati e descritti) si ha la possibilità di inserire dati puntuali, lineari e reali. Tutte e tre le tipologie possono essere poi utili informazioni per il territorio”.
Che cosa si intende per OpenStreetMap?
“È un progetto avviato dal basso 10 anni fa per digitalizzare un’area cittadina. Oggi ha un effetto mondiale e tutti possono visualizzare queste mappe in Rete. È diverso da Google Street View perché non è proprietario, ma è frutto della cartografia partecipata e punta a rendere i dati cartografici disponibili, liberi e gratuiti a chiunque ne abbia bisogno. Il progetto è stato lanciato perché la gran parte delle mappe normalmente si pensano libere, in realtà hanno restrizioni legali o tecniche, impedendo quindi alle persone il loro uso per scopi produttivi, creativi”.
Luigi Garofalo