Il Papa ai comunicatori dice di “essere veri”, parole che pesano. Mi chiedo se anche la macchina può essere vera nella sua pratica divulgativa.
Il Papa vero lo è quando invita il Prefetto a diffondere il suo discorso di 9 pagine sui nuovi media e parla a braccio davanti una platea di giornalisti arrivati da circa 138 paesi del mondo. Fra gli italiani assenti due giornalisti eccellenti: Giorgia Meloni e Adolfo Urso, per esempio.
Prima del Papa Maria Ressa, vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 2021, coinvolge, commuove e terrorizza quando dice che nel mondo è in corso una filippizzazione e che prima di lei solo un altro giornalista ha avuto il Nobel per la Pace (Carl von Ossietzky non ha potuto ritirarlo perché languiva in carceri nazisti). Sono passati 80 ani da allora e la Giornata della Memoria ne ha riproposto in ricordo.
Vale la pena di rileggere Maria Ressa qui di seguito in italiano e sul suo sito Rappler in Inglese.
“Wow. È impressionante! Salve a tutti, anche là in fondo! È un grande onore stare dinanzi a voi oggi, in questo sacro spazio, mentre diamo inizio a questo Giubileo, un tempo di grazia, di riflessione e di rinnovato impegno verso i valori che ci legano come comunità globale.
Giunge giusto in tempo, perché stiamo attraversando una profonda trasformazione nel nostro mondo. L’ultima volta che è accaduto qualcosa di simile è stato quando la nuova tecnologia ha reso possibile l’ascesa del fascismo, 80 anni fa. È stata più o meno quella l’ultima volta che un giornalista è stato candidato al premio Nobel per la pace, solo che Carl von Ossietzky non lo ha potuto ritirare perché stava languendo in un carcere nazista. Da molti anni ormai sto dando l’allarme: come a Hiroshima, anche nel nostro ecosistema dell’informazione è esplosa una bomba atomica.
Denaro e tecnologia
Alla ricerca di potere e di denaro, la tecnologia ha reso possibile una insidiosa manipolazione a livello cellulare di una democrazia: di noi — gli elettori — inviando annunci mirati di paura, rabbia e odio; seminando metanarrative che hanno distrutto la fiducia. Ha creato quello che il responsabile della salute pubblica statunitense ha definito come un’epidemia di solitudine, mettendo l’uno contro l’altro e premiando il dominio della folla, premiando il peggio che siamo come persone.
I giornalisti sono stati i primi a essere attaccati: se vuoi il potere, demolisci la nostra credibilità. Lo so per esperienza diretta, perché il mio governo mi ha bersagliata con una media di 90 messaggi d’odio all’ora. Come un concime, #ArrestMariaRessa girava nei social media due anni prima che di fatto venissi arrestata.
Ciò che appare impossibile, attraverso la ripetizione diventa possibile.
Arrestata a San Valentino
Sono stata arrestata e per la prima volta ho pagato la cauzione nel giorno di san Valentino del 2019. In poco più di un anno il mio governo ha richiesto dieci mandati d’arresto nei miei confronti. Non sapevo che cosa sarebbe accaduto, ma Rappler e io abbiamo fatto ciò che era giusto. E ora, dopo quasi un decennio, quelle dieci accuse si sono ridotte a due. Ma a oggi, per aver fatto il mio lavoro di giornalista, ho perso un po’ di libertà: devo chiedere alla Corte Suprema delle Filippine l’autorizzazione a viaggiare. La parte triste? Lo stesso sta accadendo ora più velocemente in altre parti del mondo.
Il mondo sottosopra
Questo Giubileo giunge in un tempo in cui il mondo è sottosopra: dove ciò che è giusto è sbagliato; e ciò che è sbagliato è giusto. Ricordo un vecchio cartone animato di quando stavo crescendo e imparando a prendere decisioni secondo coscienza.
Alla tua destra hai un diavolo che ti incita: “Fallo. Fallo. Fallo!”. Alla tua sinistra c’è un angelo che ti ricorda la regola aurea: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Che ti dice di non essere egoista. Di condividere. Di combattere i tuoi peggiori istinti.
Ebbene, quello che hanno fatto i social media è stato scuotere via l’angelo dalla tua spalla, far crescere il diavolo e connetterlo direttamente con il tuo sistema nervoso.
Le Big Tech hanno trasformato i social media da strumento di connessione in un’arma di ingegneria comportamentale di massa. Quelle piattaforme non sono tecnologie neutrali; sono sistemi sofisticati disegnati per sfruttare le nostre vulnerabilità psicologiche più profonde. Monetizzano la nostra indignazione e il nostro odio; amplificano le nostre divisioni; ed erodono sistematicamente la nostra capacità di pensiero sfumato e di empatia.
Nel 2018 uno studio del Mit ha dimostrato che le menzogne si diffondono sei volte più velocemente nei social media. Se racconti una bugia per un milione di volte, diventa un fatto. Se fai credere alle persone che le menzogne sono fatti, allora le puoi controllare.
Senza fatti niente verit
Senza fatti non può esserci verità. Senza verità non ci può essere fiducia. Senza queste tre cose non abbiamo una realtà condivisa, e tanto meno possiamo risolvere problemi esistenziali come il cambiamento climatico. Non può esserci giornalismo; non può esserci democrazia.
Il modello commerciale delle Big Tech — capitalismo della sorveglianza — è costruito sul tradimento fondamentale della dignità umana, laddove la riservatezza dei dati è diventata un mito e l’Intelligenza Artificiale (IA) e gli algoritmi ci hanno clonati e manipolati: creando camere dell’eco che esasperano pregiudizi esistenti; dando al conflitto la priorità sulla comprensione; monetizzando l’attenzione umana a scapito della coesione sociale.
Non è casuale. È un disegno deliberato, un’architettura per il profitto, che a quelle compagnie porta centinaia di miliardi di dollari all’anno.
C’è un solo te
Naturalmente ciò che accade nei social media non rimane nei social media. C’è un solo te, che vive sia nel mondo virtuale sia in quello reale. Le Big Techhanno hackerato la nostra biologia, cambiato il nostro modo di sentire, il modo in cui vediamo il mondo, il che ha cambiato il nostro modo di agire. Abbiamo ancora un agire individuale? Possiamo osservare la tendenza: sulla base dei dati dello scorso anno, V-Dem ha affermato che il 71 percento del mondo è sotto un governo autoritario. Stiamo eleggendo democraticamente leader illiberali. Dopotutto, come può esserci un’integrità delle elezioni se non c’è integrità dei fatti? È come se stessimo in piedi su del legno infestato da termiti che potrebbe cedere in qualsiasi momento.
Elezioni in Romania
Ma lo scorso anno qualcosa è cambiato. A dicembre la Romania è diventata il primo Paese a rendere nulla un’elezione a causa della manipolazione delle elezioni da parte dei russi. Immaginate se lo avessero fatto il Regno Unito o gli Stati Uniti nel 2016?
Le proteste elettorali ci sono in tutto il mondo. Dal Venezuela al Mozambico alla Georgia, dove in aprile sono iniziate proteste su larga scala che da dicembre sono diventate quotidiane — e oggi è il sessantesimo giorno — con giornalisti e attivisti picchiati e messi in prigione. In queste proteste, i giornalisti hanno portato il mio libro, intitolato Come resistere a un dittatore. Ma la giornalista investigativa Mzia Amaglobeli oggi è al quattordicesimo giorno di sciopero della fame in carcere.
Da anni ormai mostro i dati di diversi Paesi secondo cui la tecnologia è il fiammifero che ha dato fuoco ai ramoscelli secchi del mondo. Muovetevi rapidamente, rompete cose, ha detto Mark Zuckerberg; e le Big Tech hanno rotto la democrazia. E sarà anche peggio, ora che ha annunciato che Facebook smetterà di controllare i fatti. Non è una questione di libertà di espressione, ma di sicurezza.
Quante altre persone dovranno morire? Le Nazioni Unite e un team di Meta, in modo indipendente, si sono recati in Myanmar e hanno scoperto che Facebook ha reso possibile il genocidio nel 2018. Tuttavia nessuno è chiamato a risponderne.
La violenza online è violenza del mondo reale
La violenza online è violenza del mondo reale. E le due si nutrono a vicenda. Dal Myanmar all’Ucraina fino a Gaza, Sudan, Zimbabwe, Afghanistan, Etiopia e a molti altri campi di battaglia dimenticati. Queste guerre non vengono combattute solo con missili e carri armati, ma anche con algoritmi, disinformazione e con la sistematica distruzione della verità, e delle nostre comunità di fiducia.
La guerra dell’informazione, il gioco di potere geopolitico, sta sfruttando la struttura di queste piattaforme. Ricordate: l’obiettivo non è di farti credere una cosa; è di farti dubitare di tutto, di modo che tu sia paralizzato.
Globalmente si sono aperte due linee di frattura principali della società, a prescindere dal Paese o dalla cultura. Si tratta del genere e della razza, e gli attacchi sono spesso alimentati dalla religione. Un sessismo che si trasforma in misoginia; e un razzismo che riesce a entrare nelle costituzioni come in Ungheria, dove viene chiamato Teoria della sostituzione dei bianchi. Nei notiziari se ne sente parlare come di immigrazione o inflazione, ma se si scava più a fondo si troveranno genere e razza.
Dobbiamo costruire uno stack tecnologico pubblico per il mondo virtuale, dove persone reali possono avere conversazioni reali senza essere manipolate per potere e denaro. Da «Rappler» abbiamo iniziato a costruirne uno, e poco più di un anno fa abbiamo lanciato una app di chat con protocollo matrix. La nostra idea è una federazione di organizzazioni globali di notizie. Il mio collega, Paterno Esmaquel, vi dirà di più a riguardo. Posterò il link su x, Facebook e BlueSky di modo che possiate provarla.
Tecnologia trasformativa
Poiché siamo in Vaticano, vorrei evidenziare alcune cose: anzitutto, la tecnologia premia le menzogne. Come ho detto a Papa Francesco, ciò va contro i dieci comandamenti. In secondo luogo, gli uomini che controllano questa tecnologia trasformativa esercitano un potere divino, ma non sono Dio. Sono solo uomini la cui arroganza e la cui mancanza di saggezza e di umiltà stanno conducendo il mondo su un sentiero oscuro. Sempre più, secondo le loro definizioni e parole, il loro incontrollato e inspiegabile potere assomiglia a un culto.
Ed è per questo che oggi la religione, la fede, diventa più importante. In Come resistere a un dittatore parlo della regola aurea “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”, che mi ha guidata per tutta la vita.
Mi ha aiutato a definire il coraggio in un mondo sempre più forgiato dalle menzogne: il coraggio di parlare quando il silenzio è più sicuro; il coraggio di costruire ponti quando i muri sembrano più semplici; e il coraggio di impegnarsi per la verità anche quando sembra di avere tutto il mondo contro.
Io sono perché noi siamo
Mi piace la parola sudafricana ubuntu — “io sono perché noi siamo” —, un antidoto a tanti nostri problemi attuali. È una verità universale incarnata dalle nostre comunità di fede. Il dolore di uno è il dolore di tutti.
Laddove le Big Tech premiano il peggio di noi, ubuntu ci insegna che i nostri destini sono interconnessi; che la lotta per verità, giustizia e pace non è la battaglia di qualcun’ altro; è nostra.
Quindi, che cosa potete fare voi? Ho quattro suggerimenti:
1. Collaborate, collaborate, collaborate. Costruite e rafforzate adesso la fiducia per chiudere le linee di frattura della società, che operazioni di informazione cercheranno di aprire mettendoci gli uni contro gli altri.
2. Dite la verità con chiarezza morale. Il silenzio di fronte all’ingiustizia è complicità. Che si tratti di razzismo sistemico, disuguaglianza economica o erosione delle norme democratiche, le persone di fede devono rivendicare la loro voce profetica. Esigete trasparenza e responsabilità da coloro che controllano i nostri ecosistemi di informazione pubblica, dai governi alle Big Tech, fino ai media.
3. Proteggete i più vulnerabili. Sostenete i giornalisti, i difensori dei diritti umani e gli attivisti che rischiano la propria vita. Ricordate la citazione del tedesco Martin Niemöller? Ecco la nostra versione filippina, pubblicata dal nostro giornale più importante dopo il mio primo arresto: “Prima vennero i giornalisti. Non sappiamo che cosa è accaduto dopo”.
Le vostre reti possono essere potenti scudi per le comunità emarginate. Sostenete i migranti, le minoranze religiose, gli LGBTQ+ e altri che vengono discriminati. La nostra vigilanza collettiva può prevenire la normalizzazione dell’odio.
4. Riconoscete il vostro potere. La costruzione della pace non è riservata agli eroi; è l’opera collettiva di persone che rifiutano di accettare e di vivere le menzogne. «Rappler» non sarebbe sopravvissuto senza l’aiuto della nostra comunità, che mi ha sempre ricordato la bontà della natura umana. Siete potenti e potete far parte di una mareggiata di cambiamento per il meglio. E questo è alimentato dall’amore.
Permettetemi di ripeterlo: Collaborate, collaborate, collaborate; dite la verità con chiarezza morale; proteggete i più vulnerabili; e riconoscete il vostro potere.
Anche nei momenti peggiori, la speranza non è passiva; è attiva, implacabile e strategica. Le nostre tradizioni di fede contengono secoli di resilienza; dobbiamo condividere queste storie di trasformazione.
T.S. Eliot
Infine… c’è una citazione di T.S. Eliot che amo molto: «Il tempo presente e tempo passato [sono forse presenti nel tempo futuro]». È il concetto che l’ultimo romanzo che leggi è influenzato dal fatto che hai letto Shakespeare, ma la tua comprensione e il tuo apprezzamento di Shakespeare saranno influenzati dall’ultimo romanzo che hai letto.
In questo tempo presente del nostro passato comune abbiamo una scelta, e questa creerà il nostro futuro tanto quanto cambierà il modo in cui guardiamo al nostro passato.
Possiamo permettere alle linee di frattura nella nostra società di aprirsi. Oppure possiamo adoperarci per rimarginare i crescenti divari.
Perché è così. Questo tempo è importante. Ciò che scegliete di fare è importante.
Siamo in così tanti in quest’aula. Immaginate se lavorassimo tutti insieme. Potremmo arrestare la corrente e guarire il nostro mondo”.