di NICOLA STRIZZOLO       

 

A Gemona in Friuli il “Laboratorio di Comunicazione” raccoglie ragazzi da tutto il mondo con un unico denominatore comune: la lingua italiana. Questi giovani universitari devono saper parlare italiano. Un esperimento di successo ventennale che faremo spiegare dagli organizzatori nel prossimo numero della newsletter. Oggi con l’articolo di Nicola Strizzolo (Università di Udine) sull’intervento del nostro direttore scientifico, presentiamo uno dei percorsi culturali scelti per l’edizione 2010 perché l’innegabile fascino del nostro guru a volte va sottolineato con testimonianza di chi non ne gode, come noi tutti, l’amicale e costante presenza.

 

C’è chi parla di vertigini e fascinazioni della Rete, questa è l’emozione provata nel presentare Derrick de Kerckhove.

Vertigine e fascinazione che mi derivano dalla consapevolezza dell’importanza della persona seduta accanto a me, dei suoi lavori che tracciano un lungo percorso di ricerca tanto tecnologico quanto antropologico sulle covariazioni che avvengono tra uomo e macchina, tra società e macchine in rete.

Derrick de Kerckhove ha a lungo diretto il Programma McLuhan in Cultura e Tecnologia presso l’Università di Toronto, attualmente insegna all’Università degli Studi di Napoli Federico II. È stato allievo e collaboratore del primo studioso dei mezzi di comunicazione in chiave moderna e tecnologica, Marshall McLuhan, del quale è considerato l’erede intellettuale e continua il lavoro di ricerca sulla relazione tra uomo e mezzi di comunicazione: McLuhan analizzò i cambiamenti culturali in relazione ai mezzi di comunicazione fino alla televisione, De Kerckhove si impone nella letteratura scientifica internazionale grazie agli studi sul rapporto tra psiche e tecnologie informatiche (suoi ad esempio sono i concetti “tecnopsicologie” e “psicotecnologie”).

Vorrei condurvi ad un intervento dell’autore che risale al 2007 (visibile tra l’altro su YouTube: www.youtube.com/watch?v=rp3WtOwKpso) nel quale il professore parlò di “Matrimonio del Linguaggio e dell’Elettricità”.

Credo sia importante partire da questa unione, all’interno di un Laboratorio Internazionale della Comunicazione, che è anche laboratorio per l’apprendimento linguistico: Matrimonio del Linguaggio e dell’Elettricità.

È importante sapere che il linguaggio siamo noi, sosteneva Cioran: “Non si abita una terra, ma una lingua”. In qualche maniera, possiamo concepire la lingua come il nostro abito. L’Habitus per Bordieu è paragonabile a quello che per la fenomenologia sociale (Schutz, Berger e Luckman) è la provincia di significato: una condivisione di significati, non prettamente linguistici ma pur sempre veicolati dal linguaggio, che stabiliscono pratiche culturali ed atteggiamenti appropriati, aspettative e relazioni possibili.

L’altro coniuge è l'”Elettricità”. Quali nuovi confini varca, quali nuovi codici e messaggi reca con sé l’elettricità?

Se vediamo di notte dall’alto una città, osserviamo un continuo pulsare di luci, quasi che la volta celeste si specchiasse sulla superficie terrestre (più prosaicamente la prima diventa solo invisibile all’occhio urbano a causa dell’inquinamento luminoso della seconda).

Quel pulsare luminoso traccia il percorso della corrente elettrica nel globo, in quel villaggio, da qualcuno che De Kerckhove ha conosciuto bene, definito come “globale”.

Questa rete visibile appartiene ormai ad una storia antica (in alcuni casi anche all’archeologia industriale) rispetto alla diffusione più invasiva e connettiva, che è quella dell’Informazione in Internet. La seconda rete diventa elemento catalizzatore di una sempre più rapida rivoluzione culturale ed antropologica, nel senso che entra nella profondità dell’essere umano, nella sua psicologia e nel suo essere.

Un’ultima cosa vorrei aggiungere: gli storici dei media partono dalle vie di comunicazione, le reti dei trasporti che collegavano fisicamente le capitali economiche e culturali.

Le persone che potevano e sceglievano di viaggiare provavano un sentimento di appartenenza diverso, anche di patria, in base alla condivisione culturale con altri intellettuali ed artisti in viaggio.

Queste sono le condizioni attuali del viandante digitale (e del nativo). Queste, ma non solo, sono le correnti interpretative della contemporaneità mediatica, una di queste direzioni, intrapresa a suo tempo da McLuhan sui primi mezzi di comunicazione di massa elettronici è ora portata avanti, condotta nei sentieri digitali, da Derrick de Kerckhove.

 

Nicola Strizzolo (Università di Udine)

Laboratorio Internazionale della Comunicazione

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