Difficile prevedere cosa succederà nell’editoria tra dieci anni. Ormai èlo sviluppo delle tecnologie della comunicazione la vera variabile indipendenteche tutto determina; e i cambiamenti in questo settore sonomolto più rapidi che altrove e si diffondono nell’opinione pubblica in modopervasivo. Due possono essere le parole chiave cui l’editoria dovrebbe ispirarsi:elasticità e trasparenza. Serve elasticità imprenditoriale per cogliere tempestivamentele opportunità offerte dai cambiamenti tecnologici e non rischiaredi diventare dinosauri. Ma serve anche trasparenza. Perché? La dinamicadella domanda sociale aumenta a dismisura con le tecnologie che diffondonola possibilità di accedere alle notizie non solo come fruitori ma anche comeproduttori non professionalizzati. L’editoria diventerà sempre di più veicolodi comunicazione di interessi diffusi che oggi stentano ancora a superare icancelli dei controllori delle notizie.Vivremo in società in cui si svilupperà quello che ho definito un “democraticolobbismo di massa”, in cui singoli, gruppi, associazioni profit e nonprofitvorranno e dovranno far sentire sempre di più la propria voce.E questa voce cercherà spazio in un’editoria sempre più flessibile e sempremeno paludata. Sarà compito di questa nuova editoria rendere la societsempre più trasparente a se stessa, attraverso la rappresentazione corretta eprofessionalmente mediata della complessa dinamica degli interessi.Non sarà un compito facile, ma eluderlo potrebbe essere fatale. Un’editoriadistante dalla dinamica della società civile non ha senso, neancheimprenditoriale. Le tecnologie che già oggi impongono un radicale ripensamentodel modo di raccogliere, trattare e diffondere le notizie, obbligherannosempre più l’editoria a misurarsi con ciò che succede nella societcivile eliminando qualsiasi tentazione di autoreferenzialità.Non mi si fraintenda. Non penso che l’editoria debba essere al serviziodelle lobby. Tutt’altro. Penso che l’editoria debba saper rappresentare la dinamicadegli interessi diffusi, di tutti gli interessi, esercitando tutta la suacapacità di controllo delle fonti, di smascheramento delle menzogne e la suaforza di analisi critica. Così l’editoria potrà esercitare in modo adeguato aitempi il suo ruolo di pilastro insostituibile della democrazia pluralistica.