di FORTUNATO PINTO –

“Se l’Italia adottasse come obiettivo quello di sfruttare gli elementi della rivoluzione digitale si delineerebbe un percorso per uscire dalla crisi”, Paolo Peluffo, sottosegretario all’Editoria, ha introdotto così la tavola rotonda organizzata dall’Osservatorio TuttiMedia e da Media Duemila, venerdì 20 luglio, alla prestigiosa Accademia dei Lincei. “McLuhan 100 anni dopo: influenze trasversali sulla Persona Digitale, 5 scenari tra ieri e domani” il titolo dell’evento che chiude il centenario dalla nascita del sociologo canadese.

“Molte le profezie non esaudite, oggi nessuno è sotto la lente del grande fratello. La profezia di McLuhan invece si è avverata,  il digitale ci ha portato ad un enorme aumento della libertà, alla  costruzione di elementi comunitari reali – ha continuato Peluffo –  in Italia dove l’economia si fonda  su Pmi con forte internazionalizzazione non sono ancora state sfruttate tutte le potenzialità dell’ambiente digitale, probabilmente per la mancanza di una conoscenza approfondita delle Ict. E’ necessario, dunque, un carattere educativo che possa aiutare lo sviluppo del paese”.

Derrick de Kerckhove, direttore scientifico di Media Duemila, ha riportato le riflessioni di Joi Ito, del Media Lab dell’Mit, sul tema dell’inconscio digitale: un processo vasto e caotico non definito che può essere influenzato ma non controllato. Come crescere un bambino che non è programmabile ma condizionato dai suoi genitori.
Diversamente dalla cultura occidentale, la cultura orientale non ha una lunga produzione sulla riflessione dell’inconscio, soltanto dal Buddhismo si possono ravvisare riflessioni sulla persona non paragonabili, però, a quelle della cultura di origine greca. Per Joi Ito la Persona Digitale non è posseduta ma piuttosto si è più persone contemporaneamente.
In collegamento dall’Australia, il consulente  marketing ed esperto di cultura digitale Roger Clarke, primo a parlare di Persona Digitale, ha esposto le sue idee sull’inconscio digitale seguendo quattro categorie della “persona nascosta”: la prima è una persona che non è a conoscenza degli archivi che conservano i suoi dati sensibili, seguita da una persona che è conoscenza degli archivi su di essa ma a cui non può accedere, una terza persona che è a conoscenza degli archivi  e ne ha accesso ma non conosce i codici per decodificare le informazioni su tali archivi (come la scrittura di un medico), l’ultima categoria è una persona che nonostante abbia accesso ai suoi dati sa che ad essi sono state sottratte delle informazioni che la profilano senza conoscerne il motivo. “Tutti abbiamo più digital persona ogni dispositivo o connessione fa in modo che l’individuo possa creare nuove identità. E’ importante tenere separate queste identità preventivando l’azione delle aziende, come Apple, che cercano di unificare le varie identità per controllarle”.

“McLuhan non ha scoperto nulla, ha inventato uno strumento cognitivo per comprendere i media sfruttando il linguaggio” ha riportato Francesco Passerini Glazel, Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, dichiarandosi soddisfatto che il tema sulla “Persona Digitale” sia lo sviluppo delle discussioni nate all’apertura del Centenario dalla nascita di McLuhan alla Sapienza organizzata dall’OTM nel maggio del 2011.

L’Ambasciatore Canadese James Fox ha ancora una volta ricordato l’orgoglio canadese per McLuhan definendolo, con un gioco di parole: “Un grande navigatore che ci ha insegnato a percorrere un processo indefinito di ricerca, ponendosi le giuste domande non in funzione delle risposte aspettate”.

Derrick de Kerchove ha invitato i partecipanti a riflettere sui futuri segnali deboli partendo da un decalogo di segnali deboli individuati da McLuhan nel 1964, riflessioni sui media che hanno previsto trasformazioni tecnologiche e soprattutto sociali: il prossimo medium può essere l’estensione della coscienza, includerà la televisione come suo contenuto, non come suo ambiente, trasformerà la televisione in una forma d’arte – “Proprio come YouTube” ha ricordato de Kerckhove – sarà un medium come strumento di ricerca e comunicazione che potrebbe migliorare il recupero di informazioni, le organizzazioni bibliotecarie di massa diventeranno obsolete, sarà recuperata la funzione enciclopedica del singolo e ultimi, nel campo commerciarle, saranno creati rapidamente dati profilati e vendibili.

“Tra i segnali deboli possiamo ravvisare che la carta non verrà sostituita dai media digitali ma piuttosto si integrerà e combinerà con essi. Se la velocità della Rete produrrà sempre più informazioni sarà la carta ha dare la possibilità al lettore di crearsi una vista critica e selettiva che risponderà all’infinità di news prodotte online” questo il punto di vista di Alessandro Barbano  vicedirettore del Messaggero, moderatore della tavola rotonda.

A parlato di segnali deboli anche Giovanni Puoti, Magnifico Rettore Università Telematica Unisu Niccolò Cusano: “Le università telematiche, da anni vivono all’ombra delle istituzioni private e pubbliche, ma sempre più ricevono nuovi iscritti perfezionando la propria offerta formativa. Gli sviluppi del Ict fanno sì che nuovi linguaggi si creino tra professori e studenti riducendo i contatti fisici faccia a faccia, sviluppando in entrambi i soggetti nuove competenze”.

Dall’Eit Ict Lab il diretto Roberto Saracco ha evidenziato come le tecnologie ci permettano di ridurre i costi e i tempi di produzione: “Se nell’antichità erano necessarie 50 ore per la produzione di abbastanza energia per poter illuminare una stanza, oggi sono sufficienti millesimi di secondo. Nel 2011 sono stati prodotti 5 Exabyte di dati ogni dieci minuti, andando avanti questi numeri cresceranno creando una Persona Digitale che sopravvive a se stessa”.

Sesto Viticoli dal Cnr nel suo contribuito alla tavola rotonda  ha suggerito di avere una visione del digitale come un tool che rafforza il proprio Io: “Tramite la costruzione di un sito personale, creato autonomamente, l’individuo può rielaborare se stesso senza l’intervento degli altri”. Fondamentale, per Vinicoli, anche un approccio green alle nuove Ict, un compito che devono assumersi sia ricercatori che i singoli navigatori della Rete.

Anche un rappresentante dell’Hd Forum ha partecipato all’evento, Sebastiano Triglia ha portato all’attenzione dei presenti il segnale debole da non perdere di vista dei nuovi schermi: “I terminali sono finestre sul mondo che si adattano alle esigenze dell’utente. Non è tanto la tecnologia del 3D a fare la differenza, oggi, bisogna dare maggior rilievo a quei dispositivi che riescono a contenere più dimensioni contemporaneamente, senza perderne di qualità e aumentando i contenuti”, ha sostenuto Triglia.

Mario Morcellini, professore e Presidente della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza, ha parlato di McLuhan come di un “Maestro che lascia segni dove vengono raccolti”, per questo motivo i suoi seguaci sono sparsi per il mondo. Sui segnali che si intravedono grazie alle nuove tecnologie, Morcellini ha esposto la sua idea di “tecnologie senza libretto delle istruzioni”, alle quali vanno quindi aggiunte indicazioni sulle implicazioni che tali portano, soprattutto nella modifica della postura della Persona Digitale – in quanto essere –  e della sua mentalizzazione.

Robert Castrucci per la Fondazione Ugo Bordoni ha proposto un nuovo approccio alla privacy nella costruzione dei nuovi software: “I programmatori e i ricercatori – per Castrucci – dovranno impegnarsi nella realizzazione di sistemi capaci di impostare la privacy per default, automaticamente, rendendo le informazioni sugli utenti opache, non del tutto accessibili”.

Gianni di Giovanni, Responsabile della comunicazione esterna Eni, ha messo in risalto il problema dell’identificazione della Persona Digitale, che nonostante le sue molteplici figure è sempre più “suddita” delle Ict, attraverso le quali gestisce le diverse identità: “L’individuo è suddito dei maggiordomi elettronici, l’uomo seppure digitale è fortemente dipendete da questi dispositivi di garanzia dell’identità”.

Carlo Del Serrone dell’Associazione Banche Popolari ha messo in rilievo la potenzialità della Rete per l’economia mondiale: “Tramite le Ict ogni individuo può interagire con gli altri  nonostante i limiti spazio temporali, effettuando anche scambi economici. Inoltre la Rete, diversamente da quanto si pensa, non fa diminuire i posti di lavoro ma anzi fa sì che si creino nuove figure professionali che creano profitto con la Rete, grazie alla Rete”.

L’ultimo contribuito alla tavola rotonda è stato di Fabio Di Pasquale di Reason That: “La Persona Digitale genera un’opportunità per le imprese che prima non era possibile, l’alto livello di profilazione dell’utente online permette alle aziende di raccogliere dati dettagliati sulle abitudini di consumo e le esigenze degli utenti, essendo parte di un ambiente collaborativo e partecipativo”.

Grande successo in Rete tramite il live twetting organizzato dalla Redazione di Media Duemila, tramite questo hashtag troverete il buzz generato #McL100

Fortunato Pinto

media2000@tin.it

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