Dai dati attuali sul settore, emerge che parlare di metalmeccanica è ormai obsoleto, Landini se ne dia pace. Appare come un fotogramma in bianco e nero la figura dell’operaio in tuta blu, con le mani ricoperte di morchia; in dissolvenza va focalizzandosi un’altra figura specializzata, che ha padronanza delle tecnologie elettroniche più avanzate: non più operai metalmeccanici, ma meccatronici.
Sono loro la spina dorsale di un made in Italy competitivo e protagonista di un export ai primi posti nel mondo. Che avrebbe un futuro ancora più roseo, se non ci fosse un piccolo neo: c’è un gran bisogno di addetti specializzati. Pare paradossale, ma, in un panorama di disoccupazione e precariato, un settore disposto a creare migliaia diposti di lavoro, fatica a immettere nuove leve. Gli Istituti tecnici sono disertati a vantaggio dei licei, frequentando i quali è praticamente obbligatorio iscriversi all’Università, con un futuro lavorativo piuttosto nebuloso. Chi si diploma in Meccatronica, invece, viene assorbito fresco di titolo di studi, anche con un lavoro a tempo indeterminato, dalle industrie specializzate, con stipendi persino superiori a quello di un laureato alle prime armi (sempre che riesca a trovarla un’occupazione).
Partirà tra breve uno spot pubblicitario per indirizzare giovani (e genitori) verso le grandi opportunità offerte dalle imprese della meccatronica. Lo ha realizzato Pubblicità Progresso, vista la grande rilevanza sociale della tematica. Media Duemila ha intervistato il presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, Alberto Contri per esplorare una notizia che pare troppo bella per essere vera (scoprendo che, invece, è verissima).
Dottor Contri, cos’è la meccatronica e perché è in carenza di addetti?
Quella che fu la metalmeccanica di ieri, oggi è popolata da tecnici specializzati in camice bianco, che si muovono tra computer e robot. L’82% della produzione italiana dell’industria metalmeccanica è oramai ad alta e medio/alta tecnologia. Gli occupati sono 1.600.000 ed in Europa è seconda solo alla Germania. Inoltre, genera un export pari a oltre 200 miliardi di euro. Si tratta di un silenzioso miracolo italiano, che ha registrato nel 2016 un incremento produttivo del 2,4%, ma che ha una fame assoluta di tecnici specializzati in robotica, informatica, elettrotecnica, domotica, con attitudine a imparare ogni giorno cose nuove. Decine e decine di migliaia di posti per un lavoro affascinante oltre che ben remunerato.
Sembra quasi beffardo che in un momento in cui molti giovani sono disoccupati o precari, oppure sono condannati ad un umiliante demansionamento rispetto agli studi fatti, ci sia un settore ad elevato tasso di tecnologia così affamato di operatori. Occorre che queste cose si sappiano, affinché non si tramandino negli anni errori sia nelle scelte scolastiche, sia nell’impostazione stessa della formazione superiore.
Come reagire costruttivamente a questo stato di cose?
Lo hanno fatto gli stessi imprenditori, giacché la carenza di addetti impediva loro di cogliere le buone occasioni di export presenti sul mercato globalizzato
Il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis è anche presidente del Gruppo Meccatronici di Assolombarda, che riunisce tutte le imprese di questo tipo; il secondo passo per invertire la tendenza della penuria di tecnici il Gruppo lo ha fatto decidendo che era venuto il momento di far sapere al Paese e alle famiglie, preoccupate per i propri figli, le opportunità offerte da un settore in grande crescita, in grado di sviluppare opportunità di lavoro di notevole soddisfazione e autorealizzazione.
Si è così rivolto alla Fondazione Pubblicità Progresso, che ha nella propria missione la soluzione dei problemi sociali e civili del paese, per studiare insieme un progetto che facesse conoscere questa nuova realtà.
Quale soluzione avete trovato per reclutare una nuova generazione di meccatronici?
C’era da chiederlo? Uno spot, ça va sans dire. Ma uno spot speciale per modalità realizzative e impatto atteso.
Il percorso scelto per giungere allo spot che si vedrà tra poco sulle reti televisive e sul web è, infatti, esso stesso un interessante esempio di collaborazione tra industria, scuola e università. Primo passo per realizzarlo è stato quello di coinvolgere tutte le scuole in cui si insegna audiovisivo a Milano: i giovani studenti si sono recati a gruppi presso diverse aziende del comparto, con lo scopo di creare e girare con i propri mezzi, dunque in maniera assai spontanea, un video che sapesse rendere l’idea della trasformazione operatasi dalla tradizionale metalmeccanica in meccatronica.
Una volta selezionato il progetto migliore, il giovane regista Alessandro D’Onghia, della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, è stato coinvolto nel team di una delle maggiori case di produzione di spot pubblicitari italiane, la Bedeschi Film che, sotto la guida del regista Alberto Poli, ha realizzato uno spot di elevato valore tecnico e creativo.
Molto spesso si sente parlare di sistema/Paese o di progetto/Paese ma, al di là delle solite intemerate confezionate per strappare un applauso ai talk show, poi nei fatti non si realizza un bel nulla.
In questo caso invece si sono mossi facendo squadra la società civile, il mondo imprenditoriale, il mondo della comunicazione sociale, che hanno costruito un progetto esemplare nella sua efficacia.
Insomma, la pubblicità si fa trascinatrice di un cambiamento sociale?
Nel nostro caso, questo concetto è insito nell’azione che svolgiamo. Lo spot creato è solo un tassello di quell’immaginario collettivo costituito dal complesso della programmazione televisiva e audiovisiva. Non resta che augurarsi che autori televisivi ed editori sappiano cogliere la sfida, impegnandosi a rendere appetibili nei loro programmi anche questi nuovi affascinanti e appaganti mestieri, oltre che quello dei cantanti e dei cuochi, ormai saturi, dunque anch’essi generatori di precariato e disoccupazione. Nel protagonismo, è solo uno su mille a farcela. Mentre, nel caso della meccatronica, sono mille tranne uno a riuscire in un lavoro ormai all’avanguardia tecnologica, per di più assai stimolante e remunerativo.