Intervento di Giampiero Gramaglia (giornalista) al corso di formazione dal titolo: “Da Internet all’Intelligenza Artificiale Generativa: giornali e giornalisti alla sfida della creatività” organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti.

“Sono venuto qui pensando che alcuni degli attori dell’IA hanno come stella polare il profitto e ho scoperto che invece hanno il miglioramento dell’umanità. E io sono ottimista.

Sono, forse, l’unico superstite della Media Duemila di ottobre 1983. Media Duemila è cambiata, si è adeguata ai tempi e non c’è più il modello di rivista cartacea e mensile, superato dall’arrivo di internet. La mia esperienza è quella del giornalista che ha vissuto la prima trasformazione: il passaggio dalla macchina da scrivere al computer e poi Internet. Quel passaggio è stato vissuto negativamente da noi giornalisti, dall’Ordine e dai sindacati ed anche dalla parte editoriale. Il risultato è che abbiamo preso dieci anni di ritardo.

Nel 1985, nella redazione dell’ANSA di Bruxelles, stavo scrivendo a macchina un dispaccio che poi avrei trasferito al telex per mandarlo a Roma. Entrò un collega della Reuters, mi guardò e chiese “cos’è quella cosa che stai usando?”. Non aveva mai visto una macchina da scrivere.

Non dobbiamo fare lo stesso con l’IA, non dobbiamo mettere barriere e pensare di risolvere e affrontare l’innovazione con i divieti. L’innovazione non si ferma con un divieto amministrativo o legislativo. Invece va bene cercare di regolamentare e va bene il discorso di responsabilizzazione che propone l’Ordine in questo momento, cioè di rendere editori e giornalisti responsabili e attori di questo cambiamento. Come tutte le innovazioni tecnologiche, questa porterà più vantaggi che svantaggi. Perché questa opportunità venga colta ci vuole un doppio passaggio. Da un lato, bisogna che gli editori non vedano in questo strumento solo qualcosa per risparmiare energie lavorative e sostituire con l’IA i giornalisti. Dall’altro lato, bisogna che i giornalisti non considerino questo strumento un modo per risolvere più facilmente i problemi di ricerca e confezionamento di un articolo.

Se sfuggiremo a queste due tentazioni potremo usare l’IA per sviluppare energie produttive. Potremo, quindi, avere prodotti giornalistici di maggiore qualità.

Potremmo, addirittura, immaginare di trasformare i social network in social media. C’è una grande differenza, come si dice spesso. I media assumono la responsabilità di ciò che scrivono, i networks lasciano la responsabilità a chi lo scrive. Dobbiamo batterci perché questa differenza venga superata perché i media hanno bisogno di giornalisti.

Se facciamo i giornalisti, l’IA sa tutto quello che è già stato scritto e lo scrive forse meglio di noi, con più precisione. Noi, però, sappiamo quello che ancora non è stato scritto, noi scriviamo notizie. E l’intelligenza artificiale ci leggerà, non saremo noi a leggerla. E la professione giornalistica guadagna prestigio se quello che pubblica è corretto”.

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