“La guerra delle parole” di Vittorio Meloni è un testo che va meditato. Un pò mi ha fatto sentire ignorante perché il precedente testo “Il crespucolo dei media”, oggetto anche del dibattito “Programmare il mondo” a Milano (settembre 2017) raccontava dell’oggi, della grande mutazione del mondo editoriale che stenta a trovare soluzioni utili per vincere nell’era digitale. Argomento protagonista dell’Osservatorio TuttiMedia che da 22 anni analizza e sostiene la cultura dell’innovazione nel mondo dei media e che Media Duemila approfondisce sin dal 1983, anno in cui è nata. In quel caso la mia lettura è stato un viaggio scorrevole e veloce, anche se ugualmente interessante.
In questa nuova fatica letteraria di Meloni mi sono persa nell’olimpo degli dei, ho imparato che Protagora “elaborò un’idea estremamente evoluta di condivisione che potrebbe ricordare il concetto di sharing odierno e che “l’Occidente dal tempo dei tempi si interroga sul destino della democrazia”. Ed evidentemente molto altro, perciò lo consiglio quale spunto di riflessione e appunto condivisione delle criticità passate e superate e delle odierne.
Il libro permette un grande viaggio della comunicazione che parte dalle origini, percorso che già propose Giovanni Giovannini nella sua “Dalla Selce al Silicio”. Entrambi gli autori sottolineano che le immagini sono la prima forma di comunicazione ed è interessante notare che l’era digitale è caratterizzata dallo stesso fenomeno perché nella rete ritornano ad avere una predominanza sul testo. Gli uomini ieri come oggi sono affascinati dal racconto che affascina e accomuna, in effetti proprio dai racconti nasce l’idealizzazione dell’Occidente: “Terra idealizzata di libertà. Approdo di popoli senza speranza, bengodi immaginario di tutti coloro che non ne fanno parte.” In questa frase troviamo condensato tutto il dramma dei migranti.
Un altro concetto che mi fa piacere condividere riguarda la vittoria di Roma sulla Grecia, Orazio dice: “La Grecia conquistata conquistò il suo fiero vincitore introducendo arti nel Lazio contadino, così estinse il selvaggio ritmo saturnino e l’eleganza bandì la sua fastidiosa rozzezza”.
Velocemente capitolo dopo capitolo l’autore permette al lettore di ripercorrere tante tappe fondamentali della storia della comunicazione che quando “diventa pubblica, cessa di essere civile e politica”. Arriva ai tempi recenti: “Ma Internet sta veramente diventando il cannibale insaziabile che divora tutti i media?” Ricorda a che la free press è morta, effettivamente è apparsa e scomparsa velocissima. A mio avviso questo è l’esempio perfetto della cannibalizzazione.
Quello che mi ha colpito di più è la certezza di Meloni sul fatto che: “Gli editori, a dispetto delle evidenze statitische relative alla caduta della lettura anche su tablet, continuano a ignorare le formule più moderne e innovative di piattaforme da tempo in uso in diversi contesti esteri, in particolare di lingua inglese. The Guardian ad esempio ha archiviato il 2017 con 800mila clienti paganti, mezzo milione dei quali abbonati, oltre 300mila donatori una tantum. In totale i ricavi provenienti dai lettori del quasi bicentenario protagonista dell’informazione british hanno superato, dallo scorso anno, gli introiti pubblicitari” E allora? oggi il Corriere della Sera è apparso agli abbonati nella sua veste grafica rivisitata: pallini blu che offuscano la prima pagina e disorientano…