Come sarà l’informazione nel Metaverso? O come tiene a puntualizzare Derrick de Kerckhove nella Metacittà?.
Ho cominciato a seguire il dibattito in rete dall’inizio dell’anno per constatare che, negli altri paesi, sono molte le domande alle quali si cercano risposte. In alcuni casi, e aggiungo come ripetiamo spesso per altri contesti, il problema sono i bias: i cosiddetti pregiudizi importati dalla vita analogica di cui parla Paolo Benanti nel suo blog su “AI razziste? Google e i toni della pelle”
Ma il cuore del problema è capire quali ripercussioni emotive, sociali, lavorative avrà l’informazione esperienziale. Perché è di questo che stiamo parlando. La BBC ha già in corso un’analisi dei contenuti informativi basati sull’esperienza in VR.
Ma oggi voglio condividere quanto discusso con Paolo Benanti, esperto di IA, scrittore e mente proiettata verso i nuovi modelli di vita, che, per me, comprendono anche l’informazione. Ci siamo trovati d’accordo sul fatto che è il momento di aprire una discussione sull’argomento e l’Osservatorio TuttiMedia è certamente il tavolo giusto per capire se “Il metaverso salverà il giornalismo” articolo di Thomas Seymour di ottobre 2021.
In effetti solo poco tempo fa la parola “metaverso” riportava alla mente episodi di Black Mirror o romanzi di fantascienza, ma oggi “we move fast” la conversazione è esplosa. E allora è il tempo di riflettere, capire bene per trovare spazio per l’informazione corretta e responsabile.
Ho trovato interessante che al Knight Lab del Washington Post stanno già esplorando il contesto con un gruppo di studenti ai quali è chiesto di “lasciar vagare liberamente la loro immaginazione” inserendo nella visione anche elementi derivanti da una solida ricerca basata su fattori sociali e tecnici. I progetti realizzati da questo gruppo di avanguardisti sono poi sottoposti ad un gruppo di giornalisti del Washington Post. Dovremmo cominciare anche noi?
Intanto è interessante ricordare, come si legge nella Columbia Journalism review che meno di un anno dopo la fondazione di Second Life è arrivato sulla piattaforma il primo giornale, mentre il professore di filosofia e linguistica Peter Ludlow iniziò l’esperimento di un giornalismo virtuale su un’altra piattaforma chiamata The Sims Online con The Alphaville Herald. L’epilogo non è dei più felici perché Ludlow, o meglio il suo avatar, Urizenus Sklar, è stato rapidamente espulso da Sims per aver scritto editoriali contro la società che aveva costruito la piattaforma Electronic Arts.
Ecco che la mia proposta di anticipare non rincorrere è fondamentale.
Concludo con le domande basilari:
- Cosa significa veramente “metaverso”?
- In che modo il metaverso (o alcuni metaversi) potrebbe avere un impatto o fornire opportunità per il giornalismo?
- La costituzione ha bisogno di essere aggiornata?