La responsabile europea per l’Agenda digitale Neelie Kroes lancia una nuova strategia per la tutela dei diritti dei bambini nel cyberspazio: fra gli obiettivi, combattere gli abusi sessuali online attraverso “soluzioni tecniche innovative” da parte delle forze di polizia. L’iniziativa della Kroes si basa anche sui dati di una relazione presentata ad aprile dall’eurodeputata Silvia Costa alla commissione Cultura del Parlamento europeo.
I minori europei iniziano a navigare in genere a 9 anni –ma sono sempre di più quelli che già lo fanno in età prescolare- e restano connessi alla rete in media per circa 88 minuti al giorno, uno spazio che s’allarga fino a tre ore se si considera la fascia di età compresa tra i 15 e i 18 anni.
Nell’Ue, internet è spesso il compagno per eccellenza dei ragazzi, più della famiglia, della scuola e degli amici. Tra i 9 e i 16 anni, i ragazzi usano il computer per motivi legati alla scuola e per giocare (100%) e pure per guardare videoclip (86%), per scaricare video e musica in modalità peer to peer (56%) o per file sharing, visita di chatroom, mondi virtuali e blog (23%). Rispettivamente il 38% dei ragazzini nella fascia 9-12 anni e il 77% di quelli nella fascia 13-16 anni sono registrati su un social network. Nel proprio profilo, il 16% si presenta con un’identità fittizia ed il 27% di quelli 9-12 dichiara un’età superiore alla reale. La navigazione è sempre più individuale: il 49% va online dalla propria camera, il 33% dal telefono mobile o dal pad digitale, l’87% da casa, il 63% da scuola. Nella fascia d’età 11-16, uno su due sente d’esprimersi meglio online che a tu per tu con un interlocutore.
Intervistata da EurActiv.it, la Costa attira l’attenzione proprio sui bambini non ancora completamente alfabetizzati, ma già dotati di competenze informatiche e digitali, fenomeno che merita una riflessione da parte delle famiglie e degli addetti ai lavori: “Internet e il computer infatti non sono più solo strumenti, ma ambienti in cui i bambini vivono, fatti sia di opportunità che di rischi”. I minori online sono alle prese con rischi come la violazione della privacy, l’uso commerciale o strumentale dei loro profili, pericoli per la salute o fenomeni di dipendenza, il cyber bullismo. Il 55% dei ragazzi ritiene di percepire i rischi della rete: il bullismo (40%) disturba più che contenuti e approcci a carattere sessuale (25%).
L’Ue e gli Stati dell’Unione hanno finora prodotto normative e incoraggiato l’autoregolamentazione: è così nati il Safer Internet Programme. La Costa vuole però andare oltre e propone un quadro di diritti e di governance: una direttiva quadro che riassuma e regolamenti l’intera materia e una governance multilivello che solleciti un’armonizzazione dell’approccio nei singoli Stati e incoraggi un più forte coordinamento tra loro e l’Ue, mettendo fine alla frammentazione di provvedimenti legislativi e indicazioni a tutela dei minori online (ve ne sono per i diritti umani, la privacy, i servizi media audiovisivi, l’e-commerce, la lotta contro l’abuso sessuale).

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