L’innovazione può aiutare il pianeta se ben impiegata, con questo articolo Media Duemila dà il via a inchieste che evidenziano l’incapacità di gestire la trasformazione digitale nei servizi essenziali
Tecnologia mobilità e Sud: La drammatica situazione dei traporti in Campania ci ha portato a quelle 168 pagine del Pnrr che su carta parla di “opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese”, di “interventi che danno attuazione alle indicazioni strategiche e programmatiche” e di “adeguamento di alcune ferrovie regionali e urbane ritenute prioritarie” come la Circumvesuviana (la linea che permette a tutti i residenti e turisti di Napoli e provincia di muoversi appunto). Perché, come ricorda sempre il Pnrr, il potenziamento e la riqualificazione funzionale di stazioni ed aree esterne si rivelano strategici per il trasporto ferroviario e con rilevanti ricadute sul territorio, spesso integrati in un contesto più ampio di rigenerazione urbana e del sistema di mobilità. Proprio così ma invece di un piano strategicamente innovativo sull’esempio del Tram senza autista che nelle città europee è già in funzione (a Nizza dall’aeroporto al centro città esiste da più di un anno un tram a guida autonoma) nella nostra regione litigano sindacati, proprietà e gli utenti restano a piedi.
Il 1 settembre scorso Eav (Ente Autonomo Volturno, socio unico Regione Campania), azienda che gestisce il servizio della Circumvesuviana, ha annunciato in pompa magna il nuovo programma di esercizio sulle linee. Un potenziamento enorme per la mobilità dell’intero comprensorio. In poche parole l’offerta sui servizi ferroviari sarebbe aumentata del 35% pari a 66 nuove corse giornaliere rispetto al passato. I numeri parlavano di 264 corse nei giorni feriali e cadenzamento più fitto: i treni avrebbero accolto i passeggeri ogni 24 minuti anziché ogni 30.
Il 1 settembre hanno esultato tutti, azienda ed utenti della Circum. Il miraggio era quello di abbandonare finalmente il titolo di “peggiore linea ferroviaria d’Italia” secondo la classifica annuale “Pendolaria” di Legambiente. Tanto più che la Circum è comparsa all’interno delle 168 pagine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) approvato dal Consiglio dei Ministri a gennaio 2021, che i nuovi treni ed il nuovo personale sono in arrivo, che tante nuove stazioni sono quasi completate.
Purtroppo, però, quello che era un miraggio è rimasto un miraggio, almeno per il momento. Sin da subito è stato palese che qualcosa non è andato per il verso giusto, per utilizzare un eufemismo. Treni in ritardo, corse saltate, linee soppresse, pendolari imbufaliti e caos più completo: questo il quadro, in estrema sintesi, delle giornate di passione della mobilità campana e vesuviana.
Cosa può essere andato storto? Il nuovo piano di Eav era basato sostanzialmente su un accordo con le organizzazioni sindacali per nuovi turni e nuovo orario di esercizio. L’orario faceva affidamento anche su una percentuale di lavoro straordinario. L’accordo sarebbe stato firmato dal sindacato che subito dopo lo ha contestato, mandando il tilt l’intero sistema.
Il 7 settembre Eav è costretta a sopprimere tutte le corse ferroviarie sulla linea Napoli – Scafati – Poggiomarino e a non garantire tutte le corse previste sulle linee Napoli – Ottaviano – Sarno e Napoli – Nola – Baiano. Il giorno dopo, mentre sui social montava la protesta e la situazione si faceva sempre più assurda Eav ha pubblicato sulle proprie pagine una nota con la quale ha cercato di chiarire la questione.
“Sembra quasi che siamo pazzi o scemi – ha scritto Eav -. Variamo un nuovo orario con più corse ma poi non abbiamo il personale. Abbiamo finalmente i treni ma manca il personale. In realtà il nuovo orario con più corse prevede una quota di lavoro straordinario, la stessa di sempre, la stessa degli ultimi cinque anni. Nulla di più. Chiaramente se improvvisamente i lavoratori rifiutano lo straordinario il nuovo orario (ma anche il vecchio) va in crisi. Ma perché i lavoratori rifiutano lo straordinario che hanno sempre fatto? Questa è la domanda, a cui non c’è risposta. Il sindacato Orsa firma un accordo ed il giorno dopo lo contesta. Ma allora perché lo ha firmato? Noi abbiamo il massimo rispetto per tutte le organizzazioni sindacali ma ci aspettiamo altrettanto rispetto. Soprattutto meritano rispetto i cittadini”.
Il sindacato Orsa ha poi detto la sua
“Come sindacato avevamo preannunciato all’azienda, nei mesi scorsi, delle criticità a cui saremmo andati incontro se non si fossero risolti, in modo strutturale, alcuni problemi che purtroppo ci trasciniamo dietro da anni e di cui sono ben consapevoli sia i lavoratori che gli utenti; i dirigenti dell’Eav sono gli unici che non vogliono (o possono) accorgersene evidentemente (…). I turni di servizio scaturiti dal nuovo programma di esercizio, oltre a non rispettare le regole previste dagli accordi sottoscritti, non consentono di poter fare molte ore di straordinario, questo pure era chiaro a tutti (o forse no), ma invece di cercare di trovare valide soluzioni alternative, questa dirigenza ‘canta la solita canzone’, scaricando, come al solito, le responsabilità sul personale.
La verità è che in questi ultimi anni, in Eav, la gestione del personale è stata fallimentare. I dirigenti non solo non hanno saputo programmare quando, come e chi assumere e/o riqualificare, ma continuano ad affidarsi a funzionari inadeguati, essi sono capaci solo di divulgare menzogne per infangare la dignità dei lavoratori, scaricando loro addosso responsabilità che non hanno e non potevano avere, utilizzandoli come ‘parafulmine’ per alla propria acclarata e palese incapacità gestionale”.
Una situazione paradossale che, a giorni di distanza dall’inizio dell’emergenza, non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Di mezzo c’è una mobilità da ritrovare, mentre il mondo evolve addirittura verso i treni a guida autonoma; ci sono utenti spaesati e stanchi; ci sono, ancor più paradossalmente, nuovi mezzi in arrivo, nuove assunzioni, nuove stazioni pressoché pronte e tanti milioni di euro spesi.