Questa settimana segnaliamo il libro-manifesto: “Moderati. Per un nuovo Umanesimo politico” di Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella e Maurizio Sacconi (Edizioni Marsilio, Collana i Grilli).
Dopo la scissione del PDL la destra italiana si è ritrovata a dover fare i conti con l’ideologia, dopo venti anni di postmodernismo politico, del partito che non c’è come struttura democratica e della lunga fase del partito-azienda coagulato dal leaderismo e dalla guerra alla magistratura.
Mentre il vecchio è nuovamente rappresentato dal brand Forza Italia, ripristinato come fosse un backup e dal quale molto si è perso di quello che fu prima del Popolo delle libertà, sicuramente incagliato sugli scogli di una destra populista e priva di creatività, il nuovo si è identificato in un logo abbastanza imbarazzante ed in un nome che di novità sembra volutamente non avere niente.
I moderati di Alfano si sono chiamati, infatti, Nuovo Centro Destra che è la scelta semantica di chi ha imbiancato un vecchio locale, ha cambiato i serramenti e le suppellettili e ha distribuito un po’ di volantini segnalando alla vecchia clientela in cerca di nuove emozioni che da questo momento si fa seriamente.
I moderati, sottotitolo “per un nuovo umanesimo politico” è anche il titolo del loro manifesto, uscito per Marsilio ed i cui autori sono Gaetano Quagliariello, il Ministro per le Riforme costituzionali, Eugenia Roccella, già sottosegretario al Ministero della Salute nel quarto Governo Berlusconi, e il suo collega, ex Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi.
I moderati del nuovo centrodestra, presentati a Roma dal suo prefattore, Angelino Alfano, si dovrebbero chiamare, in Italia, riformatori, perché il termine conservatori ha una connotazione negativa.
La sua accezione negativa ha la sua ragion d’essere in quella tradizione della seconda repubblica di essere sempre sull’orlo del cambiamento, del dover essere sempre impegnata nell’innovare e trasformare la società, nel superare sempre quello che è stato fatto precedentemente in una “liquidità” che risenta il caso. I cui risultati, però, sono sotto gli occhi di tutti, abbiamo il sistema-Paese più obsoleto del mondo occidentale e la classe dirigente più vecchia dal dopoguerra ad oggi.
La grande stagione delle riforme è ferma alla tanto denigrata prima repubblica, una conservazione di spirito che né la destra né la sinistra hanno, non dico rinnovato, ma neppure mantenuto.
La promessa dei Moderati del NCD è quella di essere pragmatici, di utilizzare la filosofia liberale del primo ottocento – “laissez faire, laissez passer” – per permettere a chi vuole intraprendere di non essere soverchiato dallo Stato che, con la sua invadente burocrazia, tarpa le ali all’imprenditoria che vuole investire ed avere le mani libere.
L’idea forte, dice Alfano, è “investire in fiducia, perché è la materia prima che manca di più in Italia”.
Dallo Stato che non deve più fare il processo kafkiano alle intenzioni, considerando l’imprenditore un potenziale criminale, al sistema bancario che non pensa positivo e non finanzia la fiducia, sino all’utopia che asfissia il libero mercato con attività dirigiste che finiscono per non lasciare spazio ai territorio e alla loro fiducia nei propri mezzi.
Una buona idea, sicuramente non rivoluzionaria, sicuramente non foriera di straripanti entusiasmi, ma che ha il pregio di essere chiara e non contraddittoria.
Giorgio Fontana
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