Benché i dati sulle emissioni mondiali dei gas serra registrino l’Africa (Mozambico) tra i paesi meno responsabili del Pianeta con una percentuale nota del 4%, il continente africano ne subisce però i contraccolpi più pesanti. Nel 2019, alluvioni catastrofiche, carestie, fortissime ondate di siccità, hanno provocato 2,5 milioni di profughi, che si sommano ad altri 7,6 milioni, forzati a emigrare a causa dei gravi confitti civili. Tuttavia non sono solo le catastrofi naturali dovute ai cambiamenti climatici a flagellare i paesi dell’Africa australe, ma anche la crescita dei crimini ambientali più o meno gravi, come i massicci disboscamenti legati al business del legno o all’impianto di nuove culture. A seguito delle ultime emergenze climatiche causate dai due devastanti cicloni tropicali del 2019 (Idai e Kenneth), almeno un anno di raccolti e allevamenti di bestiame è andato compromesso, col conseguente aggravamento delle crisi umanitarie legate alla denutrizione. Oltre alle inondazioni, un’altra causa di depauperamento delle popolazioni dell’Africa sud orientale è la siccità, che ha contribuito ulteriormente ad acutizzare l’emergenza alimentare (nel 2019 sono stati registrati circa 65 mila bambini sotto i 5 anni, colpiti da malnutrizione). Occorrono dunque delle pratiche resilienti, come l’ agro-ecologia o l’agricoltura organica rigenerativa, che mirino a mitigare gli effetti della siccità attraverso la rigenerazione e il mantenimento degli ecosistemi e delle biodiversità, con una conseguente, tenace restrizione dei concimi chimici, causa dell’impoverimento dei suoli. Il ciclone Idai del 2019 è stato definito dalle Nazioni Unite come “uno dei più gravi disastri ambientali ad aver colpito l’emisfero meridionale”. Anche per questo, Amnesty International ha sollecitato la comunità internazionale a mobilitarsi, non soltanto sul fronte dell’emergenza umanitaria, ma anche sui danni provocati dall’estremizzarsi dei fenomeni climatici legati al surriscaldamento dell’atmosfera. L’Avs (Association of volunteers for international service) ha auspicato come possibile pratica resiliente per tali emergenze, la costruzione di infrastrutture e di scuole, con un più fiducioso investimento nell’ambito della educazione e della formazione, lavorando nelle periferie con dei progetti di sviluppo urbano con l’obiettivo di instillare una vera cultura ecologica,  poiché, citando il saggista francese Pascal Bruckner “ L’ambientalismo è un lusso per occidentali ricchi ”.

Mozambico

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Luisa Nieddu
Giornalista pubblicista (Ph.D), ha collaborato con la pagina culturale dell’Osservatore Romano, in qualità di corrispondente da Parigi per gli eventi culturali e le esposizioni. Per Media Duemila/Osservatorio TuttiMedia si è occupata di Arte digitale, e attualmente di sostenibilità ambientale e transizione ecologica.