Questa settimana segnaliamo il libro di Nando Tasciotti: “San Gennaro a Montecassino – Come fu salvato il Tesoro nella Seconda guerra mondiale” (youcanprint).

Un principe, un abate, un monaco e un “guappo” proclamatosi “re di Poggioreale”: grazie all’abilità di quattro personaggi possiamo ammirare ancora oggi, nel Museo accanto al Duomo, i principali capolavori orafi di uno dei Tesori più ricchi al mondo che 70 anni fa, il 5 marzo 1947, furono riportati a Napoli dopo quattro anni di rischiose peripezie durante la guerra.

La rocambolesca storia di tre piccole casse, che nascondevano la meravigliosa collana, la preziosissima mitra (con oltre tremila diamanti, rubini e smeraldi) e vari calici dorati e gemmati del Tesoro di San Gennaro, è ora ricostruita in tutte le sue fasi dal libro “San Gennaro a Montecassino – Come fu salvato il Tesoro nella Seconda guerra mondiale” (Youcanprint, 98 pagine, 10 euro). L’autore Nando Tasciotti, giornalista, ex inviato speciale del Messaggero, ha basato la sua ricerca su documenti d’archivio che smentiscono versioni inesatte (tipo “il Vaticano non voleva restituirli”) o romanzate (“ci vollero dodici autotreni”!) e rivelano invece vicende non meno affascinanti.

E’ una storia che si intreccia con la “battaglia di Cassino”, una delle più lunghe della Seconda guerra mondiale, che ebbe il suo momento più noto e vistoso nel bombardamento aereo dell’abbazia benedettina di Montecassino (15 febbraio 1944). Fu un “tragico errore” degli Alleati anglo-americani, ma con responsabilità anche dei tedeschi. Sui retroscena politici di quella distruzione Nando Tasciotti ha già pubblicato un volume “Montecassino 1944. Errori, menzogne e provocazioni” (Castelvecchi, 2014), documentando il ruolo di Hitler, Churchill, Roosevelt e Pio XII in quel discusso, storico evento.

Il libro spiega:

perché – il 26 maggio 1943 – ​ il principe Stefano Colonna di Paliano, vicepresidente della Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, portò​ i più preziosi capolavori proprio ​in quell’ antica abbazia del basso Lazio;

come – pochi mesi dopo, all’avvicinarsi del fronte sulla Linea Gustav, che aveva come caposaldo il piccolo monte con in cima il monastero – quelle tre casse entrarono nell’ ambigua operazione dei tedeschi di salvataggio (ma con furti) dei tesori propri dell’abbazia e di quelli di vari musei meridionali che, nella primavera-estate del ‘43, vi erano stati anch’essi “ricoverati”, nella convinzione che la sua neutralità sarebbe stata rispettata da tutti;

come​ ​i monaci di Montecassino, guidati dall’abate Gregorio Diamare, ​riuscirono a​ occultar​e quelle tre casse ai tedeschi e a farle portare a Roma, di nascosto, il 19 ottobre ’43, proprio su uno dei loro camion​, scortate dal vice-archivista, don Tommaso Leccisotti;

perché il Papa, Pio XII, ​inizialmente non le voleva in Vaticano;

perché – finita la guerra – la​ stessa​ Deputazione ​decise di non farle​ tornare presto a Napoli, e perché, infine, per quella rischiosa operazione, il 5 marzo 1947, si rinunciò alla Polizia e si fece ricorso all’auto e alla scorta addirittura di un “guappo” ​, Giuseppe Navarra, proclamatosi “re di Poggioreale”, che si destreggiò tra fiumi in piena e pericolo di briganti, e non volle poi ricompensa.

Nando Tasciotti

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Sara Aquilani
Ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi della Tuscia e si è specializzata in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Attualmente lavora per TuttiMedia/Media Duemila.