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Beniamino Natale, Cina: la grande illusione. Investimenti, riforme e altri miraggi luglio 2016

Quando si guarda la Cina da una prospettiva geograficamente lontana, essa appare luminosa e portatrice sana di progresso. Invece, quando si ha la possibilità di viverla dall’interno, i colori appaiono meno brillanti e ogni cosa rivela la sua natura. Beniamino Natale, che ha fatto della Cina lo sfondo principale della sua vita professionale, nel volume “Cina: la grande illusione” cerca di spiegare a tutti i lettori occidentali cosa sia questo temibile Dragone.

Il mondo cosiddetto industrializzato ha creato nel tempo un’immagine della Cina fuorviante e lontana dalle dinamiche culturali, sociali ed economiche che animano questo grande Paese. Solo la parola ‘illusione’ può descrivere al meglio tutto l’insieme dei luoghi comuni sulla Cina creati ad hoc dalla generale impreparazione ad analizzare questa realtà. L’autore del libro identifica cinque grandi illusioni che, con altissima probabilità, ogni futuro lettore di questo libro ha sperimentato almeno una volta nella sua vita.

La prima illusione è la conquista del fiorente mercato cinese. Le economie occidentali sembrano gioire anche solo della possibilità di avere un contatto con il mercato cinese, del quale elogiano la costante e veloce ascesa. Tuttavia, il valore dell’export, seppur importante, non è da considerarsi strabiliante e le regole interne si muovono in direzione di un ferreo protezionismo. Questa è una delle ragioni per cui l’Ue ha finora evitato di firmare un accordo per la creazione di una zona di libero scambio con la Cina.

A questa illusione se ne collega direttamente una seconda, forse genitrice della prima: la Cina sta migliorando! A quali migliorie si faccia riferimento non è dato saperlo. Il clima che si respira nel paese asiatico è di paura generalizzata per chiunque si opponga al potere costituito. Natale segnala che la percentuale di processi che si concludono con condanne definitive è del 99,9%. Sarebbe opportuno usare l’espressione che la stessa Cina usò per definire il Dalai Lama: “un lupo travestito da agnello”.

La terza illusione è di carattere strettamente politico. Infatti, è opinione diffusa che il cambiamento cinese avverrà all’interno del partito comunista. Natale ricorda a più riprese che sono ormai più di 10 anni che l’apparato statale è paralizzato e non mette in atto riforme degne di questo nome. Ciò a cui si assiste è una frenetica operazione di pulizia dell’immagine del Pcc a livello internazionale, senza, tuttavia, che essa rifletta una reale innovazione. A riprova di ciò, dal 2012 il Museo Nazionale di Pechino ospita la mostra permanente “The Rejuvenation of China”.

Il paradosso è che il governo cinese, che ha un carattere indiscutibilmente autoritario e allergico alla democrazia, esercita un certo richiamo sulla classe dirigente occidentale. Proprio quest’ultima è autrice della quarta illusione: i dirigenti cinesi non sbagliano mai, mentre è davanti agli occhi di tutti che il governo sceglie i suoi referenti tra chi è cliente dell’aristocrazia rossa piuttosto che per meriti effettivi.

L’ultima illusione è riassuntiva delle precedenti: l’economia cinese salverà il mondo da una nuova crisi economica. L’autore del libro non esita a rammentare ai lettori che la Cina non potrebbe andare avanti senza il resto del mondo e l’Asean ne è solo uno dei tanti esempi.

L’immagine che gli occidentali avevano della Cina prima del boom economico era quella di un Paese fatto della stessa sostanza grigia di cui sembravano fatti i Paesi sovietici. Poi le tappe forzate dell’evoluzione, con il Pcc che fissa al 7% il tasso di crescita annuo da rispettare, hanno fatto brillare le metropoli cinesi di luci stroboscopiche, alimentando però soprattutto illusioni.

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Giulia Lamoratta
Comunicazioni e Social Media Marketing presso Istituto Affari Internazionali