Intervista a Nathalie Tocci direttrice dell’Istituto Affari Internazionali e professore onorario all’Università di Tübingen. Special Adviser dell’Alto rappresentante dell’Ue e vicepresidente della Commissione europea Josep Borrell. Consigliere nel CDA Eni.
“L’essere donna senza rientrare in maniera chiara in una categoria professionale è la mia essenza, infatti mi occupo di politiche internazionali e di tanto altro. Sono nell’accademia, nel settore privato: consiglio d’amministrazione ENI, nelle istituzioni e ho appena finito un libro sulle arti marziali”.
Nathalie Tocci trasmette energia, parliamo subito di quote perché racconta che senza la legge Golfo/Mosca non sarebbe mai entrata nel Cda di Edison e precisa: “Una volta ero contraria alle quote rosa, ma nel tempo ho capito che per scardinare alcuni meccanismi, a volte, c’è bisogno di una forzatura, dalla quale emergono i risultati e allora comprendi quanto fosse necessaria la norma e conti che presto non serva più. Le donne nei Cda fanno la differenza, la loro presenza rappresenta il processo evolutivo della nostra società insieme alla società stessa”.
I suoi punti di forza sono l’essere donna, giovane (o meno vecchia come si definisce) e sempre a metà dentro e a metà fuori di un contesto. “Queste tre cose ti rendono pericolosa – sorride –. Ho avuto l’incarico di scrivere la strategia globale dell’UE, ma l’allora segretario generale del servizio esterno dell’UE voleva un comitato editoriale con uomini e anziani… A un certo punto gli ho detto che non ci sarebbe stato nessun comitato editoriale e ho visto il puro terrore nei suoi occhi…”.
Coraggiosa e determinata sente di appartenere un pochino in più al mondo dei centri di ricerca e dell’accademia, sostiene la parità di genere dicendo no a chi la invita a conferenze dove è l’unica donna al tavolo: “Nell’ Istituto Affari Internazionali il cambiamento ormai è evidente – racconta – siamo molte più donne che uomini e le donne sono in posizioni apicali. Quando sono arrivata da direttore ho promosso un cambio generazionale, anche con iniziative utili a coinvolgere i giovani”.
Il Premio IAI, infatti, è un momento dedicato all’ascolto delle nuove generazioni.: “I giovani invitano a riflettere su prospettive totalmente diverse, anche idee semplici, quasi ovvie, ma a cui nessuno aveva pensato. Sono molto orgogliosa di dare voce ai ragazzi attraverso il premio e soprattutto seguire la realizzazione dei loro progetti. Un esempio concreto, la vincitrice della prima edizione è stata contattata dalla Feltrinelli per scrivere un libro sull’Europa per le scuole superiori. Il mondo che si apre all’ascolto dei giovani scopre nuove opportunità”.