di GRAZIELLA TONFONI      

 

Il decostruzionismo smantellatorio, martellante ed implacabile di questa frastornata era postweb, il rumore de-informativo, costante che confonde tutto e tutti, non presenta alcun tipo di vantaggio per nessuno, né di tipo cognitivo, né di tipo ecologico, né di spessore sistemico, né tanto meno di tipo euristico e didattico. Certe voci automaticamente promosse a ruolo di  “cosiddette notizie”, e circolate impunemente, senza alcun tipo di verifica, filtraggio, valutazione degli effetti collaterali sui lettori, sia quelli che si fidano ed assorbono consciamente, sia quelli che pur non fidandosi, espongono comunque il proprio inconscio a inutili perturbazioni, possono se non fermate in tempo dal buon senso, diventare una nuova forma epidemica di pestilenza cronica non più curabile.

Assistiamo infatti alla manifestazione evidente di un morbo contagioso, rinato in forma mediaevale. Una malattia dell’immaginario collettivo, una peste contemporanea, che colpisce non solo singoli individui ma interi e sempre più vasti territori, seminando intorno malformanti aberrazioni, nel quotidiano di tanti lettori, che chiedono serenità e devono esigere di essere rispettati dagli eccessi della stampa.

Come scienziata attiva da più di trent’anni, nel settore delle scienze computazionali e delle tecnologie dell’informazione, sono oggi particolarmente impegnata a dimostrare, recentemente anche con miei saggi letterari, come l’eccesso di accesso alle tecnologie dell’informazione, confuso e caotico, considerato come conquista del diritto da parte di ogni cittadino maturo (o immaturo che sia), ad utilizzare strumenti estremamente potenti, data la pervasività, che oggi le tecnologie dell’informazione implicano, ed automaticamente attivano, debba essere riconsiderato e riesaminato alla luce di tanti eccessi, dannosi ed infettivi.

Intendo portare all’attenzione pubblica come il senso di responsabilità di giornalisti e di intervistatori oggi, debba essere considerato un fattore fondante ed essenziale allo sviluppo cognitivo, ed al mantenimento di un ecosistema comunicativo sostenibile.

Dobbiamo prima di tutto esigere un federalismo forte delle testate, che garantiscano la correttezza e la precisione delle affermazioni, ognuna sul suo territorio, a garanzia della veridicità delle presentazioni e della effettiva necessità di certi dati disseminati e di quanto propagano nel rispettivo ecosistema.

Preoccuparsi delle conseguenze di lungo termine, non assecondando quindi la costante, pressante ed accelerata proliferazione di frequenti quanto evidenti manipolazioni visive di infofiction, che producono nelle menti dei lettori un vuoto esistenziale, è il dovere preciso di ogni redazione e di ogni testata.

I giornali poi sono disponibili all’estero, ed amplificano a dismisura in modo automatico ogni tipo di asserzione indipendentemente dalla sua effettiva attendibilità e conferma.

Ogni notizia non pienamente verificata, voce circolante non filtrata dal buon senso e soprattutto non ricondotta alla natura del suo originario contesto, finirà  poi ineludibilmente per ritornare a boomerang e colpire anche ognuno dei propagatori ed inoculatori del materiale spurio allo stato di grezzo, riportato senza contesto né responsabilità di chi lo abbia originato.

Il sostentare una loro esistenza, divenuta vita surreale, e fuori controllo, da parte di coloro che tenaci nel voler smantellare e per fare questo ormai obbligati da se stessi a dovere a tutti i costi captare per modificare e quindi amplificare, lo smembrato modificato per renderlo verosimile in formato stereo e per quindi retroattivamente rendere plausibili realtà, errori evidenti di loro interpretazione, che restano fluttuanti e più che mai aberranti interpretazioni, costituisce un fenomeno che resterà pesantemente nella cronaca delle redazioni che non fermino questa pericolosa tendenza, appunto come manzoniana memoria di masse aizzate e di una storia della colonnina infame.

Chi per non dover riconoscere che certe critiche erano errate, di fatto procede a manipolare ogni frase avulsa dalla pagina, strappata dal riferimento bibliografico preciso, farà parte appunto di questo manipolo di riformattazione, che opera senza alcun tipo di controllo, che automaticamente procede nell’assemblare frettolosamente stralci destrutturati da contesti, ricorrendo perfino a laboratori per la progettazione di immagini tagliate e profili smembrati, riconfigurabili in animazioni in modi goffi ma non per questo meno gravi, si ravveda immediatamente.

Arrivare a modificare il cotesto per rendere plausibile il grottesco non è segno di creatività a fronte della esplicita esigenza di riesaminare la evidente caricaturizzazione di fatti usuali.

Sono al lavoro attenti osservatori sovranazionali, ovvero curatori attivi nella progettazione di un manuale di consultazione sinottico retroattivo, delle smanie della fraseggiatura, presentabile e traducibile in varie lingue, come esemplare unico di collettiva maniacalità innescata per il puntiglioso volere a tutti i costi insistere per destabilizzare.

Possa chi tuttora errando insiste, ravvedersi e semplicemente scusarsi per aver voluto affrettare giudizi che nulla avevano a che fare con la realtà effettiva dei fatti.

 

 

 

Graziella Tonfoni

Ricercatore confermato

Dipartimento di Studi Linguistici e Orientali

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

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