Per la prima volta in Europa le fonti energetiche rinnovabili hanno superato i combustibili fossili, avendo generato nel corso del primo semestre 2020, fino al 40% dell’elettricità dell’UE rispetto al 34% degli stessi combustibili. In particolare, ad essere crollato è proprio il consumo del carbone che, dopo aver guidato il mondo moderno verso la industrializzazione europea, non riesce più a competere con le fonti energetiche sostenibili, inducendo per la prima volta, governi ed aziende alla chiusura delle miniere ed impianti elettrici alimentati dallo stesso carburante fossile. I dati relativi al crollo della produzione e del consumo del carbone, vengono confermati da Eurostat. Solo la Polonia (61,6 milioni di tonnellate, il 95% del totale) continua a generare una quantità di energia a carbone pari a quella di tutti i 25 Stati restanti dell’Unione, segue a ruota la Repubblica Ceca (3,4 milioni di tonnellate), unici due membri della Ue, rimasti produttori. In Spagna invece, la diminuzione del combustibile fossile è arrivata fino al  58% già dai primi mesi dell’anno, ed in Portogallo persino al 95%. Anche in altri stati carboniferi, come la Germania, la produzione è calata del 39%, raggiungendo per la prima volta un livello sotto la Polonia. Stando sempre ai dati Eurostat, nel 2019 il consumo di carbone è stato di 176mln di tonnellate, ossia il 55% in meno alle 390 milioni di tonnellate nel 1990. Secondo inoltre, le analisi diffuse dal report londinese Ember (Renewables beat fossil fuels) coadiuvate dai ricercatori Global Energy Monitor, nel 2020 in tutta l’eurozona la chiusura degli impianti ha rappresentato un evento senza precedenti. Sempre in Spagna infatti, il ritmo di chiusura degli impianti prevede ancora una percentuale del 69% per l’anno prossimo (2021). Secondo Ember, l’assenza di un piano di chiusura degli impianti a carbone da parte dei cinque Paesi dell’Europa dell’Est (primo tra tutti, come detto, la Polonia) con economie ancora fortemente dipendenti da petrolio e carbone, potrebbe comportare il rischio di tensioni all’interno dell’euro-blocco, minaccia che indurre al riassetto di quelle quote finanziarie destinate all’Europa orientale sotto forma di Fondi di coesione o Politica agricola comune (Pac) che verrebbero invece convogliate ad altri Stati con culture più attente ai problemi ambientali. Sebbene la pandemia e le condizioni meteorologiche favorevoli abbiano accellerato questo processo di “arretramento”, i dati parlano di una economia del carbone, comunque sempre meno competitiva. Il Green Deal sulla neutralità climatica entro il 2050, rappresenta il traguardo improrogabile per l’ Unione, che allo stato delle cose si configura sempre più come una sfida promettente, incoraggiata dall’attuale ribasso del carbone, a metà del suo picco dopo il 2007. Già dall’anno scorso infatti, i numeri segnalavano un calo record pari al 24% della produzione carbonifera. Le energie rinnovabili, nel primo semestre 2020, hanno quindi superano in questo sorpasso storico i combustibili fossili, definendo un punto di arrivo per la Ue-27 sostenuto dall’implementazione dell’eolico e del solare (rispettivamente dell’11% e del 16%) attraverso l’incremento di nuove installazioni senza precedenti. Piuttosto stabili invece i dati delle bioenergie, che, nel primo semestre del 2020 hanno generato il 6% dell’elettricità in Europa, di cui il 15% generato dalla combustione di biomassa forestale a sostituzione del carbone nelle centrali elettriche, con vantaggi minori sul clima rispetto alle fonti dell’eolico e del solare.  L’energia ricavata dal vento e dal sole infine, trova il suo primato in Danimarca col 64%, in Irlanda col 42% e in Germania col 42%. E, come spiega Dave Jones analista senior di Ember: “Questo segna un momento simbolico nella transizione del settore elettrico in Europa. Le energie rinnovabili hanno generato più elettricità rispetto ai combustibili fossili, guidati dal vento e dal solare che sostituiscono il carbone. Questo è un rapido progresso rispetto a soli nove anni fa, quando i combustibili fossili generavano il doppio delle energie rinnovabili. Ma il cambiamento non è uguale.…”. Col New Green Deal europeo si prevedono ulteriori investimenti verso le energie rinnovabili eolico e solare, potenziando la possibilità di distaccarsi dal carbone attraverso il Fondo Just Transition, processo che contribuirebbe a portare a termine la transizione verso un’energia pulita.

Articolo precedenteUsa 2020: il voto per posta dei cittadini (e il voto per mail degli hacker)
Articolo successivoPiano nazionale per l’Occupazione Femminile: chiediamo un impegno concreto al Governo
Luisa Nieddu
Giornalista pubblicista (Ph.D), ha collaborato con la pagina culturale dell’Osservatore Romano, in qualità di corrispondente da Parigi per gli eventi culturali e le esposizioni. Per Media Duemila/Osservatorio TuttiMedia si è occupata di Arte digitale, e attualmente di sostenibilità ambientale e transizione ecologica.