Sergio Lepri scrive un manuale guida per tutti coloro che sognano di diventare dei bravi giornalisti: tanti ottimi consigli per imparare l’affascinante arte del giornalismo, evitando di cadere nelle insidiose trappole della nostra lingua.
L’autore mette a disposizione la propria esperienza giornalistica per insegnare i trucchi del mestiere, offrendo un’informazione chiara, completa e accessibile a tutti. I più noti “style book”, i manuali di linguaggio giornalistico, sono quelli di stampo anglosassone di Bbc, Economist, Associateci Press, New York Times.
Maestro di giornalismo, con oltre mezzo secolo di esperienza, offre in questo libro una guida italiana di stile per scrivere e parlare correttamente. II testo introduce al contesto culturale, tecnologico, sociale e mediatico in accelerata trasformazione e fornisce consigli indispensabili per chiunque voglia stare al passo con la lingua, continua evoluzione, informando i cittadini in modo chiaro e corretto. Con consigli per migliorare il proprio linguaggio scritto e parlato e per la grafia e la pronuncia dei nomi stranieri, e con due “dizionari” – dei nomi propri di persona e toponimi e dei nomi comuni – per evitare stereotipi ed errori. Un manuale per un giornalismo preciso, serio e responsabile, che contribuisce alla crescita civile della società.

Autore

Sergio Lepri, nato a Firenze il 24 settembre 1919, è un giornalista italiano.
Laureato in filosofia nel 1940, dopo l’8 settembre del 1943, con l’armistizio e la successiva dissoluzione degli alti comandi, entra nella Resistenza; aderisce al Partito d’Azione e poi al Partito Liberale Italiano; diviene dunque direttore a Firenze del settimanale clandestino del Partito Liberale L’Opinione. Segretario politico della sezione fiorentina del Pli nel 1944-45, nel 1945 è redattore del quotidiano La Nazione del popolo, organo del Comitato toscano di liberazione nazionale. Giornalista professionista dal febbraio 1946. Nel 1948, dopo la fine dei Comitati di liberazione e la nascita a Firenze del Nuovo Corriere socialcomunista, diretto da Romano Bilenchi, e del Mattino dell’Italia centrale, è redattore del Mattino dell’Italia centrale, poi diventato Giornale del mattino.
Nel 1957 diviene portavoce di Amintore Fanfani, segretario nazionale della Democrazia Cristiana, e successivamente viene nominato capo del Servizio stampa della presidenza del consiglio con Fanfani presidente, nel 1958-59.
Assunto dall’agenzia ANSA nel settembre 1960; condirettore responsabile dal 6 gennaio 1961 e direttore responsabile nel gennaio 1962. Ha lasciato l’agenzia il 15 gennaio 1990.
Dal 1988 Sergio Lepri è stato docente di “Linguaggio dell’informazione e tecniche di scrittura” nella Scuola superiore di giornalismo facente parte della facoltà di Scienze politiche della Luiss.
Ha scritto:
“1943, Cronache di un anno”, 2008;
“Manuale di linguaggio giornalistico”, Etas, 1976 e 1983;
“Le macchine dell’informazione”, Etas, 1984;
“Medium e messaggio. Il trattamento linguistico e concettuale dell’informazione”, Gutenberg, 1986 e 1987 (Premio Fabbri 1987, Premio Campione 1988, Premio Prato Europa 1988);
“Scrivere bene e farsi capire”, Gutenberg, 1988 e 1989;
“Professione giornalista”, Etas, 1991 e 1993; seconda edizione, ampliata e aggiornata, 1999;
“Vademecum di giornalismo”, ANSA, 1993;
“Mezzo secolo della nostra vita””, Gutenberg; primo volume 1992, secondo volume 1993 (Premio Smau 1993), terzo volume 1994;
“Dizionario della comunicazione”, Le Monnier, 1994;
“L’abc del giornalismo” e “Le agenzie di stampa” in “Studiare da giornalista”, Ordine dei giornalisti, 1986, 1990, 1996;
“Dentro le notizie. Cinquant’anni di cronaca, storie e personaggi”, Le Monnier, 1997;
“I sei mesi che hanno cambiato la Cina”, Sugarco, 1979.
Con Francesco Arbitrio, Giuseppe Cultrera, Informazione e potere in un secolo di storia italiana. L’Agenzia Stefani da Cavour a Mussolini, Firenze, Le Monnier, 1999; 2001.
Inoltre, ha vinto i seguenti premi: il Premio Marzotto di giornalismo nel 1953 per un’inchiesta sugli Stati Uniti, e il Premio Saint-Vincent nel 1956 per un’inchiesta sull’Unione Sovietica.
È stato dichiarato Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare d’Italia e Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Argentina.

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