La propaganda viaggia incontrollata su X: a seguito di un cambiamento di policy voluto da Musk, l’engagement generato dalle fonti di disinformazione russe, cinesi e iraniane è cresciuto del 70%. Dopo che la piattaforma ha smesso di segnalare gli account X gestiti da governi o affiliati ad essi, compresi quelli che diffondono disinformazione, l’engagement è aumentato, secondo un’analisi di NewsGuardA cura di McKenzie Sadeghi, Jack Brewster e Macrina Wang
L’account del China Daily su X presenta la testata come un organo di informazione indipendente, con una foto panoramica di un parco forestale nazionale cinese, la spunta blu che una volta segnalava l’autenticità del profilo e il tag “Media & News Company” (in italiano “Agenzia stampa”). “Inizia una conversazione mentre condividiamo notizie e analisi dalla #Cina e non solo”, si legge nella descrizione dell’account.
Tuttavia, China Daily non è un tipico organo di informazione che condivide semplicemente “notizie e analisi dalla #Cina”, come si legge nella sua pagina X. Si tratta piuttosto di una testata di proprietà del governo cinese che diffonde regolarmente disinformazione e che, nel febbraio 2020, è stata formalmente definita dal Dipartimento di Stato americano un organo di propaganda controllato dalla Repubblica Popolare Cinese.
Fino al 20 aprile 2023, gli utenti di X (precedentemente noto come Twitter) venivano informati dalla piattaforma che il China Daily e altri organi di stampa statali privi di indipendenza editoriale erano “affiliati a uno Stato”. Il 21 aprile scorso, il proprietario di X, Elon Musk, ha tolto dalla piattaforma le segnalazioni che indicavano quali account erano legati o affiliati a governi. Questa decisione ha consentito alle fonti di propaganda cinesi, così come alle testate statali russe e iraniane, di diffondere disinformazione senza alcun controllo, privando allo stesso tempo gli utenti di X di informazioni di contesto trasparenti sulla natura della fonte.
L’impatto è stato immediato e drammatico.
Nei 90 giorni successivi alla rimozione dell’etichetta che indicava che un account era finanziato da uno Stato o affiliato ad esso, l’engagement (cioè il numero di like e condivisioni) generato dai post degli account in lingua inglese dei media statali russi, cinesi e iraniani è aumentato del 70% rispetto ai precedenti 90 giorni, secondo un’analisi di NewsGuard basata sui dati della piattaforma di monitoraggio dei media Meltwater. I risultati di questa analisi dimostrano come gli attori stranieri siano ora in grado di raggiungere un pubblico più ampio e potenzialmente più vulnerabile, poiché gli utenti potrebbero essere ignari del principale obiettivo di queste fonti: diffondere propaganda.
RT ha ottenuto il più alto livello di engagement dopo che gli utenti di X non hanno più avuto modo di sapere che la testata russa — che si chiamava Russia Today, ma ha cambiato nome diversi anni fa — è gestita dal governo del presidente Vladimir Putin. L’engagement è quasi raddoppiato, passando da 1,3 milioni di like e repost quando l’etichetta era ancora disponibile a 2,5 milioni dopo la sua rimozione. Dopo il cambiamento di politiche di X, la TASS russa ha visto un aumento di engagement del 63%, l’iraniana PressTV del 97% e il cinese Global Times del 26%.
Le fonti di disinformazione gestite da governi hanno registrato un aumento dell’engagement nonostante abbiano pubblicato all’incirca lo stesso numero di post (così ora X definisce i ‘tweet’) rispetto al precedente periodo di 90 giorni. Nei tre mesi successivi alla decisione di X di rimuovere le etichette, i 12 account (quattro russi, quattro cinesi e quattro iraniani) monitorati da NewsGuard hanno ottenuto complessivamente 4,98 milionidi like e repost su un totale di 63.108 post. Nei 90 giorni precedenti alla modifica, gli account avevano ricevuto 2,93 milioni di interazioni per 62.551 post.
Nel settembre 2023, X non ha risposto a due email e a un messaggio su X di NewsGuard, in cui si chiedevano commenti sui risultati di questa analisi e sul motivo per cui la piattaforma ha abbandonato l’etichettatura che segnalava i media gestiti dagli Stati, un cambiamento che l’azienda non ha spiegato. Musk ha sostenuto in un post dell’aprile 2023 che “tutte le notizie sono in qualche misura propaganda” e che le persone dovrebbero “decidere da sole”. La Tesla, azienda automobilistica di Musk, produce e vende gran parte delle sue auto in Cina.
La decisione di rimuovere le segnalazioni è arrivata 16 giorni dopo che Musk aveva inserito NPR tra i “media finanziati da governi”, provocando un boicottaggio della piattaforma da parte dell’organizzazione giornalistica nonprofit con sede a Washington. La NPR è finanziata in parte dal governo federale degli Stati Uniti, ma opera in maniera indipendente da esso. È inoltre finanziata dalle tasse di programmazione pagate dalle stazioni associate, che sono sostenute in parte dal governo federale e dai governi statali e locali.