di PAOLO LUTTERI
L’Osservatorio TuttiMedia ha concluso il primo semestre del 2013 con un approfondimento sulla tematica protagonista del momento: il Big Data. Come dice Derrick de Kerckhove, la pubblicità è finita perché l’uomo venderà se stesso nelle piazze virtuali che frequenta? In una grande orchestra le note musicali sono gestite con arte, per produrre sinfonie. Dai vari strumenti escono suoni univoci, migliaia di suoni univoci, milioni di suoni univoci, miliardi di suoni univoci, ma è la collezione coordinata che realizza l’opera. Così, approfittando delle migliaia, milioni, miliardi, forse zettabyte di informazioni che nascono attraverso Internet, blog, forum, scambi di immagini audiovisive, convergenza tra telefono, computer e televisore, c’è la possibilità di collezionare dati e ordinarli, sfruttarli, organizzarli per comunicare meglio, prevedere meglio e, se il Grande Fratello fosse molto esigente, controllare meglio situazioni, desideri di acquisto, voluttà e orientamenti sociali. Per capirci: 1 zettabyte corrisponde a 1021 informazioni binarie, è poco meno del numero delle stelle visibili via telescopio. Si calcola che l’universo digitale oggi sia composto di 40 zettabyte (mentre leggete è sicuramente cresciuto). Già in un film di qualche anno fa, “Minority report”, si raccontava la storia di un ufficio della polizia criminale in grado di prevenire i delitti che risultavano dall’esame cross-mediale di tutte le informazioni sui cittadini che, per probabilità statistica o per sintomatologia di comportamento preannunciavano la possibilità di un evento drammatico a danno della società. Dalla fantascienza alla realtà il passo è più breve di quanto si possa pensare. Nel settore della comunicazione e in particolare della comunicazione pubblicitaria, una comunicazione di dati molto modesta quale quella che si può reperire dalla posta di un social network o dalla carte di credito del supermercato o dalla localizzazione del Gps del proprio cellulare o dall’analisi dei cookies rilasciati dai siti Internet, non è difficile risalire ai gusti, ai costumi, ai consumi e alle propensioni dell’individuo in una società molto monitorata. Così anziché spedire a vanvera migliaia di lettere o volantini di propaganda, i moderni comunicatori e pubblicitari indirizzano ad un target mirato le loro proposte. Se la mira è giusta i risultati saranno positivi. Non si può evitare, accanto alla celebrazione di queste eccellenti opportunità rese possibili dalla tecnologia, di esprimere anche una forte preoccupazione per un possibile uso indiscriminato della collezione dei dati. Big Data deve essere organizzato in modo da non ledere le libertà individuali, la privacy e i diritti della persona. Se in California tutto sembra possibile, in Europa abbiamo regole più severe. La globalizzazione delle informazioni, attraverso Internet, non deve offrire strumenti di dittatura politica o di monopoli informatici e commerciali. L’Osservatorio TuttiMedia ha organizzato lo scorso giugno questa conferenza sui Big Data, per approfondire tecnologie e normative abbinate a questo fenomeno che Derrick de Kerckhove ha definito un buzzword, ma dietro il quale c’è un tesoro pericoloso. Paolo Lutteri, dirigente marketing internazionale Rai Pubblicit