di FORTUNATO PINTO –
L’utilizzo delle nuove tecnologie e gli investimenti in ricerca e sviluppo sono indici della crescita economica sociale e culturale di una nazione: in Italia questi valori sono stati analizzati dall’Istat per il quinto anno consecutivo nel report “Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”. Nella ricerca effettuata risulta che il nostro paese è al di sotto di oltre la metà degli stati europei e precede solo Portogallo, Bulgaria, Grecia e Romania per quanto riguarda le nuove tecnologie, mentre per la spesa in R&S l’Italia è decima tra i ventisette stati europei preceduta dalla Spagna e il Lussemburgo.
La diffusione delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione rappresenta uno dei traguardi fondamentali delle politiche di inclusione sociale e culturale dell’Ue. In Italia il 52,5% della popolazione maggiore di 6 anni utilizza Internet, ma solo il 29,5% ogni giorno. Gli utilizzatori più frequenti sono le nuove generazioni: tra i giovani dai 15 ai 24 anni più di 8 su 10 si connettono ad Internet, la metà di essi lo fa tutti i giorni. Dal 2001 al 2012, l’Istat ha registrato un aumento consistente nella quota di utenti di Internet di oltre il 25%, mentre è quadruplicato il numero di utenti che utilizzano quotidianamente Internet, si è passati dal 7,1% nel 2001 al 29,5% nel 2012. Nel confronto con l’Ue, il numero di utenti online in Italia nel 2011 è decisamente inferiore alla media europea: la quota di persone tra i 16 e i 74 anni che si è connessa almeno una volta a settimana negli ultimi 3 mesi precedenti l’intervista, si attesta al 51%, a fronte di un valore medio per i paesi dell’Ue a 27 pari al 68 per cento. La posizione nazionale è simile a quella di Portogallo e Grecia, mentre Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia e Lussemburgo registrano valori superiori all’86 %.
Tra i cinque obiettivi cardine stabiliti nell’ambito della strategia “Europa 2020” c’è il conseguimento di un adeguato rapporto tra spesa per ricerca e sviluppo e Pil, definita dalla Commissione europea nel marzo 2010 per accrescere i livelli di produttività, di occupazione e di benessere sociale, anche attraverso l’economia della conoscenza. In tale prospettiva, particolare risalto è stato dato alla necessità di incentivare l’investimento privato in R&S. Nel 2010, il rapporto tra ricerca e sviluppo e Pil dell’Italia è all’1,26%, inalterato rispetto all’anno precedente. Resta così per lo più stabile il gap con i paesi europei più avanzati. La debolezza italiana si conferma anche nel settore privato con un rapporto tra spesa in ricerca e sviluppo delle imprese e Pil pari a 0,68 %, leggermente in aumento rispetto al 2009, ma comunque al di sotto della media europea (1,24 % nel 2010).
Nel dettaglio, la spesa in R&S nell’Ue27 ha assorbito il 2,01% del Pil nel 2010, restando sensibilmente inferiore a quella degli Stati Uniti (2,87% nel 2009) e del Giappone (3,36% 2009). In Europa nel 2010, solo la Finlandia , la Svezia e la Danimarca hanno superato stabilmente la soglia del 3%, fissata come obiettivo comune dei paesi Ue, seguite da Germania e Austria, per le quali l’indicatore è rispettivamente pari al 2,80 e al 2,79%. Secondo l’Istat, l’Italia è sotto il Portogallo (1,59%) e la Spagna (1,39 %).
Attraverso questi dati risulta che fra le principali economie europee l’Italia è quella in posizione peggiore e questi dati si aggravano ulteriormente a livello regionale, infatti, la gran parte della spesa per ricerca è concentrata nel Nord del Paese, che assorbe il 59,9% della spesa totale in R&S. In rapporto ai Pil regionali, le performance migliori sono quelle della provincia autonoma di Trento (2,03%), del Piemonte (1,82%) e del Lazio (1,78%). I profili delle diverse aree sono comunque molto differenti. Mentre il Nord-ovest ha assorbito il 37,3% della spesa totale per R&S (e il 48,4% di quella delle imprese), il Sud e il Centro hanno assorbito il 66,6% della spesa per R&S delle istituzioni pubbliche e il 56,5% della spesa R&S delle università.
Per quanto riguarda l’utilizzo di Internet, nelle regioni del Centro-Nord più della metà delle persone di almeno 6 anni ha utilizzato Internet nel corso del 2012. Livelli di utilizzo molto più bassi sono stati registrati nelle regioni del Mezzogiorno dove la quota degli utenti online è del 44,6%. Le regioni più svantaggiate sono la Campania, la Puglia e la Basilicata. I valori relativi all’utilizzo quotidiano della rete mostrano come la maggior parte delle regioni del Centro e del Nord siano in linea o superiori al valore nazionale (29,5%), mentre nelle regioni del Mezzogiorno, secondo l’Istat, i valori sono più contenuti soprattuto a causa delle differenti dotazioni infrastrutturali.
Fortunato Pinto
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