di SARA ALESI.

“Non siamo figli contro-figure” (Sovera 2010) è il nuovo libro di Benedetta Cosmi, 26 anni, laurea magistrale con percorso d’eccellenza in Scienze della Comunicazione, che con scrittura ironica e essenziale riflette sul mondo dei bisogni giovanili andando al di là dei luoghi comuni e ipotizzando, per problemi e difficoltà, soluzioni inconsuete ma possibili. Media Duemila l’ha incontrata.

Partiamo dal titolo: “figli contro-figure”. Che cosa significa?
Significa, già dal titolo, schierarsi, assumersi le proprie responsabilità. Entrare in dialogo con chi da anni dice che siamo inesistenti, invisibili. Forse avevano ragione, ma adesso lo stiamo scrivendo nero su bianco “Non siamo figli controfigure”, per cogliere l’immagine basti pensare alla metafora cinematografica di soggetti comparse, con poco spazio sulla scena pubblica. Allora sai che c’è? Ci meritiamo almeno di concorrere come migliori attori non protagonisti.

Da sempre i luoghi del potere e le cariche decisionali sono mediamente appannaggio di uomini di età avanzata, che si trovano a predisporre politiche e riforme che riguarderanno, però, le nuove generazioni. Come possono i giovani intervenire e partecipare più attivamente in queste dinamiche? Credi sia un’utopia?
Da sempre la guerra dei “trent’anni” ha esiti tutti da interpretare. Parlo di Orson Wells, Alessandro Magno, questi sono i miei rappresentanti; a 26 anni avevano già conquistato il mondo. Dobbiamo tenere quei parametri. Anche Eugenio Scalari, che cito alla fine del libro, sembra scandire a quell’età i miei passaggi, tra Roma e Milano, le nostre utopie e i nostri impegni. Certo Il Mondo per dirla con un grande giornale non aveva nulla a che fare con la nostra Repubblica. In questo certamente dico che i giovani che lasceranno traccia in tutte le epoche sono quelli che hanno fame, di fare e di rifarsi. Dobbiamo credere in noi stessi, e pretendere il meno possibile dagli altri e il massimo da noi. Questo significa fare politica.

Che tipo di contributo possono dare i giovani per superare l’attuale congiuntura economica?
Reinventarsi “il capitalismo dal volto umano”. Prendere in prestito teorie dalla tradizione e giocare sulle due coordinate che se la comandano: “tempo” e “spazio”. Nella festa della Cisl per i 60 anni, dal mio libro è stata recuperata la teoria che prevede l’introduzione della terza fascia oraria dalle 18 in poi. Immaginate dibattere di questo con i dirigenti sindacali e oltre un centinaio di giovani. Il Segretario Confederale cui è stata rivolta la domanda/proposta di estendere gli orari dei servizi, per rispondere a chi dice che il lavoro non c’è (basta pensare a tutte le volte che troppo presto troviamo chiusa la posta, la banca, il museo, la biblioteca, il tribunale, i negozi, il Pantheon), ha risposto: “voi avete rotto un paradigma”. Ecco, credo che il compito dei giovani nell’economia sia questo.

Perché i ragazzi italiani si trovano spesso ad essere poco competitivi con il resto dell’Europa? Colpa solo di scelte politiche sbagliate?
Perché l’Italia è il Paese fondato sulla famiglia come principale ammortizzatore sociale. Ma pensate quanto ci abbia rovinato il “tengo famiglia”, così fin qui concepito. Non è un caso che abbia scelto nel titolo la parola figlio. Rievoca il concetto di affiliati. “L’articolo 1 comma 4: tenere sempre un potente vicino, non si sa mai possa servirti qualcos’altro”. Dovremmo organizzare infatti dopo le vacanze una presentazione congiunta con i due autori, economisti, del libro “L’Italia fatta in casa”.

Mario Morcellini, riguardo la crisi di vendita dei giornali di carta dice che sono gli adulti a non leggere e non i giovani, che invece stanno aumentando nella lettura intensa e ciò vuol dire che in un paniere di possibilità tecnologiche illimitate, quale è quello attuale, si tratta di una vera e propria scelta e non come per le vecchie generazioni, dell’unica possibilità. Una visione piuttosto ottimista. Che ne pensi?
Penso che il pessimismo sia una “profezia che si auto avvera” quindi preferisco la scuola del professor Morcellini, ma come è giusto che sia a me è richiesto uno sforzo interpretativo più critico, quindi dico che il dato fornito dal professore è inopinabile sia quando dice che i giovani leggono e scelgono di farlo più di quanto ci venga raccontato, sia quando lascia intendere che gli altri segmenti della popolazione invece abbassano drasticamente la media. È così anche davanti le statistiche del numero dei laureati. È il life long learning l’elemento che altrove fa la differenza. Da noi invece abbiamo due blocchi: un numero impressionante di licenze elementari e medie da una parte e dall’altra trentenni che escono troppo tardi dai processi di scolarizzazione, come se dare loro master, dottorato, alta formazione, di primo e di secondo livello, recuperasse nelle medie in cui a incidere negativamente sono le soglie di analfabetismo. È come dire che per salvare il terzo mondo dalla fame si dà da mangiare ai Paesi in cui si vive nell’opulenza.

Secondo l’opinione comune i giovani sono caratterizzati da aridità ideologica, sono disinteressati alla politica. Credi sia vero?
Gli amori non sempre sono corrisposti, ma quando ne finisce uno bisogna chiedersi cosa ha fatto l’altro per riaccendere la passione, l’interesse, il legame, il sogno, anche davanti al “voto di castità” cui assistiamo. Chiedo che tipo di rapporto ha prospettato la politica nei confronti dei giovani? Un’avventura a mala pena elettorale. Una storia senza sguardi di intesa. Un tradimento a più riprese. La politica sembra caratterizzata da aridità, i partiti sembrano infedeli, oltretutto incapaci di storie lunghe. Un esempio esplicativo: vi pare normale che il partito più longevo in Parlamento sia la Lega Nord?

Cosa pensi dell’uso spasmodico che i giovani fanno delle nuove tecnologie?
Nelle nuove tecnologie includiamo anche i nuovi spazi di confronto? Allora dico che i giovani come chiunque altro ricerca amicizie, condivisone, dialogo. Oggi “Ne parliamo face to face book”, questo è lo slogan che ho scelto per la mia copertina! Ma perché? Perché i tradizionali “ambienti” mai come oggi risultano chiusi, inaccessibili, indifferenti, freddi, distaccati, le vostre scuole, Università, fondazioni, istituti, centri studi a che ora chiudono? I nostri siti, motori di ricerca, chat, community? Ancora una volta, ripensiamo in modo moderno le istituzioni e la cultura, saremo sorpresi dall’uso spasmodico.

intervista di Sara Alesi

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