L’ISTAT, che ha appena pubblicato la prima indagine completa sul settore beni culturali, valuta in più di 100 milioni i visitatori presenti nel 2011 nelle strutture culturali italiane (musei pubblici e privati, parchi archeologici, complessi monumentali).
Purtroppo Bankitalia, nel suo rapporto annuale sulle economie regionali, valuta in soli 260 milioni di euro l’introito ricavato dalla vendita dei biglietti, una media di 2 euro e 26 centesimi a visitatore.
E la situazione è ancora peggiore se prendiamo in considerazione le attività dei servizi accessori (video guide, cataloghi, ristorazione, ecc.): sempre secondo lo studio di Bankitalia, non supera i 45 milioni complessivi nel 2011. Il Louvre da solo, per fare un esempio, ricava dal settore 20 milioni all’anno, così come il British Museum. Per non parlare del Metropolitan di New York (oltre 70 milioni) o lo Smithsonian Institute (oltre 130).
Del resto, dal 2001 al 2013 il bilancio del Ministero dei Beni e delle attività culturali è passato da 2,7 miliardi a 1 miliardo e mezzo: per dire, il badget del MIBAC per il 2013 è un terzo del suo omologo francese.
Potrei continuare a fornirvi dei dati estremamente utili per capire in quale stato versa la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, ma mi sembra che il quadro generale sia chiaro. Voglio solo aggiungere un’ultima considerazione: riguarda i giovani con età compresa tra i 18 e i 25 anni, che rappresentano poco più di un quinto dei visitatori dei musei. Le cause sono da cercare nella carenza di politiche tariffarie di favore per gli under 25, nella relativa staticità dell’offerta espositiva e in un rapporto con le ICT ancora da sviluppare
E’ evidente che abbiamo un problema, complesso e dalle molte sfaccettature.
Credo che nessuno, in questa sala, possa avere dei dubbi sul fatto che i Beni Culturali possono essere un potente traino per la ripresa economica dell’Italia, se solo riusciamo a sviluppare dei nuovi modelli di gestione della cultura, capaci di creare occupazione sostenibile utilizzando anche, soprattutto, le nuove tecnologie.
L’offerta culturale del paese deve cambiare radicalmente: si deve mettere al passo con i tempi e guardare alla generazione dei “nati digitali”, per i quali la tecnologia è insita e non accessoria, come il bacino privilegiato a cui rivolgersi con nuovi strumenti e nuovi stimoli. E non penso solo ai giovani italiani, ma anche e soprattutto ai giovani turisti di tutti i continenti, che arrivano per vedere il Paese più bello del mondo e spesso non trovano un’offerta culturale all’altezza delle aspettative.
Le nuove tecnologie devono contribuire a promuovere la diffusione della conoscenza dei musei italiani; penso al Web, che può facilmente raggiungere potenziali visitatori dislocati in ogni parte del mondo. Ma penso anche alla fruizione delle opere in 3d e alle guide interattive attraverso i devices mobili, o ancora all’uso della realtà aumentata come lettura facile e stimolante dei percorsi culturali di una città.
Purtroppo, però, i musei italiani sono ancora poco presenti nel web. Solo la metà ha un proprio sito. Solo il 16% permette l’accesso online a opere di particolare rilievo.
La scarsa dimestichezza con tutto ciò che oggi rappresenta la Rete, sia come ambiente nel quale segnalare la propria esistenza e le proprie attività, sia come potente strumento informativo su calendari, orari e servizi, sia come mezzo user friendly di larghissimo raggio per la prenotazione delle visite e la vendita dei biglietti, contribuisce ad esprimere una bassa capacità di penetrazione nel pubblico internazionale. Inoltre la ridotta capacità di comunicazione dei contenuti in lingue diverse dall’italiano è una delle principali cause del “mancato aggancio” fra patrimonio museale italiano e visitatori stranieri.
Voglio ora illustrarvi cosa fa la Fondazione Ugo Bordoni nel campo dei Beni Culturali e, soprattutto, con quali idee e quali proposte intende proporsi come motore di cambiamento nel modello di fruizione culturale italiano.
La FUB lavora sui beni culturali dal 2008 a partire da una convenzione di collaborazione scientifica con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
Obiettivo della convenzione è lo studio e la sperimentazione di modalità per l’applicazione dell’innovazione tecnologica alla fruizione, valorizzazione e comprensione dei beni culturali, coniugando la ricchezza e la profondità dei contenuti offerti con la facilità d’uso.
In questo ambito la Fondazione ha proposto, progettato e realizzato applicazioni multilingue per dispositivi mobili disponibili sia per piattaforma Apple che Android. Le applicazioni consentono la visita multimediale interattiva di due proposte culturali: “Aventino tra visibile e invisibile” e “Il museo diffuso del Rione Testaccio”, permettendo al visitatore di percorrere itinerari multimediali di alcune aree della città di Roma, offrendo modalità di visita organizzate attraverso un menù per la scelta tra luoghi, percorsi e multimedia (immagini, video e realtà virtuali). L’utente può quindi scorrere le immagini ascoltando le descrizioni audio o, se preferisce, leggendo i testi descrittivi.
La Fondazione sta inoltre preparando una terza applicazione, “Tra Esquilino e Viminale: storie da un contesto urbano”.
Per questo processo di valorizzazione la FUB agisce principalmente su due piattaforme: il web per raggiungere tutti e il mobile per aumentare l’immersione di chi sta già visitando le strutture.
Inoltre, le visite multimediali iAventino e iTestaccio sono completate da approfondimenti, notizie ed altri elementi multimediali.
In questi lavori la Fondazione si distingue per 3 caratteristiche principali che differenziano le nostre proposte dall’offerta attuale:
1. La competenza tecnologica, con un occhio sempre attento ai continui sviluppi ed alla loro applicabilità ai beni culturali.
2. La stretta collaborazione, ormai consolidata, con gli archeologi per la produzione di contenuti testuali e iconografici, che rendono le nostre applicazioni un utile riferimento anche per gli studiosi.
3. La sperimentazione con campioni rappresentativi degli utilizzatori per la valutazione della qualità delle tecnologie proposte e dell’impatto sugli utenti.
E siccome la Fondazione Bordoni è storicamente caratterizzata dalla ricerca continua di innovazione, non ci siamo certo fermati ai tre lavori che ho descritto. Attualmente, infatti, sono in corso di sperimentazione due strumenti di ultima generazione:
– Applicazioni di realtà aumentata, dove il visitatore può fruire di un’esperienza immersiva in tour virtuali, interagendo con informazioni multimediali aggiuntive, dai percorsi per raggiungere i propri obiettivi all’acquisto on line di prenotazioni e biglietti.
– Ambienti digitali che, attraverso simulazioni grafiche, permettono all’utente di comprendere i diversi fenomeni storici, sociali, economici e culturali della realtà antica che appare dai resti archeologici presenti sul territorio e dalle testimonianze artistiche conservate nei musei.
Come abbiamo visto, la maggior parte dei musei italiani mette a disposizione del visitatore un sistema di visita di tipo tradizionale, costituito da guide cartacee, audioguide esplicative e didascalie testuali poste nelle diverse sale espositive o in prossimità dei singoli monumenti. Quello che invece si sta consolidando, soprattutto all’estero, è un nuovo modello di comunicazione della conoscenza attraverso il linguaggio dei nuovi “media” per l’accesso multimodale, diretto e immediato alle informazioni che sono ormai generate e presentate in forma digitale e multimediale. Diviene quindi naturale, per la Fondazione, di proporsi come CENTRO PER L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA DEI MUSEI.
L’obiettivo è quello di aumentare il coinvolgimento dei cittadini, e in particolare dei giovani, integrando e completando (senza sostituire) l’offerta attuale con prodotti e servizi multimediali e 3D che siano fruibili su diversi dispositivi: desk, totem, tablet, smartphone, etc.
Il nostro progetto prevede da una parte l’individuazione, l’ideazione e la realizzazione di elementi multimediali dedicati alle diverse tipologie di Museo e alle specificità delle opere esposte, dall’altra la diffusione e la promozione del Museo mediante le tecnologie più innovative, al fine di offrire una più facile comunicazione e comprensione museale, con un target il più ampio possibile, multilingue e con diversi livelli di lettura.
Infine, il progetto prevede anche di facilitare e promuovere la comunicazione attiva tra i visitatori e la direzione del Museo attraverso i social network (facebook, twitter, youtube), di istituire degli spazi multimediali all’interno del Museo, di assistere il visitatore in modo personalizzato, abbattendo le barriere fisiche e virtuali e promuovendo, con iniziative mirate, la fruizione del Museo anche alle persone diversamente abili.
Voglio solo sottolineare, in conclusione, come sia non solo possibile, ma addirittura a portata di mano un nuovo modello di fruizione culturale. Vorrei poter riuscire a vedere un Paese pienamente consapevole delle sue immense potenzialità, che sappia abbinare le diverse specie di turismo e di “uso” del territorio, ben sapendo che la grande pluralità di offerte di cui l’Italia dispone, se ben coordinate e presentate, possono costituire la carta vincente per il futuro nostro e dei nostri figli.
Alessandro Luciano, presidente FUB