di LUCIANO CLERICO
Ritorno al futuro per quello che, fino a ieri, era il Nuovo Mondo: l’America di Barack Obama vuole dare nuove norme a quel mondo ancora tutto da regolare che sono “i servizi a banda larga”, quelli che consentono la diffusione delle Tv via cavo e l’accesso a Internet.
Come sempre prima degli altri, l’America ha capito che è tempo di dotare non solo la Rete, ma anche l’accesso alla Rete di un nuovo quadro normativo. Servono regole, in primo luogo a tutela della democrazia. Per questo è necessario che arrivi presto in materia di Comunicazione una nuova legge ispirata a due principi di fondo: garantire la “neutralità della Rete”; tutelare “l’universalità dell’accesso”.
È a questi due principi che si ispira la presa di posizione resa nota dalla Federal Communications Commission (FCC), l’organismo governativo che in America sovrintende al settore della Comunicazione. Secondo la FCC, i cosiddetti “servizi a banda larga” vanno regolamentati alla luce dell’evoluzione tecnologica che ha avuto l’intero settore della Comunicazione. Il “vecchio” Commission Act, che pure risale solo al 1996 non basta più, è vecchio.
Ancora una volta gli Stati Uniti fanno da apripista in una materia che, in gran parte, è ancora tutta da codificare per quanto riguarda le regole del comune vivere civile “sul Web”.
Da un lato, l’America riconosce che per quanto riguarda banda larga, Internet e “servizi di comunicazione”, è tempo di istituire regole di fondo nuove, a tutela tanto dei consumatori quanto della libertà di espressione. Hanno bisogno di nuove regole i fornitori delle reti (i “web provider”, come Comcast), i fornitori dei contenuti (i “web content provider”, come Google), le “web communities”, come per esempio Facebook.
Dall’altro gli Usa riconoscono che la Rete ormai non solo è storia, ma fa storia. La Biblioteca del Congresso ha infatti annunciato (tra le polemiche) di aver acquisito l’archivio pubblico di Twitter, il microblog su cui milioni di cittadini inviano e condividono i loro micromessaggi di al massimo 140 battute. Per la Library, quei micromessaggi hanno una loro rilevanza culturale precisa, vanno conservati, ve ne sono alcuni degni di valore documentale assoluto (come gli scambi tra parlamentari). “Provate a pensare cosa faremmo se Twitter fosse esistito al tempo dei Padri Fondatori? – ha detto uno dei curatori dell’iniziativa, lo storico Pat Nelson -. Non conserveremmo forse quei loro ‘cinguettii’ scambiati via Twitter come documenti preziosissimi, capaci di testimoniare come è nata la Costituzione americana?”.
Per questo la Library ha detto si’ alla conservazione dei microblog, anche se non sono mancate le polemiche, perchè c’è chi giudica indegno di un’istituzione come la Biblioteca conservare gli scambi avvenuti, per esempio, tra i partecipanti ad “American Idol”, che è l’equivalente italiano dell’Isola dei Famosi.
La Library ha comunque deciso. Coglie lo “spirito” del tempo. È per tutto questo la FCC ha chiesto formalmente regole più severe e rigorose per quanto riguarda i fornitori dei cosiddetti “servizi a banda larga”.
Secondo la FCC, per queste forniture ci vogliono norme più severe e rigorose, a tutela dei consumatori, e a salvaguardia della “liberta” di accesso a Internet.
“Cosa” è legittimo mettere in vendita sulla banda larga? “Quanto” far pagare l’accesso al Web? “Come” regolare il settore rispettando tanto la libertà d’impresa quanto quella dei cittadini?
Nella presa di posizione della FCC (che è espressione dell’amministrazione Obama) sono implicite tutte queste domande di fondo. “È dovere della commissione fissare limiti ragionevoli a tutela dei consumatori contro eventuali soprusi regolamentari” ha spiegato il presidente della FCC, Julius Genachowski. La Rete, per definizione, è e deve essere “rete”, una struttura per sua stessa natura “neutrale”. Può un soggetto privato (Comcast, per esempio) negare l’accesso ad alcuni clienti? Può, di fronte ad un fenomeno come Internet, ragionare esclusivamente in termini di mercato. La parola è al legislatore. Ma la Commissione – in attesa di una legislazione precisa al riguardo – ha il dovere di vigilare su eventuali abusi.
La richiesta della FCC è venuta dopo che la stessa Commissione aveva perso davanti alla Corte d’Appello del District of Columbia una causa che la vedeva contrapposta a Comcast, il più grande “provider” degli Stati Uniti in materia di fornitura di servizi via cavo. Secondo la FCC, Comcast aveva bloccato volontariamente e arbitrariamente l’accesso a Internet di alcuni clienti, commettendo dunque un abuso. La Corte però aveva dato torto alla FCC, precisando che – in base alla legislazione vigente – non rientra nelle sue funzioni il potere di esigere che sia garantito a tutti il libero accesso a Internet.
La FCC ha quindi ritenuto di sollevare il problema a livello politico. Con l’appoggio dell’amministrazione Obama (di cui è espressione) e con il sostegno bipartisan di molti parlamentari, ha deciso di rilanciare. La decisione adottata dalla Corte d’Appello del District of Columbia – ha scritto la Federal Communications Commission in una nota ufficiale – “restringe in modo illegittimo il ruolo (della FCC) per quanto riguarda la protezione dei consumatori, la promozione della concorrenza e l’assicurazione che tutti i cittadini possono beneficiare delle reti a banda larga”.
È tempo cioè, secondo i membri della Commissione, di riformare il Communications Act del 1996 perché – sostengono – non è più adeguato ai tempi e ai modi della comunicazione contemporanea.
Luciano Clerico
corrispondente ANSA da Washington