Gli ologrammi (dal greco “hòlos” tutto e “gràmma/graphèin” grafico) sono innanzitutto un procedimento fotografico in grado di riprodurre immagini tridimensionali. Oggi sono utilizzati dall’industria come elementi anticontraffazione (in quanto difficili da riprodurre) sotto forma di bollini o loghi stampati direttamente sugli oggetti, siano essi passaporti, carte di credito, banconote, piuttosto che supporti digitali come Dvd e cd-rom. Ma si tratta di immagini statiche, segni grafici per l’appunto: tutt’altra storia è pensare all’ologramma come riproduzione 3D di un’immagine in movimento, che si crea davanti ai nostri occhi occupando lo spazio circostante e fornisce la sensazione di un oggetto reale che si muove nelle tre dimensioni; fantascienza si dirà, e in effetti tali prodigi si vedevano solo al cinema o in tv.
E invece oggi è stato compiuto un passo decisivo per tradurre la proiezione 3D olografica in realtà, grazie all’ideazione di una nuova tecnica in grado di creare ologrammi iperrealistici, visibili da angoli diversi e privi di distorsioni: questo secondo quanto riportato da un articolo pubblicato sulla rivista Nature Photonics da un gruppo di scienziati della Bilkent University (in Turchia). Afferma il Dottor Ghaith Makey, l’autore principale dell’articolo: “La nostra tecnica può funzionare in tempo reale e sicuramente aprirà la strada all’olografia video 3D dinamica: presto potrebbe essere possibile creare una versione semplificata di un Holodeck”. Con Holodeck si fa riferimento al simulatore, ideato nella saga Star Trek, che rendeva possibile la creazione di ologrammi tridimensionali proiettati nello spazio circostante agli attori protagonisti. Fino ad oggi il problema più grande nella realizzazione di proiezioni olografiche 3D era rappresentato dal fenomeno del cross-talk, ovvero delle interferenze che si venivano a creare tra il gran numero di immagini bidimensionali assemblate tra loro (per creare un effetto tridimensionale), che finivano per generare sfocature e annullare la profondità prospettica. Il problema è stato risolto, secondo Onur Tokel (altra figura di spicco del team di scienziati coinvolti), attraverso il miglioramento dei modelli matematici preesistenti, come spiega affermando: “”Non era possibile proiettare simultaneamente la parte posteriore, centrale e frontale di un oggetto 3D: abbiamo risolto questo problema attraverso una semplice connessione tra le equazioni sviluppate da Jean-Baptiste Joseph Fourier e Augustin-Jean Fresnel. Utilizzando questa proprietà matematica abbiamo implementato la proiezione portandola da 3-4 immagini a 1000 proiezioni simultanee!”. Un risultato molto incoraggiante per lo sviluppo di questa tecnica, che potrebbe trovare applicazione nei campi più disparati: dalla scienza alla medicina, dal controllo del traffico all’intrattenimento, come chiarisce il Prof. Serim Ilday, altro componente del team di Bilkent: “I nostri ologrammi superano già ora, in qualità, tutti i precedenti ologrammi 3D sintetizzati digitalmente. Il nostro metodo è universalmente applicabile a tutti i tipi di supporti olografici, siano essi ologrammi statici o dinamici. Le opportunità sono moltissime; applicazioni immediate possono essere in schermi 3D per uso medico o per il controllo del traffico aereo, ma anche interazioni tra materiali laser e microscopia”.
Sembra vicino, dunque, il traguardo della creazione di ologrammi 3D realistici e dettagliati, dopo lunghi anni di sperimentazione nel campo dell’olografia, con scarsi risultati in termini di nitidezza e verosimiglianza delle proiezioni: questa volta la strada intrapresa appare quella giusta, per passare definitivamente dalla fantascienza alla realtà.

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Giacomo Birocchi
Laureato in Scienze della Comunicazione presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Lavora come Executive Producer presso Duo Art Film, casa di produzione milanese. Attualmente collabora con Media Duemila.