Dal suo osservatorio privilegiato, Roberto Liscia, presidente Netcomm (Consorzio costituito l’8 settembre 2005 con l’obiettivo di favorire la crescita e la diffusione del commercio elettronico in Italia, aiutando le imprese nella loro evoluzione digitale) è ottimista e spiega che l’era degli acquisti in Rete è alle porte. Esploderà grazie allo smartphone ed a metodi di pagamento alternativi, e già oggi si evince che il 56% delle persone che non hanno mai fatto un acquisto online dichiara che attraverso il cellulare lo farà.
Il mobile è dunque l’estensione della nostra fisicità. Dalla teoria di de Kerckhove alla vita reale…
“Lo smartphone è in assoluto la protesi elettronica per eccellenza. Risponde a quelli che sono i bisogni primari degli esseri umani dell’era digitale: entertainment, informazione, conoscenza, acquisto etc… “.
Il mobile dunque fa superare la diffidenza che hanno gli italiani nel fornire i dati personali?
“Certamente. I comportamenti di acquisto online sono cambiati, come rilevano i nostri indicatori. Il fatturato via Rete è aumentato del 20% in un anno. Gli acquirenti online sono passati da 9 a 15 milioni in un anno e mezzo. Lo smartphone ha segnato la differenza perché trasmette sicurezza, vive con noi 24 ore al giorno. Telefono e pagamento come paypal (40% degli acquisti online) determinano la differenza fra ieri e domani. I metodi di pagamento che non necessitano la digitalizzazione di informazioni sensibili sono i preferiti. Noi lavoriamo a Mybank, che permetterà di pagare con l’e-banking, senza bisogno di inserire credenziali. La ricaduta sul mercato sarà importante”.
Quanto tempo per arrivare ad una quota di mercato interessante?
“I cambiamenti nella nostra era sono velocissimi. La percentuale delle persone che compra online è passata dal 29% al 50% in meno di due anni. Grazie al mobile ci avviciniamo agli standard europei, il vero problema del nostro paese è un’offerta scarsa. L’inerzia diffusa non è soltanto culturale. Gli investimenti necessari per avviare un e-commerce sono ingenti e, purtroppo, la crisi non permette agli imprenditori di investire nel settore. In più la frammentazione delle imprese è elemento ulteriore di freno allo sviluppo di un’offerta qualificata sul mercato digitale italiano ed internazionale”.
Maria Pia Rossignaud