GiULia (GIornaliste Unite LIbere Autonome) festeggia 10 anni, ne parlo con Paola Rizzi che ne fa parte per capire di più…
L’associazione riunisce le giornaliste italiane, impegnate contro discriminazioni e stereotipi nei media, gender gap, violenza di genere promuovendo buone pratiche nel giornalismo e valorizzazione delle competenze femminili in Stem, economia e scienze politiche attraverso la piattaforma 100esperte.it. Nella rassegna stampa che curiamo una volta al mese su giulia.globalist.it evidenziamo il gender gap informativo. Ad esempio dal 30 agosto al 4 settembre 2021, in tutte le testate esaminate, le donne sono sempre in minoranza: firma nelle prime pagine 531 di uomini e 174 di donne; per quanto riguarda editoriali, commenti e analisi abbiamo contato 91 uomini versus 23 donne; gli intervistati sono stati 149 e le intervistate solo 45. Le fotografie di uomini sono 205 uomini e 50 di donne. Nella società rappresentata dai media le donne occupano a quanto pare solo il 25%.
La sotto rappresentanza di genere è solo uno dei temi sui quali riflettete, ora è il momento di “#STAIZITTA giornalista!”?
Sì, il libro che ho scritto con la presidente di GiUlia Silvia Garambois, che ha il fine di appoggiare le colleghe troppo spesso attaccate con violenza sui social network. Abbiamo raccolto testimonianze di giornaliste che tutti i giorni si trovano a leggere messaggi offensivi sui social per il lavoro che fanno ma che vengono attaccate come donne, situazione inaccettabile. Un fenomeno in crescita che allarma anche Onu, Unesco, Osce.
Insieme per le donne e con le donne, promuovere innovazione non tecnologica ma di pensiero è dura ….
Guardando la realtà attraverso la cosiddetta infosfera emerge che le persone danno il peggio di sé stesse in questo nuovo ambiente comunicativo. La polarizzazione, le echo chamber, sono fenomeni inquietanti ma la rassegna stampa che curiamo, come anticipato all’inizio dell’intervista, fa emergere settimana dopo settimana il contesto di disparità in cui operiamo e viviamo. “The Global Media Monitoring Project “ ogni 5 anni monitora i media a livello mondiale e ci mette difronte a dati di disparità di genere che allarmano. Abbiamo molto da fare e la tecnologia ci può aiutare soprattutto dal punto di vista della raccolta dei dati.
Cosa consigliare a una giovane donna che si affaccia al giornalismo?
Bisogna avere preparazione, coraggio e forza perché il nostro è un ambiente che è divenuto più difficile da affrontare anno dopo anno. Occupare questo nuovo spazio pubblico non è semplice, siamo ancora troppo poco preparati alla realtà del mondo digitale non solo come professionisti, ma anche come cittadini. Abbiamo bisogno di un’istruzione che sia in grado di fornire gli strumenti per non cadere nella rete e venirne fagocitati o addirittura manipolati.