“Dove nasce l’ingegnere del futuro: tecnico ma anche artista”. Paolo Dario parla della nuova figura su Media Duemila del marzo 2004, più di 100 numeri prima di questo in cui proponiamo commenti sul Piano Industria 4.0. Al telefono, mi dice che quanto riportato da Media Duemila nella sua prima intervista è storia dell’evoluzione degli ingegneri perché in buona parte quanto anticipato è realtà.
Oggi ritorna protagonista su questo numero dedicato all’Industria 4.0 anche per confermare che quanto immaginato tredici anni fa, oggi è stato realizzato.
“C’è una cosa in cui credo moltissimo e che, è forse, il vero e più importante obiettivo mio e del nostro gruppo di bioingegneri robotici della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per i prossimi anni – si legge nell’intervista di marzo 2004 – contribuire significativamente a progettare ed educare una nuova figura di ingegnere, magari di nicchia (anche se ci auguriamo di no) ma davvero prezioso per il nostro Paese. Un ingegnere che, secondo noi, non è altro che, una versione moderna e aggiornata di quello che furono gli ingegneri italiani del rinascimento”.
Dario parla di Leonardo Da Vinci, quale esempio di ingegnere rinascimentale, un modello perché non era solo un tecnico, ma anche un artista: “E viveva, sognava e progettava con la cultura della centralità dell’uomo, tipica del Rinascimento”.
Tiene a sottolineare che: “E’ stata un’intervista eccellente quella di Media Duemila, il giornalista ha reso il mio pensiero meglio di quanto lo avessi raccontato e posso affermare che molte delle cose che avevo intenzione di fare all’epoca sono state realizzate”.
La sua metafora preferita è connecting the dots di Steve Jobs, connettere tutti.
Riflettendo sull’oggi, precisa che se quanto immaginato si concretizza: “Allora significa che la tendenza seguita era giusta. In questo caso Media Duemila testimonia il percorso di successo”.
Nel 2004 i cellulari erano i Nokia, non esisteva Amazon, Google, Tesla e Uber e soprattutto i robot erano macchine primitive. Si cominciava a parlare di meccatronica in Giappone.
“La professione dell’ingegnere andava rivoluzionata – continua il professor Dario – perché a guardar bene è una figura disegnata nel diciannovesimo secolo. Nuove abilità si sono rese necessarie. Educato ad essere un progettista manager, l’ingegnere si è dovuto trasformare anche in imprenditore. Il mercato richiede ingegneri creativi, esperti di open innovation con familiarità nel crowdfunding e tanto altro”.
L’ Industria 4.0 per Dario è sinonimo di connessione totale, niente di più di quanto chiediamo al nostro telefono che vogliamo sempre connesso a banda larga.
“L’Ingegnere è funzionale al passaggio che stiamo vivendo – conclude – per questo deve avere conoscenze che vanno fuori dalla fabbrica, utili ad aumentare produttività e flessibilità”.