Lettera aperta di Paolo Lutteri – 19 ottobre 2023
Caro Davide,
oggi la civiltà ha due fisionomie: la trasgressione e l’innovazione tecnologica. Dopo la lezione di prompt engineering dell’Osservatorio TuttiMedia della scorsa settimana, ho un po’ di ritegno a porre domande metafisiche ai computer di Intelligenza artificiale. Ma sono curioso: mi piacerebbe valutare le risposte, sicuramente diversificate dagli originali algoritmi delle case produttrici di AI, sulle accezioni delle divinità, esistenza e attributi. Forse risponderebbero “si dice che…”, “nella storia delle religioni…”, “la letteratura…”, oppure “non sono stato addestrato a…”. Insomma i concetti di ‘incarnazione’, ‘reincarnazione’, ‘resurrezione’, ‘72 vergini che aspettano in cielo’, ‘giardino dell’Eden’, ‘paradiso’ sono senza prove concrete, anche se immagini ben figurate. Sulla ‘fede’ l’IA potrebbe rispondere che è un’autocertificazione, oppure come Dante: “è sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi”. Anche qui una via senza prove. Il fatto è che la teologia è lontana dall’esplorazione concreta dell’intelligenza artificiale e che solo gli umani hanno una consapevolezza metacognitiva. Le chat gpt (Generative Pre-trained Transformer) potrebbero scrivere al massimo testi di fantascienza. Se qualche algoritmo mi desse garanzie di esistenza di divinità soprannaturali, direi che sarebbe una post-verità.
Ciò detto, torniamo alla tragica attualità del Medio Oriente. Chi dice che la volontà di un dio incoraggia le sue azioni aliena il suo cervello. Guerre sante oggi sono senza significato. Anche lo Stato confessionale è antistorico; è in ritardo sul progresso della civiltà. Non si può farsi truffare dagli impostori.
Diritti e doveri umani invece esistono e sono sanciti dalle leggi civili. Esistono anche i crimini e i delitti contro l’umanità e, dopo le efferatezze della seconda guerra mondiale, sono stati sanciti dalle istituzioni civili sulla quasi totalità del nostro pianeta. Anche la guerra è in qualche misura regolamentata: niente omicidi, niente genocidi, no ostaggi, rispetto dei prigionieri, no torture, no bombe chimiche o nucleari, no bombardamenti mirati ai civili, rispetto bambini e anziani, assistenza sanitaria sempre garantita… Ci sono anche tribunali internazionali, ma i paesi sono turbolenti, la pratica è lontana dalla teoria. Molti Stati non ci sentono, non intervengono, non aderiscono e non sanzionano. Terroristi di qui e di là non danno retta a principi umanitari. Così tra Israele e Palestina la situazione è impropria e illegale da anni, la diplomazia internazionale e le grandi potenze non hanno voluto spingere più di tanto per aggiustare le cose. I fuorilegge han preso potere.
Accanto alla gente comune, desiderosa di capire e preoccupata per la pace del mondo, e ai diplomatici impegnati a contenere le crisi, girovagano interpreti faziosi, guerrafondai, radicali e radicalizzati, untori, postillatori saccenti, followers agitati, spesso protagonisti di incursioni mediatiche sopra le righe. Sul campo si muovono terroristi organizzati, infiltrati, cyberpirati, leader arroganti, assassini vanitosi autoreferenziati, servizi segreti deviati, occupazioni arbitrarie, omicidi, rapimenti, rappresaglie. Con i fucili o con i cannoni i bersagli sono prevalentemente e inevitabilmente civili.
I nostri governi occidentali, oggi, benché si dicano fieri del pensiero democratico e liberista, un po’ si devono vergognare perché, al di là della ammirabile innovazione tecnologica, non hanno saputo educare nemmeno alla discussione per la verità e la giustizia (e neanche a un progresso economico sostenibile). Imprevidenti, impotenti o incapaci?
Alla civiltà terrestre dell’homo sapiens, dopo 5 milioni di anni, manca ancora un’intelligenza collettiva, anche se stiamo costruendo quella artificiale. Speriamo che queste crisi stimolino la necessità di un piano di pace, per vivere condividendo cause comuni e riducendo le disuguaglianze di diritti. Presto. Fai qualcosa anche tu, Davide!
Oggi l’immagine è volutamente quella di un lenzuolo bianco che copre le migliaia di morti, vittime innocenti di una società largamente imperfetta, le cui famiglie chiedono giustizia alla storia.
Paolo