Intervento di Costanza Andreini (Public Policy Manager Italy and Greece Meta) al corso di formazione dal titolo: “Da Internet all’Intelligenza Artificiale Generativa: giornali e giornalisti alla sfida della creatività” organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti.
“La mia riflessione è quella di un’azienda privata che ha un ruolo importante nella vita di tutti. Le piattaforme sono un mondo diverso rispetto a quello della stampa tradizionale, ma in realtà il motivo per cui vogliamo essere parte del contributo e del dibattito è perché Meta vuole delle regole, vuole capire quale sia il framework normativo internazionale all’interno del quale muoversi perché per investire, lavorare con milioni di utenti ogni giorno è importante avere regole certe e armoniche. Rispetto alle direttive e ai regolamenti che sono stati discussi lungamente a livello europeo e internazionale, le piattaforme stanno facendo uno sforzo straordinario di compliance per i contenuti. Lo sforzo viene dalla volontà di credere in una regolamentazione che possa unire tutti. I punti di vista sono spesso diversi, ma un dibattito informato, soprattutto riguardo all’intelligenza artificiale, fa sì che i diversi punti di vista possano concorrere a costruire delle regole che siano realmente efficaci nei prossimi dieci anni perché siamo ad un punto chiave per capire gli sviluppi dell’IA. Meta lavora con l’intelligenza artificiale da diversi anni, alcuni team si occupano di sviluppo di regole ed anche dell’investimento economico per lo sviluppo. L’intelligenza artificiale ci aiuta a rimuovere i contenuti che non rispondono alle regole, ad esempio la moderazione è migliorata molto perché è più facile individuare parole che violano le regole della piattaforma e siamo più veloci nella rimozione di contenuti illeciti.
Come tutti, siamo in attesa del quadro normativo per capire come rispondere a quelle che saranno le nuove regole.
Il nostro è un modello di IA open source, ovvero che garantisce la possibilità a sviluppatori, ricercatori e accademici, anche con licenze di tipo commerciale, di utilizzare un codice sorgente base di alcuni modelli di IA da sviluppare. La differenza tra un modello chiuso e uno aperto sta nella possibilità di accesso per tante persone che possono così studiare questi codici e lavorarli. In questo modo si possono mitigare gli errori alla base dell’intelligenza artificiale, ridurre i bias ed anche rilevarne i rischi, democratizzare i processi e l’accesso al sapere, perché la tecnologia può essere usufruita a costi abbordabili per una quantità maggiore di realtà e persone.
Ed ora parliamo di metaverso che ha polarizzato il dibattito tra gli entusiasti e i timorosi. In realtà il metaverso è un processo naturale di innovazione tecnologica che si traduce in nuove forme, nuove espressioni e nuovi modi di utilizzare il digitale. Ad esempio, fino a qualche anno fa con il nostro cellulare usavamo delle modalità di interazione esclusivamente in 2D, senza la possibilità di fare videochiamate. Adesso invece siamo passati al 3D. Gli strumenti messi a disposizione dalla realtà virtuale e immersiva inducono l’evoluzione del linguaggio e del modo di relazionarci con l’altro.
L’IA non è uno strumento avulso da questo contesto, è il motore di quella che sarà una modalità nuova e più ricca di interazione fra persone.
Per questo è importante che le regole includano la possibilità di avere un futuro tecnologico e che quindi permettano investimenti e sperimentazione, dove garanzie, responsabilità e protezione siano uguali per tutti”.