Cara Matilde,
stammi vicina, oggi spariamo sul sistema. I passaggi di quanto sto per raccontarti sono quelli del mito di rivolta contro un destino intemperante. Sarà solo un esercizio di fantasia?
Nonostante tutta la strumentazione tecnologica di cui il mondo dispone, sembra che un po’ tutti, intellettuali e manovali, potenti e poveracci, navighino a vista. Sì, ci sarebbero percorsi organizzati, programmi sociali, guide economiche, previsioni e scadenze, ma i cambiamenti improvvisi e le variabili nascoste rendono tutto fragile e provvisorio, nonostante le dichiarazioni di impegno. Nell’incertezza quasi tutti guardano al presente e ignorano che il tempo scorre.
Il mondo sembra come una partita di calcio, dove la squadra favorita dovrebbe vincere 5 a 0 e invece gli intoppi di qui e di là riducono o capovolgono il risultato. I giocatori trepidano ma pensa come fibrillano i politici (e gli elettori) che oggi sostengono questo e domani son pronti a sostenere quest’altro. Pensa agli scienziati che credevano che il Sole ci girasse intorno e invece l’entropia cosmica è ancora da scoprire. I magistrati raccolgono prove, gli avvocati le smontano coi cavilli, forse ci sono sentenze pilotate. Anche gli storici trovano testimonianze contradditorie e i giornalisti furbacchioni manipolano le notizie pro-tempore, seguendo i vantaggi occasionali dei loro padrini.
E’ la bufera mediatica, nella quale verità e giustizia e merito paiono bandierine al vento. E le leggi ‘naturali’? Proprio sulle leggi ‘naturali’ c’è un gran ventaglio di opinioni e quindi gran confusione. I ‘comandamenti’ sono un fatto di culture locali, perfino di religioni extraterrestri e convinzioni personali. Sembra un bene che la cultura non sia un monolito, ma se i semafori sono stati adottati dappertutto, avrebbe senso che qualche altra regola sia rispettata ovunque. Quel che emerge è che oggi il genere umano non ha ancora una cultura universale e l’interpretazione delle parole diventa autoreferenziale per ogni tribù culturale. La torre di Babele è sempre una buona similitudine.
Ma, cara Matilde, questa mia sbrodolata di borbottii che tratteggia uno scenario apocalittico può essere solo uno sfogo emotivo di contestazione al sistema. Il sistema è come la fatalità, ineffabile, intrasparente, non firmato.
Il sistema è terribilmente forte, nonostante le contraddizioni. Il sistema vorrebbe la pace ma tollera le guerre, vorrebbe unità ma predica la diversità e la competitività. Il sistema se ne infischia delle minoranze e dei danni collaterali. Il sistema procede da secoli macinando idee e brontolii, cose, persone, natura. Cara Matilde, se ti opponi il sistema ti stritola. Magari ti beffa, lasciandoti un certificato di martirio, un aureola di speranza fasulla.
Dunque viviamo sotto questo grande ombrello del sistema, come fosse il tetto della caverna di Platone su cui i media influenzano l’opinione pubblica. Ciò detto, non possiamo stare a guardare e basta. Nella nostra caverna c’è da fare per organizzare al meglio la nostra società, includere efficacemente gli elementi, ridurre le disuguaglianze, procedere nella civilizzazione ingegnosa ed esserne fieri. E il sistema, lo dobbiamo costruire noi.
Come racconta il mito, Prometeo per il genere umano rubò il fuoco al sistema di Zeus e fu incatenato. Cara Matilde, adesso immagina che sia la forza dell’intelligenza che libera Prometeo per costruire una migliore società umana. Ogni tanto bisogna pur sognare. Un bacio.
Paolo