“Le fake news sono sempre esistite ma oggi sono velocissime istantanee, i lettori non hanno modo di difendersi e riflettere. Molte volte c’è addirittura l’indifferenza alla verità. Altro problema grave è la pirateria dei dati personali”. Derrick de Kerckhove , direttore scientifico di TuttiMedia e Media Duemila, ha così aperto ieri Nostalgia di futuro – Premio Giovannini 2018, la manifestazione che si è tenuta lunedì 24 settembre presso l’Aula De Santis dell’Università Federico II di Napoli. L’edizione 2018 del Premio è stata intitolata “Public Mind: la costruzione dell’opinione pubblica nell’era dell’algoritmo” ed ha ospitato esperti del settore dell’informazione e della comunicazione di livello nazionale.
L’Osservatorio TuttiMedia e Media Duemila hanno dato vita allo straordinario progetto per ricostruire una “mente pubblica”. Il titolo della manifestazione è ispirato a Public Mind di Bill Moyers, serie tv che esplora gli Usa degli anni ’90. Nostalgia di futuro ha aperto il Prix Italia Rai, l’evento che da 70 anni riunisce tutti i broadcaster del mondo. Ospite dell’evento anche il sottosegretario per l’Editoria Vito Crimi.
“I dati del Governo sono pubblici e trasparenti – ha detto Crimi – ma non sono dati facilmente accessibili dagli aggregatori o dai sistemi di verifica. Si tratta di documenti scansionati, disponibili in pdf, per cui anche i giornalisti hanno difficoltà nell’approfondirli. Veniamo poi al problema della monetizzazione e del trattamento dei dati, di cui ho discusso diverse volte con Fieg. L’editore del proprio lettore sa poco. Le piattaforme invece sanno molto di loro, anche come sono approdati su di esse. Eppure manca ancora un ‘valore’ dei dati. È arrivato il momento di valorizzare i dati personali. Forse in questo modo anche il cittadino si rende conto di quanto sta cedendo. Quando poi parliamo di algoritmo che può condizionare la vita delle persone si fa riferimento all’algoritmo che c’è nelle piattaforme dei social network. Eppure anche nella formazione della prima pagina di un giornale c’è un algoritmo? Chi possiede l’algoritmo di quel giornale? È nella testa del direttore, della redazione. Si tratta di un sistema creato a tavolino per ‘condizionare’, formare l’opinione pubblica. Ciò vale per la carta stampata come per la televisione.
Il raggiungimento di un obiettivo avviene attraverso delle scelte: un algoritmo è una serie di scelte. Su una prima pagina di un giornale se si sceglie di darne una invece di un’altra si sta facendo una scelta. Una scelta che spesso non è trasparente. A chi oggi chiede che i social network abbiano trasparenza negli algoritmi, e dev’essere così, dico: anche le logiche che sottintendono l’editoria dovrebbero esserle. La formazione dell’opinione pubblica non è più esclusiva dei giornalisti. È un fatto e bisogna prenderne atto e comprendere come prevenire il futuro, inventarlo, non regolarlo o governarlo. Dobbiamo guardare avanti, in prospettiva. Invece di perdere tempo e cercare di regolamentare qualcosa che è già vecchio, cerchiamo di immaginare cosa può succedere tra due anni ad esempio”.
Presenti in aula, tra gli altri, anche Claudio Brachino di VideoNews e Karina Laterza, segretario generale Prix Italia Rai, che si sono confrontati sul tema “La stampa regola ancora l’opinione pubblica oggi?”.
“Gli editori dei giornali si sono in parte ‘suicidati’ – ha affermato Laterza – mettendo gratuitamente su internet, un mondo che si è rivelato senza regole, dei contenuti che comunque venivano realizzati da una redazione cartacea. Tutto quello che abbiamo come informazione sul web è parte di un lavoro giornalistico alla base. Gli aggregatori di notizie utilizzano news che all’origine sono fatte da una redazione. Non si può fare giornalismo senza una redazione di base. Sul tema dell’editoria e dell’algoritmo: le scelte editoriali sono dichiarate, l’algoritmo meno. Non si capisce perché su internet una persona non sia nessuno. Se si agisce bisogna essere qualcuno, magari con una carta d’identità”.
“Siamo continuamente connessi ad una dimensione segnica che ci fornisce un grande flusso di comunicazione. – ha commentato Brachino – Parlo di comunicazione e non di informazione perché senza una mediazione l’uomo non è in grado di distinguerle. Siamo in una fase molto complessa della società occidentale. In un periodo di ‘democrazia fai da te’ anche il ruolo del giornalista è differente. È diventato meno necessario secondo alcuni. Oggi sopravvivono i siti dei grandi giornali: un mediatore è necessario, ha una responsabilità etica, ha una deontologia, può fare il fact-checking. Gli strumenti per il controllo delle fonti esistono anche se è la cosa che spaventa di più i politici. Quel professionista rimane fondamentale”.
Al dibattito hanno preso parte Ottavio Lucarelli, presidente Odg Campania, secondo cui “l’Ordine non è una casta e che spetta ai giornalisti combattere le fake news”, e Antonio Scuotto di Federmanager Napoli, che ha detto: “Il mondo del management non è rimasto in attesa di provvedimenti dall’alto. Il trait d’union con il giornalismo è certamente positivo”. Franco Siddi, presidente di Otm, ha sottolineato come “il giornalismo può ripartire dall’opinione pubblica: c’è sempre bisogno di giornalisti e di informazione”.
Proiettato in aula il documentario “Roma, Napoli, Venezia… in un crescendo rossiniano” diretto da Lina Wertmüller. Si tratta di un documentario in tecnologia Super Hd 4k sulle bellezze artistiche e culturali di tre grandi città d’arte italiane prodotto dalla Direzione Qualità e Pianificazione Rai in collaborazione con Eutelsat. Il documentario è incentrato sul celebre musicista Gioacchino Rossini che, attraversando in carrozza e in gondola tre grandi città – Roma, Napoli e Venezia – svela come la Cultura e la Musica del passato siano sempre vive e risonanti nel presente. Nelle vesti di attore protagonista, il cantante e compositore Elio, accompagnato da Giuliana De Sio nei panni della moglie, Isabella Colbran.
“Il giornalismo garantisca la qualità e sia libero nel rispetto delle regole. – ha poi detto Carlo Verna, giornalista Rai – Il giornalismo deve restare il sale della democrazia: discutiamo su come attrezzare la professione alla sfida dell’innovazione, non a come abolire l’ordine”.
“Osservare i cambiamenti mi permette di capire. – ha detto Massimo De Felice dell’Università San Paolo – Le nuove generazioni non guardano la tv, o meglio vogliono le serie, vogliono i format. Non è un problema dell’Ordine dei Giornalisti: le società cambiano rapidamente. Con i big data le informazioni non sono più fatte solo dagli esseri umani. Non siamo più gli unici esseri ‘intelligenti’ sul pianeta”.
“Siamo usciti dall’antropocentrismo. – ha affermato Carlo Bordoni, sociologo del Corriere – Cosa può diventare l’uomo dopo la tecnologia? Il sapere sta cambiando: pensiamo alla scuola, che è in grande crisi. È cambiata la concezione del sapere, la trasmissione della conoscenza. Ora si trasmettono competenze. Siamo in una fase di passaggio a una società nuova: i docenti non sanno cosa trasmettere, ciò che conosciamo in futuro potrebbe non servire. Allora dimentichiamo per poi imparare. È nuovo rinascimento”.
“Le parole sono importanti. – ha detto Antonio Pescapè di Digita Academy – Non dobbiamo confondere il dato con l’informazione. La tecnologia è un tema essenziale: abbiamo bisogno di chi produce dati e algoritmi. In Italia siamo ingessati: serve un forte cambio generazionale, anche a scuola”.
“Oggi c’è una grande domanda di credibilità. – ha spiegato Raffaele Lorusso di Fnsi – Facebook e Google si sono posti il problema di proporre notizie credibili. La loro raccolta pubblicitaria è enorme. La Rete non si fa misurare dall’Agcom ma Google raccoglie 1 miliardo e mezzo di euro, gran parte dall’informazione”.
“È necessità di tutti riconoscere – ha detto Fabrizio Carotti, direttore generale della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) – che la tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale un prerequisito per la salvaguardia di un settore delicato ed importante. I dati sono sotto gli occhi di tutti: per l’editoria e la carta stampata l’ultimo decennio è stato di forte crisi. Alcune menti illuminate come Giovanni Giovannini avevano cercato di costituire argini come l’Osservatorio TuttiMedia. Gli strumenti del diritto possono aiutarci in tal senso”.
In conclusione con Valeria Fascione, Assessore Innovazione, Startup e Internazionalizzazione della Regione Campania Maria Pia Rossignaud (TuttiMedia/Media Duemila), Daniela D’Aloisi (FUB), Giovanna Maggioni (UPA), Marina Ceravolo (Rai Pubblicità), Maria Eleanora Lucchin (Mediaset) è stata lanciata la sezione Donna è innovazione per il 2019. Hanno aderito all’iniziativa anche Claudia Cattani (RSI); Tiziana Catarci (Sapienza); Gina Nieri (Mediaset) e Mirta Michilli (Fondazione Mondo Digitale).
Ecco i vincitori dei Premi 2018. Premio Innovazione 2018 / Sezione Aziende HODA – Holistic Data Activation; Premio Innovazione 2018 / Sezione Mind Sharing (divulgazione) – MSD Italia; Premio Innovazione 2018 /Sezione Editoria – Andrea Riffeser Monti (Presidente Fieg); Premio Innovazione 2018 / Sezione Editoria /Buone Notizie – RCS MediaGroup; Premio Innovazione 2018 / Sezione Editoria – Robinson / Gedi Gruppo Editoriale; Premio Innovazione 2018 / Sezione Mind Sharing – DIGITA Academy; Premio Innovazione 2018 / Sezione Startup – C1P8 S.r.l. (Nanomateriali); Premio Innovazione 2018 /Sezione Startup – Prizeme; Premio Innovazione 2018 / Sezione Startup – Augmented Awareness through Augmented.