Letteralmente significa “risposta veloce”, secondo Wikipedia. Ha le dimensioni di un francobollo e consente di collegare la carta al Web. Fa la sua comparsa in Giappone nel 1994 in ambito industriale; la sua funzione originaria era quella di tracciare i pezzi della casa automobilistica Toyota. Questo codice a barre bidimensionale a matrice è stato importato in Italia in tempi recenti. Il primo esperimento è de La Gazzetta dello Sport che nel 2006 lo ha inserito nelle sue pagine, con scarso successo. Le dimensioni eccessivamente ridotte ne impedivano l’utilizzo.

L’idea, tuttavia, non è naufragata. Giornali e riviste ne hanno progressivamente fatto uso. Nel 2008 Media Duemila lo ribattezza “nota elettronica” riprendendo il progetto del sociologo Derrick de Kerckhove “universal margin”: un margine elettronico da apporre nei libri tradizionali per implementarne il contenuto cartaceo.

Durante il corso di “Giornalismo e divulgazione scientifica” della professoressa Maria Pia Rossignaud e del professor Federico Di Trocchio presso la Sapienza abbiamo svolto un’analisi su alcuni quotidiani e sul settimanale L’Espresso. L’obiettivo è stato verificare utilità e vantaggi del QR code.

Abbiamo preso in esame tre casi: pubblicità, cronaca estera e cronaca nazionale.

Per quanto riguarda l’ambito pubblicitario, i casi analizzati non hanno fornito le informazioni aggiuntive che ci saremmo aspettati da un supporto multimediale. L’home page presenta soltanto pochi elementi riguardanti il prodotto o, a ogni modo, relativi alla possibilità di ricevere informazioni attraverso l’invio di e-mail.

Sempre in campo pubblicitario, abbiamo verificato che il QR code rimandava direttamente a un messaggio promozionale televisivo.

Nel secondo caso, l’oggetto di ricerca è stato un articolo de L’Espresso inerente le alluvioni in Pakistan. Si tratta semplicemente di un montaggio audio-video, che riprende in gran parte le immagini già presenti nella rivista. Ancora una volta le aspettative sono state disattese.

Considerando infine la cronaca nazionale, nell’articolo de La Repubblica riguardante il tema dei suicidi nelle carceri, il QR code rinvia a una videointervista, già presente su Repubblica Tv.

In quest’ultimo caso, l’approfondimento si è rivelato interessante per l’incremento informativo sul tema in questione. Tuttavia, manca un elemento a nostro avviso importante, come la didascalia indicante la pagina a cui rimandava il codice.

Un limite attualmente vincolante sembra quello dei tempi di caricamento. In contesti di mobilità, non sempre si dispone di una connessione veloce. Pertanto, risulta non efficace utilizzare una tecnologia del genere. Tanto più che non tutti sono in possesso del dispositivo adatto per la lettura.

Alla luce dell’analisi condotta, l’utilità e l’usabilità del QR code sono ancora in fase embrionale.

In  conclusione, pensiamo che il codice presenti degli aspetti potenzialmente positivi e che allo stato attuale non siano emersi del tutto.

 

Gabriele Farina

Marta Casini

Antonella Aulicino

Carlo Loddo

Marta Lega

Fabrizio De Angelis Puglisi

Livia Serlupi Crescenzi

Alessandra Dinatolo

Sara Tersigni

Maria Adamo

Francesca Gugliotta

Francesca D’Agrosa

Monia Sebastiani

Maria Flavia Carta

studenti del corso di “Giornalismo e divulgazione scientifica

facoltà di Scienze della Comunicazione “Sapienza” Università di Roma 

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