di LUCA PROTETTI –
Sulla strada dell’integrazione tra il mondo cartaceo e quello digitale la casa editrice statunitense Simon & Schuster comincerà, dal prossimo autunno, a stampare sulla quarta di copertina delle proprie pubblicazioni i QR Code. Una volta scansionato con il proprio smartphone, il codice invierà il consumatore alla pagina mobile dell’autore, sul sito della casa editrice. Lì sarà possibile scorrere l’elenco delle pubblicazioni dell’autore, vedere una video intervista, quando disponibile, e soprattutto iscriversi ad una della newsletter. L’intento, come ha ammesso la vice presidente della casa editrice Ellie Hirschhorn, è infatti quello di creare un rapporto diretto con il cliente e sfruttare la distribuzione dei libri cartacei per costruire un database ed implementare il numero di accessi sul sito.
Un’operazione di marketing a basso costo per un’azienda che ha il 26% delle vendite in digitale. Un altro beneficio è rappresentato dal fatto che la casa editrice potrà tracciare il numero delle scansioni per ogni titolo e avere così l’idea dell’interesse suscitato da ogni pubblicazione.
L’iniziativa si presenta sicuramente come un nuovo modo di utilizzo dei QR Code che sul marcato statunitense ed europeo non sembrano però aver fatto breccia, contrariamente invece a quello asiatico (Giappone e Corea in testa) e australiano dove l’uso dei codici a barre bidimensionali è maggiormente sviluppato.
Secondo uno studio condotto da ComScore nel mese di giungo, negli Stati Uniti, circa 14 milioni di persone hanno puntato il cellulare su un QR Code: circa il 4,5% della popolazione americana e il 6,5% dei possessori di un dispositivo mobile, il doppio della popolazione del Massachusetts. Il 60,5% sono maschi, tra i 18 e 34 anni (53,4%). Giornali e riviste sono invece i principali veicoli per la scansione dei codici (49,4%), seguiti dai prodotti packaging (34,3%). Lo scorso anno i QR Code erano presenti sull’8,4% delle pubblicità dei magazine statunitensi, chiudendo il 2011 con un +3,6% (Bloomberg Businessweek).
Resta da capire come risponderanno gli utenti e quanta voglia avranno di scaricare le applicazioni per leggere i codici. Certamente se l’operazione – a basso costo e senza rischi – dovesse avere successo, non sarà difficile vedere qualche altro editore ripetere l’esperimento.
Luca Protettì
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