Quale è il ruolo degli algoritmi nella crisi epistemologica del nostro tempo?
Questa è la domanda che l’Osservatorio TuttiMedia ha scelto per il primo incontro 2022 nella sede dell’Innovation Center Intesa Sanpaolo di Torino. Eravamo sospesi fra le due città, la vecchia perfettamente tagliata da strade sincrone e la nuova più caotico puntuativa, per definirla con parole di Carlo Sartori, mio professore di comunicazione di massa al master Luiss in giornalismo.
Con Derrick de Kerckhove (Direttore scientifico Osservatorio TuttiMedia), Maurizio Montagnese (Presidente Innovation Center Intesa Sanpaolo), Franco Siddi (Presidente Osservatorio TuttiMedia), Filippo Vecchio (Head of Communication, Culture and Marketing of Innovation Intesa Sanpaolo Innovation Center), Laura Li Puma (Responsabile dell’AI LAB di Intesa Sanpaolo Innovation Center), Pierguido Iezzi (CEO e fondatore di Swascan), abbiamo provato a capire quanto e come le parole potessero sostenere e/o addirittura spingere il processo innovativo inarrestabile del nostro tempo. “Esaltare e demonizzare la tecnologia sono entrambi atteggiamenti comunque sbagliati perché ciò non fa che enfatizzarne il potere. E’ giusto invece mettere al centro di tutto questo l’umanità e le innumerevoli scelte che deve fare quando si confronta con le nuove tecnologie – sosteneva Giovanni Giovannini nel 1996 quando ha fondato il nostro Osservatorio TuttiMedia”. Allora erano le parole che enfatizzavano o demonizzavano il processo evolutivo dovuto alla trasformazione digitale. Oggi secondo Derrick de Kerckhove, guru indiscusso dell’era moderna, l’algoritmo sta togliendo questo potere alle parole.
Dal senso all’algoritmo è una via obbligata nella società che passa ad una nuova abbagliante era. Le crisi gemelle del significato e del valore sottolineano la fragilità del tempo presente. I negazionisti del cambiamento climatico, i no vax e le fantasie sul deep state sono segni che il terreno del linguaggio come legame sociale si sta indebolendo. La speranza è che questo sia solo un periodo di transizione dal quale emerga una nuova coerenza e coesione sociale per superare lo scollamento tra due diversi ordini di realtà, quello dell’alfabetizzazione e quello della trasformazione digitale.
Il ciclo di conferenze di quest’anno si apre così, con questa riflessione per raccogliere i segnali deboli di un futuro incerto che ripeteva Arrigo Levi: “Non è più quello che era”. Capire cosa ci sta succedendo in un mondo travolto dalla pandemia che sognava una nuova alba che invece, appena arrivata, si è oscurata con il fumo dei cannoni, ha stordito un po’ tutti perché dall’immersione totale nel nuovo mondo, fatto di smart working, DAD, call e ubiquità siamo stati scaraventati nuovamente nel secolo precedente dove carri armati e fucili facevano la differenza.
Gli uomini del mondo si ritrovano attori di una science fiction che li porta avanti e indietro nel tempo. Ecco perché l’angolazione scelta per l’analisi sul cambiamento che produce la crisi epistemologica ha come protagonisti, da una parte la parola, il racconto, il senso, la rappresentazione del mondo, e dall’altra l’algoritmo.