Dove andiamo? Ci sono concetti e parole che usiamo correntemente senza precisione, solo per enfatizzare o sminuire fatti e persone. Per esempio: ‘grande’ e ‘piccolo’. Sono attributi molto molto relativi, estesi a fisarmonica secondo le intenzioni di giudizio. Ma in queste dimensioni sta il nostro futuro scientifico più ambizioso. I trend dell’innovazione sono già avviati verso l’estremamente grande, la ricerca interstellare e l’esplorazione spaziale, e verso l’estremamente piccolo, fisica quantistica e biologia neurale. Due direzioni di percorso da non disattendere per trovare soluzioni globali, in una mappa a ventaglio di sviluppi tecnologici possibili.
262 – QUANTA ENERGIA
Una stima teorica, abbastanza verosimile nonostante l’aggregazione di dati non sempre omogenei, indica che la produzione di energia annuale consumata dalla popolazione terrestre e dalle sue attività economiche e sociali nel 2020 è stata equivalente a circa 550 Exa Joule. (Semplificando: 1 Joule è l’energia per sollevare di un metro un peso di 100 grammi; 1 Exa Joule = 1 Joule x 1018). Senza pensare troppo alle dimensioni complessive, la stima prevede questa ripartizione delle fonti: 31,2% petrolio, 27,2% carbone, 24,7% gas naturale, 6,9% idroelettricità, 4,3% nucleare, 2,5% eolico, 1,4% solare, 1,1% geotermia e biomasse, 0,7% agrocarburanti. E’ evidente il peso molto marginale delle energie rinnovabili. Grossomodo il consumo è articolato al 29% per l’industria, 29% per i trasporti, 21% per il residenziale, 8% per il terziario, 2% per agricoltura e pesca, 9% per altri usi. Gli aumenti in questi anni sono stati particolarmente rapidi nei Paesi emergenti. Per quanto riguarda l’anidride carbonica (CO2) le emissioni sono al 44% prodotte dal carbone, 33,7% dal petrolio, 21,6% dal gas naturale; e sono causate al 37% dall’industria, al 25% dai trasporti, al 16% dal residenziale e al 10% dal terziario.
263 – VOLENTI O NOLENTI
Anche se i risultati concreti sembrano scarsi, a Roma (G20) e a Glasgow (COP26) si sono confrontati i governi e le istituzioni di quasi tutto il pianeta. Non è poco, anzi è molto meglio che spararsi cannonate ideologiche e industriali da lontano. E la copertura dei media ha reso partecipi dei problemi e dei rischi del pianeta anche i cittadini più acritici. E’ stato un segnale anche per le grandi industrie, affinché si preparino a modificare la produzione e le proposte di mercato. A breve termine un intervento drastico avrebbe messo sul lastrico e senza energia miliardi di persone. Per la transizione ci vorrà tempo: alcuni governi asseriscono che, per eliminare l’inquinamento, forse i prossimi 50 anni non basteranno. Purtroppo ci saranno presto altri segnali di degenerazione letale che faranno loro cambiare decisione sui tempi di intervento. Volenti o nolenti.
264 – TRANSIZIONE ECOLOGICA DOMESTICA
I cittadini e le unità sociali di base possono fare poco se la transizione non è guidata dai governi. Tuttavia ecco alcuni piccoli suggerimenti che possiamo scarabocchiare sulla lavagnetta della cucina e applicare in casa, in famiglia. 1. Limitare i consumi di energia e di acqua. 2. Limitare gli sprechi alimentari. 3. Limitare l’uso di materiale plastico. 4. Limitare il consumo di carni. 5. Limitare viaggi e trasporti superflui. 6. Evitare le cose e gli acquisti inutili. In ordine più largo occorrono comportamenti etici più significativi: A. Dialogare col prossimo. B. Rispettare la natura. C. Ridurre uso di petrolio, carbone e cemento. D. Sviluppare la ricerca scientifica. I Governi intelligenti penseranno alle soluzioni multilaterali e a risolvere le disuguaglianze sociali, se li stimoliamo. I mass media, i giornalisti e gli influencers seri ci aiuteranno, speriamo.