E’ arrivato Willow, chip quantistico di Google  e l’Onu dichiara il 2025 anno del quantum. Con il mio libro Quantum Ecology, scritto insieme a Stefano Calzati (edito da MIT Press), sono saltato sul presente, due anni fa, quando ho cominciato a scriverlo.

Da direttore scientifico di TuttiMedia osso dire che proponiamo  sempre la frontiera dell’Innovazione. Ma torniamo a  Willow, che secondo il testo diffuso da Hartmut Neven fondatore e Leader di Google Quantum AI può ridurre gli errori in modo esponenziale man mano che si aumenta l’utilizzazione di qubit. Secondo Neven questa è una svolta perché così si risolve una sfida fondamentale nella correzione degli errori quantistici , che dura da quasi 30 anni.
Willow ha eseguito un calcolo di benchmark standard in meno di cinque minuti: a uno dei supercomputer più veloci di oggi sarebbero serviti 1025 anni, ma quello che mi impressiona di più è la sensibilità verso l’esigenze della natura.
Su Nature ho letto che più qubit vengono utilizzati più  si riducono gli errori e più il sistema diventa quantistico.  I ricercatori di Google dicono di aver ottenuto “una riduzione esponenziale del tasso di errore, risultato storico”.

La correzione degli errori quantistici è stata introdotta da Peter Shor nel 1995.  Oggi con Willow ci avviciniamo all’esecuzione di algoritmi pratici e commercialmente rilevanti che non possono essere replicati su computer convenzionali. Ma l’idea  che il calcolo quantistico avvenga in molti universi paralleli, in linea con l’ipotesi che viviamo in un multiverso,  previsione fatta per la prima volta da David Deutsch, mi affascina. Continuo dunque a studiare e capire e questa scoperta mi permette di dire che le mie riflessioni non sono fantascienza, ma vita reale.

Google invita ricercatori, ingegneri e sviluppatori a unirsi  in questo viaggio, dando un’occhiata al software open source e alle risorse didattiche, incluso il nuovo corso sulla piattafroma Coursera, dove gli sviluppatori possono apprendere gli elementi essenziali della correzione degli errori quantistici e aiutare a creare algoritmi in grado di risolvere i problemi del futuro.

Articolo precedenteYouTube la casa della creatività italiana che protegge gli autori con “Content ID”
Articolo successivoGuerre: punto, MO senza pace, Israele pigliatutto; Ucraina verso negoziato
Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".