Quei giornali che non arrivano mai: l’inchiesta di Rsf sui blocchi della distribuzione nel mondo. Il caso di Metropolis in provincia di Napoli

In Nigeria, nel Kashmir indiano e in Pakistan le autorità hanno fatto appello alle forze dell’ordine o ai militari affinché fermassero i camion di distribuzione e sequestrassero le loro spedizioni di giornali. In Congo-Brazzaville e nella Guinea Equatoriale la polizia ha sequestrato intere edizioni e dato fuoco ai chioschi degli edicolanti. In Madagascar un quotidiano che ha annunciato una relazione segreta della first lady con il consigliere del presidente è stata acquistata in modo massiccio, al mattino presto, da rappresentanti del potere.

Sono solo alcuni dei casi contenuti da “Quei giornali che non arrivano mai”, il titolo dell’ultima indagine di Reporters sans frontieres (Rsf) incentrato sugli ostacoli alla distribuzione della stampa “imposti” da istituzioni, oligarchi, gruppi privati o malavitosi. Il rapporto è stato presentato nei giorni scorsi a Berlino nel corso del congresso annuale di Distripress che ha riunito in Germania editori e distributori di stampa da tutto il mondo. Non rientra nei casi studiati da Rsf ma più vicino a noi, a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, qualche anno fa uomini vicini ad un clan camorristico hanno tentato di impedire la vendita del giornale Metropolis a causa di un articolo sulle nozze in carcere di un boss “pentito”.

È stata proprio la notizia della decisione di collaborare con la giustizia ad essere “contestata” dai familiari. Giornali e locandine sono scomparse dalle edicole: era l’ottobre 2011. “Quello di Castellammare è stato un caso molto grave – ha raccontato Raffaele Schettino, direttore di Metropolis – ma sul territorio episodi simili accadono quasi tutti i giorni. Qualche tempo fa quando pubblicavamo notizie sul clan Gionta a Torre Annunziata molti edicolanti non esponevano le locandine. In Comuni più piccoli invece, è successo che un assessore ha comprato tutti i giornali che riportavano la notizia di un’inchiesta giudiziaria a suo carico. Credo siano tutte forme di condizionamento”.

“Tipografi, distributori e venditori di giornali sono collegamenti essenziali nella libertà di stampa. – ha affermato Christophe Deloire, segretario generale di Rsf – Un giornalista non dovrebbe solo essere in grado di indagare e scrivere liberamente. Il prodotto del suo lavoro deve anche essere in grado di raggiungere il suo lettore senza ostacoli. Senza questa condizione, i cittadini non possono accedere a informazioni plurali che sono essenziali per qualsiasi democrazia”.

Il rapporto ha preso in considerazione oltre 90 Paesi: il 41% delle violazioni della distribuzione si verificano al momento della vendita. Oltre il 22% dei casi di violazione della distribuzione gratuita si verifica durante il trasporto di giornali tra la tipografia ed il punto vendita. La censura può essere effettuata in modo radicale e brutale come in Messico dove i venditori di giornali sono direttamente minacciati o addirittura assassinati da “lettori insoddisfatti” del contenuto degli articoli.

Il giornale satirico Charlie Hebdo è stato bandito in molti paesi musulmani dal 2015 mentre il settimanale francese Jeune Afrique non “si trova” più in Algeria. In Egitto se un’indagine disturba “il potere”, l’intero giornale che non viene stampato.

“Le situazioni di monopolio, – hanno concluso da Rsf – o il sequestro degli Stati o di potenti gruppi di stampa sul settore della stampa e più in generale della distribuzione consente loro di controllare la stampa imponendo di fatto le loro leggi e i loro prezzi. Le molteplici interferenze nel circuito di distribuzione hanno sempre lo stesso obiettivo: impedire la lettura di un giornale”.

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Francesco Ferrigno
Giornalista, esperto di comunicazione, copywriter. Laureato in Scienze della Comunicazione e successivamente specializzato in digital journalism e content marketing. Collabora con diversi quotidiani, portali web e agenzie di comunicazione, tra cui Media 2000, Antimafia 2000, iGv Network, Il Mattino.