Sei biografie di grandi, anzi grandissimi uomini, che con il loro contributo hanno influenzato e costruito il pensiero culturale e personale dell’umanità. E non solo: i protagonisti di queste storie pesanti sono i geni della Storia e la loro prole, analizzati con distacco e descritti con leggerezza da Maurizio Quilici nella sua ultima pubblicazione Grandi uomini, piccoli padri (Fazi, 239 pp.).
Il lato privato di Galileo, Rousseau, Manzoni, Tolstoj, Einstein e Charlie Chaplin è studiato attraverso la corrispondenza che questi uomini, noti per le loro opere, avevano con i figli. Mediante l’analisi delle missive e dei documenti storici, si rivela un rapporto genitoriale mancato, distante e freddo.

I tratti misteriosi dell’intimo vissuto dai protogonisti sono, così, scoperti per far emergere uno spaccato di genitorialità che si presenta nei diversi periodi storici.
Nella narrazione delle storie affiora una figura patriarcale connotata dalla freddezza e dal cinismo che, immersa nell’alienante impegno intellettuale, trascura e dimentica figli vittime dell’eccesso di genialità.

L’analisi del rapporto tra questi padri e i loro figli ha dimostrato la palese contradditorietà delle teorie perseguite nella vita pubblica e nelle opere letterarie: la reclusione nei conventi, l’abbandono negli ospizi e la freddezza nei sentimenti dipingono il reale ritratto di coloro che hanno posto le basi per la pedagogia o per la pietas cristiana. Ma non c’è solo la descrizione delle vite di questi uomini, assorbiti nella loro dedizione al lavoro: è anche presente la struggente condizione vissuta dalle loro donne e dai loro figli.

Maurizio Quilici è un autore esperto nelle dinamiche genitoriali e, in particolar modo, in quelle dei padri di famiglia. La sua carriera nell’Istituto di studi sulla paternità, di cui è stato fondatore nel 1988, lo ha introdotto nella valutazione delle dinamiche di cambiamento della figura paterna nei tempi moderni. “Fare il padre”, anziché “essere padre”, è la tangibile risposta che ha sempre cercato di dare durante l’elaborazione dei suoi lavori, come accade anche in questo volume.
La verve giornalistica è propria dello scrittore, nonché giornalista professionista e caporedattore dell’agenzia Ansa. È autore di numerosi articoli e saggi sulla paternità, fra i quali Il padre ombra (Giardini, 1988), per il quale ha ricevuto il premio della Cultura dalla presidenza del Consiglio, Onora il padre e la madre (Bompiani, 2001), Storia della paternità (Fazi, 2010), Manuale del papà separato (Datanews, 2012).

Nel saggio, l’autore ha cercato di rispondere al quesito finale “Meglio un genio o un padre?”, sottolineando quanto sia difficile la convivenza del connubio genitore/lavoratore. Lo ha fatto per tutto il volume, sin dalla introduzione, come quando ha riportato allo stupore dei lettori l’accusa di trascuratezza rivolta al padre dell’India, il Mahatma Gandhi, dal suo primogenito Hariral; o ancora, quando racconta la vicenda della grande educatrice dello scorso secolo, Maria Montessori, che per timore di non potersi dedicare completamente alla sua attività, tenne lontano il figlio fino all’adolescenza, facendosi passare per sua zia. Una storia comune a tutti i geni, che cancella qualsivoglia differenza di genere.

Nell’introduzione, Quilici sottolinea la difficile comprensione del percorso di un genio per “chi genio non è; perché il giudizio […] spetta solo a chi è senza peccato…” Il sinonimo di grande uomo, talvolta, non può riconoscersi nella grande umanità, ma, ultimamente, la rivoluzione paterna mostra le sue teorie non più attraverso l’autorevolezza, ma mediante la comprensione e l’affetto.
Maurizio Quilici, Grandi uomini, piccoli padri,Fazi Editore, novembre 2015, 239 pp., 16.50 €.

 

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Serena Console
Collaboratrice editoriale Radio Bullets; MediaFarm - La cittadella della comunicazione; dailySTORM.