Siddi: “Il Maestro Manzi è la Rai Servizio Pubblico implementato”. Di questioni rilevanti, si è parlato all’incontro della Comunità Radiotelevisiva Italofona, soprattutto in vista del rinnovo della concessione di servizio pubblico e del nuovo contratto di servizio, tanto che anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto inviare il proprio messaggio: “Un lavoro prezioso la riflessione di questa mattina sull’apporto che la produzione di contenuti radiotelevisivi e la loro distribuzione può dare alla conoscenza dei valori di cui è portatrice la civiltà italiana”. L’Italia, dunque, può essere fulcro con la sua lingua e, quindi la cultura e la storia. Sì perché la Comunità Radiotelevisiva Italofona si prefigge proprio il compito di realizzare iniziative e programmi che promuovano la lingua italiana nel mondo attraverso coproduzioni realizzate da Rai, Rtv Slovenia, Ssr Sgr (associazione di televisioni pubbliche svizzere di lingua italiana, tedesca e romanza), Radio Vaticana, San Marino Rtv.
Con questo intento la Cri è nata nel 1985 ritrovandosi ora a proseguire nel suo scopo in un contesto molto diverso, dove le migrazioni offrono alla Cri nuove sfide e nuovi compiti.
Siddi, presidente Osservatorio TuttiMedia, lancia due idee: “Il Maestro Manzi di oggi deve essere la Rai Servizio Pubblico allo scopo di aiutare i nuovi italiani. I migranti, coloro che vengono qui perché scappano dalla guerra o perché trovano un lavoro, un nuovo destino. E questo vuol dire insegnare loro la nostra lingua, le istituzioni, le regole del vivere civile”. Ma non è finita qui. “RaiPlay, che è appena partita colma in pochi mesi un ritardo di 10 anni dal punto di vista della presenza sulla piattaforma della Rai, e sicuramente diventerà qualcosa di più, allargando l’offerta. Penso a corsi di italiano per chi italiano non è, utilizzando in parte quello che già fanno Rai Cultura e Rai Scuola e inserendo lì anche dei servizi, facendo diventare RaiPlay punto di riferimento per la cittadinanza e per chi arriva”.
“In sostanza RaiPlay – continua Siddi – potrebbe anche contenere informazioni utili per dare a chi arriva la chiave di lettura del nostro Paese. La Rai Servizio Pubblico deve essere anche questo: il canale d’introduzione all’Italia per chi accogliamo e io mi auguro che la nuova concessione e il contratto di servizio siano molto chiari sui questo”.
“Noi dobbiamo essere Rai Servizio Pubblico e quindi dedicare più risorse alla promozione della lingua italiana nel mondo. E io oggi assumo l’impegno che questa versione larga di servizio pubblico possa realizzarsi. Certo – afferma Siddi da consigliere Rai – questo sarà difficile se ci trasformano in un ufficio pubblico, come accadrà se resta tale la lista Istat delle pubbliche amministrazioni. E’ vero che anche i privati possono svolgere attività che hanno valore di servizio pubblico, ma il privato ha al centro l’interesse economico o politico e non i cittadini”.
Naturalmente non è macata una battuta sugli stipendi Rai; “Gli stipendi Rai non sono un furto – ribatte Siddi – ma occorre fare in modo che il lavoro venga stipendiato in modo corretto, senza far uscire la Rai fuori dal mercato, il mercato dei cittadini e delle opinioni. Anche in questo il Servizio Pubblico è necessario per l’equilibrio indispensabile nel contesto.”
Siddi, infatti, sottolinea che la Rai svolge compiti importantissimi che le televisioni private potrebbero certamente svolgere, ma ricordiamo che per queste il fine ultimo è il business. Saranno, anche, poco sexy i servizi pubblici, ci si accorge del loro valore quando non ci sono più, come è accaduto in Grecia dove ho visto con i miei occhi la gente davanti alla tv greca il mattino dopo la chiusura perché mancava loro un elemento di identità. Meglio quindi pensarci bene. E magari dare ai programmi titoli in italiano per valorizzare la nostra cultura, cosa che non abbiamo fatto con Politics“.