Nel mondo ci sono 533 giornalisti detenuti, 57 i reporter uccisi. Incidono le situazioni di Ucraina, Russia e Iran
Nel mondo ci sono 533 giornalisti detenuti nel 2022, un record mai registrato prima. Tra di essi Ivan Safronov, uno dei migliori giornalisti investigativi russi, condannato a 22 anni di carcere per aver rivelato “segreti di Stato” già pubblici sul web. E poi Nilufar Hamedi ed Elahe Mohammadi, le giornaliste iraniane che ora rischiano la pena di morte per aver acceso i riflettori sulla morte di Mahsa Amini. La Cina è la più grande prigione di reporter con 110 persone incarcerate. 57 giornalisti che hanno pagato con la vita l’impegno di informare, e più di 6 su 10 sono deceduti in Paesi considerati in pace. È questa la fotografia della situazione degli operatori dell’informazione nel mondo nell’anno che sta per terminare scattata da Reporters sans frontières (Rsf).
“I regimi dittatoriali e autoritari riempiono le carceri imprigionando i giornalisti. – ha detto Cristoforo Deloire, segretario generale di Rsf – Il nuovo record conferma la necessità urgente di resistere a questi poteri spregiudicati e di esercitare la nostra fattiva solidarietà per tutti coloro che promuovono l’ideale di libertà, indipendenza e pluralismo dell’informazione”.
Come già accennato dunque 533 giornalisti sono stati incarcerati per aver esercitato la loro professione al 1 dicembre 2022, ovvero il 13,4% in più rispetto allo scorso anno. Reporter senza frontiere ha inoltre registrato un numero elevato di giornaliste donne incarcerate. Attualmente sono 78 dietro le sbarre, un aumento storico di quasi il 30% rispetto al 2021. Le giornaliste donne rappresentano ora quasi il 15% dei detenuti, rispetto a meno del 7% di cinque anni fa.
La Cina, dove la censura e la sorveglianza hanno raggiunto livelli estremi, rimane la più grande prigione per giornalisti al mondo con 110 giornalisti incarcerati. Tra loro, il giornalista freelance Huang Xueqin che si è occupato di corruzione, inquinamento industriale e molestie alle donne. L’Iran, con 47 detenuti, è diventata la terza prigione al mondo per i giornalisti, appena un mese dopo l’inizio di un vasto movimento di protesta. Tra i primi giornalisti arrestati c’erano due donne, Nilufar Hamedi ed Elahe Mohammadi, che avevano contribuito ad attirare l’attenzione sulla morte del giovane curdo iraniano Mahsa Amini. Ora rischiano la pena di morte.
In aumento anche il numero dei giornalisti uccisi: 57 di loro hanno pagato con la vita l’impegno di informare nel 2022, con un incremento del 18,8% rispetto al 2021. La guerra in Ucraina è una delle cause di questo aumento. Nei primi sei mesi di guerra sono stati uccisi 8 giornalisti. Tra loro, il fotoreporter ucraino Maks Levin, giustiziato a freddo il 13 marzo dai soldati russi e il giornalista del canale francese Bfm Tv Frédéric Leclerc-Imhoff ucciso da schegge mentre copriva un’operazione di evacuazione di civili.
Al di là del conflitto, più di 6 giornalisti su 10 hanno perso la vita in Paesi considerati in pace nel 2022. Il solo Messico registra 11 giornalisti uccisi, quasi il 20% del numero totale di giornalisti uccisi quest’anno. Questi numeri, insieme a quelli di Haiti (6 morti) e Brasile (3 morti) contribuiscono a fare dell’America la regione più pericolosa per i giornalisti: quasi la metà dei giornalisti uccisi quest’anno (47,4%) sono stati in questa parte del mondo.
Altre cifre chiave di questo Rapporto 2022: almeno 65 giornalisti e collaboratori dei media sono attualmente tenuti in ostaggio in tutto il mondo. Tra loro, il francese Olivier Dubois, da oltre 20 mesi nelle mani del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Jnim), gruppo affiliato ad Al-Qaeda in Mali, e l’americano Austin Tice, rapito in Siria per quasi 10 anni ormai. Infine, nel 2022 sono scomparsi anche due nuovi giornalisti, portando a 49 il numero dei giornalisti attualmente dispersi.
Dal 1995, Reporters sans frontières redige un rapporto annuale sugli abusi commessi contro i giornalisti, sulla base di dati precisi compilati tra il 1 gennaio e il 1 dicembre dell’anno di pubblicazione. Il conteggio totale del bilancio 2022 comprende giornalisti professionisti e non professionisti, nonché collaboratori dei media. Rsf procede a una meticolosa raccolta di informazioni che consentono di affermare con certezza, o almeno con fortissima presunzione, che la detenzione, il sequestro, la scomparsa o la morte di un giornalista è una diretta conseguenza dell’esercizio della sua professione.