Presentato il report “L’intelligenza artificiale nella professione giornalistica”.
La ricerca, frutto della collaborazione tra l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e l’Università LUMSA, ha esplorato la complessa relazione tra le tecnologie di IA e la professione giornalistica, concentrando l’attenzione su una molteplicità di aspetti che impattano, da un lato, sul lavoro dei singoli professionisti e, dall’altro, sulle routine produttive delle redazioni.
I risultati dello studio, patrocinato dalla Fondazione Roma
Nessuna diffidenza, ma consapevolezza che è una partita strategica per la professione: otto giornalisti italiani su dieci concordano sulla necessità di regolamentare l’uso dell’Intelligenza artificiale generativa e di garantire trasparenza, segnalando quando viene impiegata. Tuttavia, rimane forte l’idea che il giornalismo debba mantenere il suo carattere investigativo e critico: l’82% ritiene che il “vero” giornalista debba basarsi su ricerche sul campo e verifica critica delle fonti.
È uno degli spunti più interessanti che emergono dalla ricerca frutto della collaborazione tra l’Ordine nazionale dei giornalisti e l’Università LUMSA, che ha avuto l’obiettivo di valutare tre ambiti generali, oltre il profilo socio-demografico: il livello di familiarità e di utilizzo delle tecnologie di IA da parte dei giornalisti italiani, i loro atteggiamenti, i benefici e i rischi che associano all’adozione dell’IA e le attese in termini di formazione professionale.
Distribuito tra novembre 2024 e gennaio 2025, il questionario ha raggiunto 972 tra professionisti e pubblicisti,principalmente tra i 43 e i 58 annicon una lieve predominanza maschile.
Conoscenza e utilizzo degli strumenti di IA
In termini generali, il campione manifesta una conoscenza degli strumenti di IA non molto elevata. L’unico ambito con una discreta diffusione è la traduzione automatica, probabilmente per la sua utilità immediata in contesti sempre più globali.
Anche per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie IA, emerge un ridotto se non addirittura quasi nullo impiego di tali strumenti da parte del campione. La maggior parte dei giornalisti non ha mai/raramente utilizzato strumenti di IA e tra le applicazioni più utilizzate vi sono oltre alla traduzione automatica, quelle per la generazione di immagini; poco adottati gli strumenti di IA per la gestione dei social media e per la realizzazione di video, musiche, jingle e fact-checking, nonostante la crescente disponibilità degli stessi.
Atteggiamento verso IA
I dati evidenziano un atteggiamento ambivalente dei giornalisti nei confronti dell’IA. Ne viene certamente riconosciuta la capacità di migliorare l’efficienza, soprattutto nella riduzione dei tempi di produzione di contenuti (63,3%) e nella raccolta delle informazioni (60,8%).Ma solo 1 giornalista su 5 crede che la verifica delle fonti possa essere migliorata dagli strumenti di IA.Emergono infatti importanti timori legati agli effetti dell’utilizzo di tali strumenti nella professione. La preoccupazione maggiore, espressa dalla metà degli intervistati (50,2%), è relativa alla produzione di contenuti di bassa qualit, ma non mancano quote importanti di giornalisti che esprimono preoccupazione rispetto ai potenziali effetti negativi sulle redazioni, come l’aumento del divario generazionale interno e l’aumento delle fake news.
Le regioni più rappresentate sono Lazio, Lombardia e Toscana, con una distribuzione maggiore nelle città con grandi centri editoriali, come Roma e Milano.
Il 63,3% del campione è giornalista pubblicista, mentre il 36,7% è professionista ed oltre la metà dei rispondenti ha più di 20 anni di esperienza professionale. Collocati prevalentemente in redazioni di piccole dimensioni (1-10 giornalisti, 70,8%) gli intervistati lavorano per lo più (57%) con contratti atipici e, nello specifico, il 25.3% dei rispondenti lavora in un giornale nativo digitale, mentre il 22.5% in imprese o uffici stampa e il 15.5% in un quotidiano tradizionale.
Bisogni formativi di IA
L’indagine evidenzia un forte interesse da parte dei giornalisti per la formazione sull’uso dell’IA, con il 70% dei rispondenti che si dichiara totalmente o molto interessato a partecipare a corsi dedicati e un altro 20% moderatamente interessato. Per quanto riguarda i contenuti della formazione, il 30,2% indica come prima richiesta, la necessità di un corso introduttivo sull’IA, segnalando la presenza di lacune conoscitive che richiedono una preparazione di base, seguita dalla richiesta di un corso sugli “strumenti di IA per la raccolta e l’analisi dei dati (28,7%)”. Tra le altre tematiche di interesse, emergono in termini generali anche delle richieste di formazione su “Verifica & fact-checking automatizzati” (15,7%), ed“Etica e implicazioni dell’IA nel giornalismo” (14,7%).